Il giorno dopo la gitarella meneghina, tutto mi sembrava ancora più piccolo. Piccole clienti, piccola titolare, che piccola era sul serio, ma ora l'avrei messa in tasca, per non sentirla starnazzare, e piccola città.
Forse mi succedeva come può succedere in un amore al capolinea, reggi reggi fino a quando l'incontro “decisivo”, ti cambia la prospettiva. Allora tutto ciò che ti irritava già, ma al quale avevi abbassato il volume fino a renderlo un film muto, diventa assordante e insostenibile!
Gli occhiali con cui guardavo la mia vita a Genova, erano bruscamente volati via dai miei occhi, e tirandoli su da terra, mi resi conto che, se avessi potuto invertire le lenti, avrei preferito. E' decisamente più bello vedere oltre il proprio naso, vedere tutto più grande. Sai, per esempio, che comodità con certi amanti “modesti”?
Ma davvero la possibilità di realizzarsi potrebbe dipendere proprio da questo? Come potevo, infatti pensare di riuscire a sfruttare un potenziale visibile al microscopio? Nessuno sarebbe mai venuto ad “ingrandirmi”, dovevo farlo da solo.
Fino a quel tempo “farsi piccoli” mi era servito ad adattarmi agli imbuti comportamentali a cui mi ero reso soggetto. Diventa questo, ora sì che stai diventando quello,se camminassi senza dondolare allora si che, e quant'altro ripetuto migliaia di volte al giorno, mi avevano convinto a “sparire” in modo da essere meno visto possibile. La lotta tra i mediocri e i migliori era in atto da sempre nel mondo, e nel mio, io l'avevo apparentemente persa.
Ma ormai, essere fuori di casa, e “potenzialmente libero, non bastava, e fare delle scoperte, per quanto sensazionali, neppure, perché io in realtà il mondo lo guardavo dal basso comunque e quindi minime cose mi parevano enormi. Neanche Z la formica era disposta ad accontentarsi di essere solo una formichina laboriosa, e io quel cartone animato l'avevo visto!
Le domeniche pomeriggio, erano meno suine,ora che il mio fidanzato mi guardava come si guarda una tela. Ma lui non era Caravaggio e la mia testa lucida, non era molto Sistina. Mi affrescava comunque, secondo l'ultima lezione alla scuola di trucco. Via libera a ceroni, correttori, e plastiline, dopodiché per struccarmi avrei dovuto chiamare gli spurghi od usare un idrante! Capirete che la mia faccia violacea, a fine lavori, mi rendeva di settimana in settimana, sempre più simile a Bette Davis negli ultimi anni della sua vita, e questo per noi gay era perfetto a livello iconografico.
Ma l'amore è anche sacrificio, anche se, sul braccio questa frase se la tatuano sempre gli stessi, e cioè quelli che hanno sul naso, gli occhiali che” li” rimpiccioliscono!
Un vero gay milanese, come avrebbe affrontato la questione “marito/moglio”? Voglio dire, ce l'avevano anche loro la fissa della “normalità”, o essendo così favolosamente tanti, non se la sognavano nemmeno? Il mio sospetto era che la coppia, in condizioni di svantaggio, fosse un operazione matematica, tipo due è meglio che uno, ma se uno è centomila, allora due non è un po pochino? La matematica dell'amore, come quella dei numeri, mi distruggeva la mente e di fatto non mi aiutava a conoscermi meglio, anzi insinuava in me dei dubbi.
Nel frattempo, l'odore di minestrone tagliato grosso, mi convinceva che aspettare di avere una Mastercard per tutto il resto, era meglio.
Quella sera tornando a casa, la solita telefonata a casa, con il solito dialogo, con il solito genitore.
“ciao, come va?”Io
“come vuoi che vada, hai mangiato?” Lei
“si, si, e tu?” lanciando gli abiti e aggiungendo una busta alla mensola della posta inevasa.
“mi sono fatta, le lumache della bofrost(nota marca di congelati), sono buoni quei prodotti lì” col respiro corto di chi si è già stufato
“ah beh! Almeno non ti stanchi a cucinare” (mai fatto) con lo spazzolino tra i denti e la guancia
“oggi sono stato da Claudio, si stava bene in campagna...sussurro tanto per provarci.
“Vabbè, vai a dormire che domani lavori”...”notte ma”
Click! Spengo la luce, e mi sdraio, il peso delle coperte del mio ridicolo letto singolo, sembra un macigno sul cuore, ....sarà la lana scadente!
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