mercoledì 22 settembre 2010

"Rosaria contro S.Rita" ge-mi storia banale di un gay speciale cap 17






Questo era il nome dell'unica bambola che ho posseduto, una bambola di pezza, che una aspirante fidanzata di mio fratello mi aveva regalato in cambio di una sua fotografia. Per fortuna, potei tenerla anche perché ero già abbastanza grande. Dopo la telefonata della moglie dell'amico gay di mio fratello, era venuto fuori un bel botto, nell'ambito delle “amicizie familiari”. Quella furbona della mamma, aveva creduto che frequentando un ristretto gruppo di famiglie, in cui “quelle certe cose” non erano ammesse, avrebbe potuto limitare o inibire il mio gene gay, ma non aveva fatto i conti con la parabola biblica dei lupi in manto di agnelli. Eppure la leggeva spesso la bibbia.

Forse più realisticamente non aveva fatto i conti con la legge dell'attrazione, che governa ogni cosa, e che dice che, ciò che ci accade è frutto di un prolungato pensiero, abbinato ad un emozione dominante che “attira dall'Universo tutto ciò che si trova sulla stessa frequenza, materializzando quindi cose persone e fatti reali.

Se questo principio sia vero o no, non saprei, ma io ai maschi ci pensavo un bel po' e lei lo sapeva e pensava con orrore alla stessa evenienza. Risultato, io i maschi li attiravo anche se sposati, e lei aveva l'orrore su cui si era tanto concentrata. Eliminando il dramma, che deriva dalla sorpresa, ed essendo coscienti dei propri pensieri, avremo potuto essere felici entrambi, io come uomo gay, lei come martire! Del resto, mia madre era devota di S. Rita, una donna che fu obbligata a sposare un crudele guerriero e che ebbe due figli dediti al peccato. Ma la Rita(non ancora santa) era una che pregava, e dai che ti ridai, Dio l'accontentò. Se avesse ricordato che chiedeva di salvare i suoi figli dal peccato, (concentrandosi su quello) e di essere libera dal marito per servire dio,(il quale non aveva pretese fisiche su di lei)tutti i santi giorni, non si sarebbe sorpresa che i figli fossero morti entrambi, e che il marito fosse caduto in battaglia! Invece di ringraziare il cielo per la grazia concessa, e spassarsela un po', quella gina della Rita si chiuse in convento a coltivare le rose di maggio! La fanno santa, perché quelli che l'avrebbero fatta nera, erano già morti!

Invece, la Maria Luisa, non era felice per niente che la notizia della mia peccaminosa favolosità e della sua santità imminente si fosse sparsa e per limitare le perdite mi aveva proibito di uscire da solo!

Così passavo il pomeriggio con lei da mia nonna, e le sere fissavo “rosaria” che avevo seduto sulla mensola sopra la scrivania. Mi guardava con la sua faccia di pezza a forma di fagiolo e il corpo molle pieno di sabbia. La circolazione di rosaria, non era un granché, aveva le mani e i piedi gonfi, i capelli blu di lana legati a trecce, e io mi dicevo “sei una bambola di pezza, ma non è detto che tutti debbano saperlo! Forse riesco a farti vivere come una Barbie.”

Mia madre nel mettermi in castigo si castigava da sola, perchè se io non potevo stare da solo doveva stare con me, quindi adottai la strategia del “carcerato recuperabile”, che consisteva nel:

  1. Mostrare segni di contrizione (andare in cucina sedersi con lei ma non vicino e non dire una parola. Augurare la buonanotte senza avere risposta x due giorni!

  2. Dopo il secondo giorno, farsi vedere a fare qualcosa di carino, come disegnare, o leggere.

  3. Chiedere di poter fare “qualcosa” di utile

A quel punto, scattò, la proposta di attività rieducativa, le chiesi se mi aiutava a cambiare le trecce di Rosaria. Nella norma, avrebbe dovuto rifiutare, ma io sapevo che da piccola non aveva giocato un granché, e che con la moina giusta, mi avrebbe assecondato per transfert infantile. Nel giro di due giorni sfornammo un guardaroba per Rosaria da diva di Hollywood, e addirittura io trovavo i vestitini finiti già sulla bambola. Mi fece persino un bolerino di persiano (lana finto astrakan) con una rosellina sul bavero, che sarà stato alto quattro dita. Un capolavoro!

Secondo me, si era rotta le balle di rimuginare sulla vergogna, e la “detenzione” pesava anche a lei, quindi si lanciò in questa attività con me già grande, con la gioia della bambina che non era mai stata. Passammo momenti di grande intimità, io e lei, ma non durò molto però, me la fece buttare perché le raccontai che nella camera della ragazza che me l'aveva regalata, c'era un limone pieno di spilli. Lei collegò la bruttezza della ragazza e le chiacchiere di zona, e decretò che la bambola era oggetto di magico rituale.

Credo che pensasse che in quanto a sfiga, avessimo già il massimo della vita, e così Rosaria finì nella spazzatura e con lei tutto il suo guardaroba.

Pazienza, almeno lei, aveva avuto una svolta glamour, da bambola di pezza, a supermodel anche se solo per poco! Io ripresi a scrivere ai fermoposta...in attesa della mia di svolta!

La detenzione e il programma di “recupero” erano miseramente falliti ma io non avevo nessuna intenzione di fare felice né santa Rita, né la Maria Luisa.

Il pensiero di vivere a Milano, occupava ormai completamente i pensieri miei, e di Claudio. Lui era convinto di poter trovare un lavoro nell'ambiente dei truccatori, ed io come parrucchiere, potevo fare il mio lavoro dovunque.

