Qualche tempo prima di conoscere Claudio, frequentavo una ragazza, lei, faceva l'università e un giorno andai a prenderla in facoltà. La zona delle università allora si trovava principalmente, nella via Balbi. Prima che la rimodernassero, i suoi antichi marciapiedi, erano stretti e sconnessi, e conducevano malamente alla Stazione Principe, partendo dalla piazza dell'Annunziata. Camminare tra la fiumana degli studenti, era difficile per gli anziani della zona, che rischiavano di finire sulla strada, e venire travolti dal 18! La linea trasporti di Genova, aveva un che di miracoloso, in quanto, era costituita da mezzi vecchissimi o nuovissimi, da enormi autobus o piccole corriere, questo perché le zone impervie, seppur popolatissime, avevano strade tortuose e strette, quindi gli abitanti di teli eremi, si trovavano ammassati sul mezzo, e costretti a scendere nei posti più assurdi e rischiosi, mentre le strade a grosso scorrimento, godevano di mezzi più grandi e comodi. Ero proprio sul 18 mentre mi recavo a prendere la mia amica.
Sui mezzi c'erano almeno tre tipologie di persone che non amavo incontrare, i metallari ad esempio, perché salivano con le birre in mano, e puzzavano sempre, i barboni che si spostavano da un giardino pubblico all'altro, carichi del proprio itinerante fardello(ingombrantissimo), altrettanto maleodoranti, e le signore anziane che volevano il mio posto a sedere. Tra i senzatetto più noti in città c'era lei, la Figlia del generale! La chiamavo così quella piccola donna tonda con i bianchi capelli rasati, il cui fardello non era materiale, ma storico, e il suo ingombro ubicato nella sua mente. Potevi incontrarla ai giardini di Brignole, al capolinea dell'80, o nell'atrio della Stazione Principe, ma il 18 era il suo autobus preferito, poiché attraversava quasi completamente la città. La lunghezza del tragitto era fondamentale per la sua performance, che consisteva in un trattato storico, sul fascismo, e sui suoi collegamenti politici. Nomi e cognomi, non venivano parafrasati nei suoi monologhi di denuncia, ed il tono con cui parlava dei segreti di questi o quelli, era quello di una sopravvissuta ad un complotto internazionale, le date accuratissime(ebbi modo di confutarle prendendo appunti ogni volta che la vedevo), i luoghi dipinti con precisione dal pennello feroce del ricordo dolente, e la sintassi elevata, la rendevano degna di una cattedra ma a lei, che aveva pagato col suo vivere ramingo il prezzo di una opposizione, o il peso di una connivenza, questo non lo sapevo, bastava il sedile vicino all'obliteratrice! Nessuno poteva esimersi dal timbrare il biglietto, e in questo modo, mi piaceva pensare, che lei surrogasse la relazione con gli altri. Tu ti avvicinavi per timbrare e lei, ti si rivolgeva come se, appositamente per sentirla, tu avessi sgomitato tra la folla!
Comunque, senza di lei, i presuntuosi palazzi, del centro si sarebbero gonfiati d'orgoglio, e le cariatidi della via Torino, avrebbero dimenticato il peso che erano condannate a sorreggere, esattamente come lei.
Nell'atrio della facoltà, provai una sensazione, che nel futuro mi sarebbe diventata familiare, cioè, quel senso di estraneità ad un luogo o ad un certo gruppo di persone, che ti fa temere di essere scoperto come “imbucato” da un momento con l'altro. Averci un dito nel culo, è la maniera più efficace , secondo la mia esperienza di descriverlo, infatti, non è spiacevole, ma neppure così naturale!
Mentre ero occupato in un improbabile mimetismo, mi venne incontro la mia amica con un altra ragazza. “Ti presento Elisabetta”- disse lei, “piacere fabrizio,” risposi squadrandola.
La squadratura, è un'altra “abilità sociale” genovese, e consisteva nel:
determinare la gradevolezza della fisionomia del soggetto squadrato, cogliendo eventuali sproporzioni, difetti, caratteristiche, che poi consentissero il formarsi di un etichetta tipo “simpatica”o “anche no!”, o “bella e oca”o “secchiona classica un po' cessa”, che in genovese diventano, “me fa rie”, “nu me piage guei”, “me pà in po' 'nescia”, “in loeugu”.
Sputare una sentenza, data la diffidenza iniziale.
Avere degli elementi per nuovi pettegolezzi!
Ignorare completamente, di meritare lo stesso trattamento.
Questa abilità si impara ai giardinetti, quando sei ancora nel passeggino, e senti tua madre, cantilenare lodi al bambino di un altra, per poi ascoltare l'esatto opposto qualche metro più in là. Lessicalmente, si insegna in maniera ludica ai poppanti, l'uso dei sinonimi e contrari, risparmiando l'acquisto dell'apposito dizionario!
La Betta, studiava antropologia, e guardandola compresi che faceva bene a farlo, anch'io del resto ero curioso circa le mie origini, anche se non ero certo che ne valesse la pena. “le ho detto che fai il parrucchiere!” disse la mia amica con un entusiasmo forzato, che mi scosse dai miei pensieri, “Ah, già è così” risposi, prevedendo il seguito, “I miei hanno proprio bisogno, di una sistemata” aggiunse spalancando gli occhi già enormi, la betta, “magari, puoi farmeli a casa?”(ecco il punto)sai con quel che costano i negozi!”.
Io non avevo nessuna voglia di andare a casa sua a lavorare quasi gratis, ma non sapevo quanto facessi bene a farlo!
Abitavano in salita Montegalletto, nella bella zona a monte di Corso Firenze, nella prestigiosa Carignano, ma ad aprirmi la porta non fu la solita scignua(signora) bene, con la piega fresca e il sorriso finto, come potevo aspettarmi.....ma un ragazzino con gli occhiali e il distintivo dell'FBI.....................”Dodo, metti giù la pistola, e non spaventare gli amici!” fece una voce fuori campo, ed io entrai in quella casa...dove ciò che vidi non lasciò mai più il mio cuore gaio! To be continued
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