Le cose, cominciavano a mettersi per il verso giusto, pensai, quando Claudio si faceva sempre più intenzionato a frequentare quel corso. Nel frattempo, un altro pellegrino aveva trovato accoglienza a casa della mari, un gattino piccolo e pezzato! Nel tentare di dargli un nome, io e la mari ci interrogavamo su quale affibbiargli. Dato che era bianco con piccole macchie grigie, e una spruzzata di rosso...decidemmo di chiamarlo Aglio, ma mica si poteva gridare “aglioooooooo “ come niente fosse, a Genova, infatti, avremo rischiato di trovarci alla porta, un nugolo di casalinghe convinte di una vendita a prezzi stracciati. A Genova giravano spesso i camion della frutta col megafono, o l'arrotino, o l'impagliatore di sedie, ...insomma per far palanche ci dava un gran da fare! La genialità della mari non si fece attendere e decise così, di chiamarlo aglio in inglese “Garlick”. Suonava proprio chic, quel nome, anche se il poverino, non sembrava in formissima.
Una sera, suonò il telefono e la mari sconvolta disse: “ C'è garlick che sta male, continua a cadergli la testa per terra”- “arrivo subito!” risposi allarmato.
L'amore per gli animali, ci univa profondamente, più erano conciati più sentivamo di dargli una mano, del resto da ragazzo, ne avevo soccorsi, allevati, e salvati un bel po'! C'era una pineta a ridosso del mio caseggiato, non ancora disboscata per costruire case, e lì tra gli orti abusivi, e gli alberi da frutto spontanei, io ci passavo le giornate intere. Non era raro imbattersi in cuccioli abbandonati, talvolta, dalla stessa madre, perché malati, e io me ne facevo carico insieme ad altri.
Credo di aver toccato gatti col cimurro, la rogna, la congiuntivite purulenta e chissà che altro, ma non mi presi mai nulla. Ironia della sorte, la mia missione di “madre surrogata”, mi consentiva di elaborare degnamente il mio vissuto di abbandono, e forse per questo, tutto il mio essere, sembrava protetto dal rischio di ammalarsi, o più semplicemente avevo culo!
Claudio mi passò a prendere al volo con ancora Rettore che urlava “Donatella non c'è “ dalle casse della radio, e a “donatelle spiegate”..volammo dalla mari.
Ci aprì in lacrime, e confusamente diceva qualcosa. Mi precipitai in cucina (perchè l'emergenza non mi ha mai paralizzato, fortuitamente per me)e trovai il piccolo garlick accucciato sulle zampine in una posa innaturale, la sua enorme testina di cucciolo non si soteneva sul collo, e respirava affannosamente.
Claudio invece, in queste situazioni diventava un one men show! Lo incaricai di recuperare il numero di un pronto soccorso veterinario aperto 24 h, e di telefonare immantinente. “pronto, buongiorno senta, ho un cucciolo di due mesi che non sta in piedi”- “Si, che lo so che è piccolo, ..come dice?..no non vorrà mica che lo metta nel girello??? Intendo dire che sembra Rettore impiccata sul bidet....ah lo porto subito!!! Sa che ha una bella voce?
“click”.
“ma sei cretina?” lo rimprovero io! “....E, se l'aspetto è come la voce, dobbiamo correre, mi ha detto che tra mezz'ora finisce il turno”- “accendi la macchina belina”, lo incalzai!!!!!!!
Mettemmo garlick in una copertina, la mari in un sacco nero..ehm nel suo cappotto, e ci avviammo!
Due gay e una donna al bivio, in una lotta contro il tempo, sfrecciavano nella notte genovese, con il fazzoletto bianco fuori dal finestrino. In realtà di bianco non avevamo nulla, e il suggerimento di sventolare il micetto, fu drasticamente respinto, la mari aveva le mutande nere col buco, io non le avevo. Sventolammo una salvietta umidificata, che tenevamo per il sesso in macchina!
La sala d'aspetto era desolata ma per fortuna vuota, e nella piazza Palermo, lasciammo la macchina su un aiuola. La mari, fu trascinata al grido di ammazza la vecchia, verso la clinica, dove un dottore mozzafiato ci accolse in sala visite. La tentazione di spogliarci, l'abbiamo avuta tutti e tre, ma non c'era il tempo per giocare, e il fco dottore aveva già il termometro in mano.
“Non preoccuparti piccino, fa sempre male la prima volta, ma poi ti ci abitui” diceva Claudio, ormai trasfigurato in sexy infermiera, lanciando un messaggio ben poco subliminale al medico, il quale, dopo aver osservato la temperatura ruppe il silenzio ed emise la sentenza.
“Gli faremo una iniezione di antibiotico a largo spettro, ma non vi garantisco che ce la faccia. Diciamo che se supera la notte ha buone probabilità, tenetelo al caldo nel frattempo.”
“grazie dottore, so come sdebitarmi, dissi, ma sarà meglio che la paghi, quant'è?
Tornammo più mogi di quando eravamo partiti, erano circa le due del mattino, e l'adrenalina era ormai presente solo nella canzone che la Giuni Russo, cantava alla radio....noi sfiniti e angosciati.
Claudio ci accompagnò a casa Maggi, e data l'ora, decisi di fermarmi lì a dormire. La casa era silenziosa, i ragazzi a dormire, l'ingegnere in trasferta.
“Mari gli facciamo una cuccia?” chiesi, “Senti, mettiamolo nel letto.”mi rispose fiaccata.
Io non riuscivo a togliere gli occhi dal micino, così pensai che se nel letto eravamo in due, lo avremo scaldato di più. Tra le mie esperienze estreme avrei annoverato anche quella di dormire col gatto agonizzante(che data l'iniezione, somigliava a un dromedario coi baffi)e una balena neanche tanto azzurra!
Nello sfondo, una donna biologica di imprecisata forma, un omosessuale (che si consta esserlo, in quanto sdraiato sul bordo opposto del letto), e una piccola gobba di coperta tra loro. Rumore di chiavi, luce, viso conosciuto...cazzo Enrico!
Il bell'Enrico, tornava dalla notte brava e siccome la camera della mari era di fronte all'ingresso, e la porta aperta, appena alzò gli occhi mi vide nel letto con sua madre. “posso spiegarti ….”- feci con la lingua felpata dal disagio, “ C'è il gatto....era tardi,...a dormire....tuo padre” aggiunse la mari.
“contenti voi” chiuse Enrico entrando nella sua stanza.
Morfeo si impossessò di noi verso le tre, lasciando Eros chiuso nell'armadio. Alle prime luci dell'alba, dopo aver chiesto alla mari se, durante la notte, le avessi toccato il culo, e ricevendo una risposta negativa, con l'aggiunta di un purtroppo di troppo, notai che la gobbetta nel letto si muoveva! Saliva dai piedi verso il bordo del letto, e dal lenzuolo, spuntò un capoccino peloso con gli occhi spalancati ,-“miao!”
Urlammo di gioia, io virilmente, e la mari gutturalmente e ci abbracciammo......proprio mentre l'Ingegnere girava le chiavi nella toppa della serratura.
To be continued
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