Una delle passioni con cui Claudio aveva cercato di “sfondare” era il ballo liscio da sala. Aveva fatto numerose gare, ed era richiestissimo dalle dame presenti alle sagre paesane della Liguria.

Potevo io come compagno di un ballerino non imparare? Ma certo che no! Quindi all'inizio cominciò ad insegnarmi i passi in camera sua, ma potevano due maschi ballare insieme? Al contrario delle donne che lo fanno da sempre, no! Ma nella sua stanza le parrucche sulle mensole non si formalizzavano, e allora mi “sacrificai” ed imparai i passi della dama! Dopo qualche tempo, ci trasferimmo in soggiorno, perchè la zia Tina diventava matta a sentire la musica suonare. Seduta sulla sua panchetta ondeggiava col suo culone morbido mentre io e Claudio giravamo un valzer od una mazurca. Che magia lasciarsi portare da quel nanetto garbato che per me era meglio di Julio Iglesias, seguire i suoi passi offrendogli i miei, in un tutto armonico. La Tina e sua cognata a volte si commuovevano, forse, in quella scena così semplice, ritrovavano i ricordi di un romanticismo antico, o di un amore mai assaporato, ed erano capaci di essere felici per noi.

La pratica però a Genova, si limitava a quelle stanze, in quanto come già detto, in nessuno dei “dancing” avremo potuto farlo pubblicamente, o almeno così credevamo.

Claudio, aveva sentito parlare di un locale gay a Milano dove gli uomini, ballavano il liscio in una sala con tanto di orchestra dal vivo, e nell'altra pista si ballava disco. Nuova Idea si chiamava il locale, e mi promise che una volta mi ci avrebbe portato! Era proprio un idea nuova, e come al solito non era venuta ad un genovese! Da noi c'erno i “dancing” o le balere, nei primi, si ballava di sera e le donne ci andavano con i fuseaux e la maglietta di paillettes ”stampate”, nelle seconde ci si andava d'estate a digerire la salamella o il fritto misto.

La Nuova Idea aveva all'entrata come un Red Carpet che si percorreva al coperto prima di accedere al guardaroba, dove una biondona sfatta e cotonata ti prendeva le giacche sporcandole con la cenere delle sue sigarette sempre accese. Girandosi si pagava l'ingresso e si riceveva un biglietto verde che era la consumazione compresa nel prezzo, ad un altra donna mora e sfatta con la sigaretta accesa.

Io ero emozionato come la Canalis al Kodak Theatre e Claudio con la sua camicia bianca e il pantalone nero con le pence e gli stivaletti....sembrava D'Artagnan!

Ci saranno state almeno un centinaio di coppie uomo-uomo , e donna-donna che ballavano felici. L'età andava dalla nostra ai 92 della più anziana delle “ballerine”, che era un abituè del locale e che non smise di ballare dalle dieci a mezzanotte! Uomini giovani si facevano portare da signori maturi con la vanità di chi è corteggiato. Perché danzare per quegli uomini anziani era un ottimo surrogato di un sesso, forse, non più facile da ottenere, ed avevano nel portare, tutta la leggerezza che l'età toglie nel muoversi quotidiano. Li immaginavo, giovani, costretti a ballare con donne, guardarsi tra loro, come in un film, senza potersi toccare. Ironia della sorte avevano dovuto pagare la libertà, con tutti gli anni del loro vigore giovanile, ormai passati e mi commossi mentre Claudio ci introduceva in pista. Il livello, dei ballerini andava da 0 a 100 ma i più abili indulgevano sulla lentezza dei meno esperti. Le coppie che frequentavano dei corsi di ballo, erano palesi come un brufolo sul naso, poiché la contorsione delle loro schiene, e la trasfigurazione degli sguardi raggiungevano livelli “mistici”. Due tra loro meritavano la palma d'oro della scarpetta da ballo, lui aveva riccioli brizzolati tagliati a palloncino, e baffi, l'altro lui aveva gli stessi ricci( ma possibile?) tinti di un nero profondo come i miei dubbi, entrambi erano a dir poco longilinei e comunicavano tra loro con le dita perché le facce erano opposte e contrarie come da copione. Giravano il valzer, come dervisci turchi, a tal punto che pensai che si scambiassero i lineamenti come in una centrifuga per Dna..perchè la somiglianza era impressionante. Che dire, i Ginger e Fred ci facevano sfigurare, ma c'erano anche le coppie lesbiche tipo Humprey Bogart e Ingrid Bergman, lei alta col capello corto e impomatato con la divisa laterale, vestiva in un completo doppiopetto(che nascondeva il petto ) gessato, e i suoi modi nel condurre la sua dama, erano da vero gentleman! L'unica frizione della convivenza dei generi sulla pista da ballo, era generata dalla tendenza delle coppie di donne al litigio coi maschi anche se gay, quindi quando preso dall'emozione come un bambino allo zoo mi irrigidivo e sbandavo un po' scontrandone una, mi profondevo in mille scuse per tutto il resto dei giri pista, ma se “Rosaria” mi avesse visto le avrei sorriso sedendola sul divanetto, e le sarebbe piaciuto vedermi girare il valzer con uno dei suoi vestiti che quella sera io indossavo nella mia mente, ma i rintocchi dell'orologio, si facevano prossimi al limite impostomi dalla mia fata buona e allora prima di trasformarmi in un gay pelato e peloso, scappai via verso la macchina/carrozza/opel megane e nel tragitto persi la mia....banana di cristallo.....to be continued


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