Durante il secondo anno di superiori, l’unico posto in cui mi sentivo a mio agio, era il cesso ma non nell’intervallo, dove i maschi giocano a chi ce l’ha più lungo e rompono le sicure delle porte o ti costringono a farla in quello a muro per vedere un pò come stai messo. Io ci andavo a tirar fiato durante le ore di lezione e a fare quello che non avrei mai fatto davanti a loro: la pipì.
Un altro orario buono era la mattina appena entrato, appena dopo il passaggio di Carmen, la bidella con la maglietta di paillettes stampate e i capelli talmente neri e ricci da sembrare un distributore di rotelle di liquirizia. “Mai una volta che facciate centro eh?” diceva Carmen a tutti noi, riferendosi alla ben nota abitudine maschile e quando uscivamo, terminava con un netto “ e lavati le mani”.
Carmen era una donna sveglia e aveva capito cosa c’era dietro ai miei insoliti orari di visita ai bagni della scuola e aveva preso ad avere per me una amorevole attenzione chiamandomi “stella”. Un giorno mi dava una delle caramelle che teneva in tasca e altre volte, se vedeva entrare qualcuno dei soliti bulli, nella mia “capsula del tempo” entrava armata di spazzolone e lo scalcagnava fingendo di passare il pavimento. Uscendo mi strizzava l’occhio.
Sebbene le sue attenzioni erano un conforto, chiarirono anche l’evidenza della mia “singolarità”.
Esonerato dall’ora di religione, mi recavo in biblioteca dove non ero l’unico a trovare rifugio dall’angoscia di peccati ancora da compiere. Una testolina riccia di capelli rossi e corti si sollevò con insolita lentezza mostrando un visetto truccassimo, al centro del quale, due fessure verdi e taglienti, circondate di eye-liner nero fissavano proprio me!
Com’era diversa Simona da tutte le ragazze della scuola! Vestiva con cose larghe e sempre in pantaloni e ogni cosa che diceva o faceva, era priva della euforia e della frenesia tipica delle sue coetanee. Simona faceva tutto piano, ti guardava con calma e a lungo, come se ti vedesse davvero, parlava con la voce fioca e quando rideva, non faceva rumore. Prendemmo ad incontrarci li e mentre tutti quelli che si sentivano migliori di noi, si sorbivano gli apostoli, noi ci parlavamo con gli occhi. Portava con se la tranquillità di chi aveva già avuto le risposte a quelle che per noi, erano ancora domande e fumava le sigarette con la voluttà delle dive del cinema muto.
Anche i ragazzi gay si innamorano di una ragazza, solo che noi lo facciamo in modo “cinematografico” perché uniamo l’impaccio naturale dei maschi al talento drammatico delle attrici nei film strappalacrime. E come queste finiamo tragicamente a farci male.
Simona mi aspettava ogni mattina per fumare di nascosto e per lei mi comprai un paio di scarpe “creeper” anche se erano di un numero in meno del mio, col solo desiderio di vederla fiera di me. Mi feci sospendere, beccato dal Preside in persona, solo per andarle a comprare, dal tabaccaio di fronte alla scuola, le sue sigarette preferite. Me lo aveva chiesto guardandomi coi suoi verdi occhietti scintillanti, che sembravano accendersi come un semaforo, quando voleva qualcosa da te.
Carmen, la bidella, mi aveva fatto capire che la mia nuova amica, non aveva una buona reputazione e siccome ignorai i suoi consigli, smise di strizzarmi l’occhio. I maschi della mia classe, le stavano alla larga e anche le ragazze non la includevano ma a Simona, questo non sembrava fare nessun effetto. Era una di quelle ragazze che aveva già conosciuto come i maschi , una volta divenuti uomini possano farti soffrire dopo che hanno avuto ciò che volevano, perciò, ora che sapeva come andava il mondo, aveva deciso qualcosa. Si definivano “leggere” le ragazze come lei, ma io sentivo invece, il peso di una realtà che avrei condiviso con lei più tardi nel tempo: l’egoismo del desiderio maschile.
Simona aveva saltato l’approccio coi ragazzi e coi suoi seni timidi e bianchissimi si era scontrata direttamente con gli uomini. Me lo raccontava, mattina dopo mattina insieme a dettagli sul sesso che i ragazzi fantasticano di sapere ma che lei, raccontava con la cruda coscienza di una reporter di guerra: racconti di ferite e vere e proprie battaglie in cui il cuore, ne usciva spesso sconfitto. Se i miei coetanei speravano di condividere la passione per il loro pisello con qualcuna come lei, a me era toccato il privilegio di accogliere le ferite del suo cuore. Una intimità del genere era persino impensabile per la maggior parte dei maschi e anche tra le femmine, assai rara, perciò, siccome i giovani sono stupidi ma gli adulti di più, si pensò per un periodo che io e lei fossimo fidanzati.
Me ne accorsi perché improvvisamente una sorta di rispetto idiota si era consolidata nei miei compagni e Carmen era insolitamente allegra.
Fu perciò una gran sorpresa, quando quella mattina, entrai a scuola quasi ubriaco, con le sopracciglia completamente rasate e truccato come lei, da lei. Ci baciammo nell’atrio e poco dopo finimmo in presidenza dove fu chiaro un altro aspetto del diventare uomini e cioè che, come maschio avrei potuto ubriacarmi senza incorrere in grandi rischi ma guai a usare i cosmetici! Simona ebbe una nota di demerito per il ritardo sulla entrata.
Il preside fece una lunghissima reprimenda non tanto sulla puzza di whiskey che emanavo, quanto invece al grave imbarazzo in cui gettavo la scuola e la mia famiglia, vestendomi da donna!
Provai a dire che io ero solo truccato come il mito musicale del momento, Boy George, ma non ci fu niente da fare: oltre alle sopracciglia persi l’anno scolastico con un voto in condotta degno di un omicidio.
Simona, piangeva a dirotto nei bagni con me, dato che Carmen in cambio di una lezione di trucco ci aveva offerto un momento di privacy, in attesa che i miei genitori venissero a prendermi. Piangevamo e ridevamo quando le comunicai che mi sarei ritirato dallo studio e lei mi disse “ non è giusto, in fondo non stavi poi così male, brutti stronzi”! - “ non è colpa tua, in fondo qui ci stavo di merda” ribattei debolmente. “ lo è invece,” disse facendosi seria, poi aggiunse “ ho accettato di fare sesso con un prof, mi aveva promesso che sarebbe intervenuto col Preside per te”.. Ci abbracciammo per l’ultima volta.
Il desiderio dei maschi, quando sono giovani è un desiderio stupido, veloce, vorace e basato sulla paura di doversi masturbare per una vita ma è niente, rispetto a quello che sono disposti a fare per soddisfarlo, quando diventano uomini. Simona la ragazza “leggera”,lo aveva capito e poteva aggiungere anche questo al suo pesante bagaglio di esperienza sui maschi.
Dal momento che ero un maschio a cui piacevano i maschi e sarei diventato uomo mi chiesi se sarebbe toccato anche a me di credere, come Simona, alle bugie di un uomo che da me, voleva soltanto una cosa. Ma in fondo, quella cosa li la volevo anche io e molto.
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