venerdì 2 agosto 2013

Tacchi e Rintocchi capitolo10: le bambine di carta

Cosa mi piaceva quando da piccolo (ma mica tanto) mia madre prendeva un foglio di carta e dopo averlo piegato in quattro ritagliava i contorni di una bambina col vestitino e le braccine tese! Il mio sorriso era pieno quando scoprivo che altre quattro bambine identiche tenevano per mano la prima!
Stavo un po li a guardarle tutte uguali tutte unite a tal punto che dopo poco mi sembravano diverse tra loro ma ciò che non cambiava mai era proprio il loro tenersi per mano.
Così credo che mi formai l'idea dell'amicizia. Si poteva sembrare uguali o forse uno di noi non lo era ma ci saremo sempre tenuti insieme. Il mio desiderio di essere in mezzo a quelle figure anche se io non avevo il vestitino, essendo maschio,  mi convinse dell'importanza di avere delle amiche. Forse mi spinse persino ad indossarlo o almeno a pensare come loro affinché non mi lasciassero.
Da piccolo prima che gli ormoni sconvolgano tutto, non avevo problemi a giocare con le bambine e a farmi accettare nei loro “circoli” sociali, ma crescendo  pur conservando  la stessa facilità di accesso, mi trovai in difficoltà maggiore a pensare come loro.
Sarebbe bastato che le regole dei loro giochi rimanessero chiare e palesi come quando eravamo bambini: fai un salto, fanne un altro, fai la riverenza dai un bacio a chi vuoi tu, ma crescendo le femmine cominciano a formarsi un panorama emotivo tanto vasto quanto segreto.
Le mie amiche infatti, avevano un comportamento reciproco assai curioso. Talvolta sembravano pensare all'unisono e poco dopo le sentivi negare esattamente quell'unisono se una di loro si staccava per un momento, oppure erano capaci di condividere interele regole così chi vendeva non era più chi comprava e il negozietto che si era messo su in un modo  veniva subito modificato mettendo in difficoltà quella che volevano far fuori dai giochi. La poverina dunque non poteva prendersela con nessuno: non erano loro a non volerla ma lei che non capiva come funzionava il negozio.
Compresi che le bambine si tengono per mano solo se sono di carta dal momento che non possono aprire le dita! vacanze al solo scopo di conoscere meglio i difetti dell'altra, intanto che la usavano per non restare da sole. 
Coi  maschi una partita di pallone era garantita solo se non eri un brocco altrimenti nessuno ti avrebbe preso in squadra, le femmine invece parevano più inclini a coinvolgere anche quella che non è bella o col vestito giusto solo che in mezzo al gioco cambiavano 
Per esempio Secondo Te, mi fu presentata da Ahia come sua amica una estate che io e il mio fidanzato accettammo di girare la macchina in direzione Francia, data l'insistenza di Ahia stessa a raggiungerla. Secondo Te aveva una casetta da quelle parti e quell'estate Ahia era andata con lei per le ferie. Cosa c'è di più bello di due amiche che passano insieme le vacanze in una deliziosa località francese? Cosa poteva mancargli per essere soddisfatte? Noi pensammo che era straordinario sentirsi supplicare di stare tutti insieme al suono di: ma cosa andate a fare in montagna da soli? E io trovai altrettanto straordinaria la generosità di quella sconosciuta che era disposta ad ospitarci in casa sua senza nemmeno conoscerci. L'idea di quattro figure che potevano tenersi per mano mi conquistò così velocemente che accettammo l'idea di macinare chilometri solo per realizzarla!
Fu una delle vacanze più simpatiche mai fatte e data la mia tendenza al “rosa” non feci caso alle sfumature del rapporto tra loro. Io e il mio fidanzato ci industriammo tra cucina mazzi di fiori e altre cose a ricambiare l'ospitalità e cominciai a provare una irrefrenabile simpatia per la padrona di casa. Quella donna era piena di energia, di solare allegria e pur essendo giustamente gelosa delle sue cose ci lasciò grandissimo agio. Le persone perbene esistevano!
Così sdraiati al sole ognuno nella sua sdraio attigua a quella dell'altro sembravamo davvero delle figurine di carta unite. Due maschietti e due femminucce.
Certo, la tendenza di Ahia a fare il meno possibile, non era difficile da riscontrare ma noi avevamo voglia di viziarle entrambe. Un giorno mi divertii persino a stirare i panni che avevano lavato, dal momento che ero abituato a farlo a casa mia dove però non dovevo lottare tra rouches e voillant! Diamine, com'è complesso stirare le cose da femmina, e fiero del mio lavoro misi un bocciolo di rosa sulla pila dei panni.  Seguirono diverse cene milanesi in cui il nostro sodalizio si consolidò.

A vederle da fuori avrei detto che erano perfette una per l'altra, in quanto la placidità di Ahia, compensava l'energia a volte instabile dell'altra. Una leggermente ipocondriaca l'altra refrattaria ai medici, una ordinatissima l'altra più casuale. 
Entrambe erano single, quando le conobbi e discutere di uomini in termini generali era assai spassoso. Ahia e il mio sagittario rinverdivano ricordi di gioventù che ascoltavo affascinato mentre tra la cucina e il terrazzo io e Secondo te decidevamo che avrebbe dovuto portare i capelli lunghi.
Esteticamente curate entrambe trasmettevano l'idea di donne indipendenti e centrate, riuscite professionalmente e appagate, ma nelle pieghe dei loro discorsi cominciai a notare degli accenti critici.
Nessuna di loro instaurò mai un vero pettegolezzo circa l'altra ma entrambe mi usavano per sfumare alcuni loro aspetti che non potevano contenere. Ahia dichiarava la possessività di Secondo te, e la sua inclinazione al comando,  e lei la mollezza di Ahia nel fare le cose e la sua inclinazione a lasciare che gli altri facessero cose per lei. Forse, fu per questo che la nostra presenza quell'estate fu così caldamente voluta: entrambe dovevano sopportare una convivenza che rischiava di essere difficile senza qualche “distrazione”.
Non si trattò di malafede né di opportunismo che nel caso sarebbe stato più facile imputare a noi dal momento che noi eravamo “ospiti”. Si trattò invece di uno di quei momenti in cui le femmine cambiano le “regole del loro gioco” in corso d'opera. 
Dovevano aver scoperto che la mistura dei loro caratteri risultava potenzialmente esplosiva sotto lo stesso tetto e quindi Ahia che era di gran lunga più furba dovette pensare che l'amico Sagittario e il suo nuovo fidanzato sarebbero stati perfetti come disinnesco  . E secondo te che trovava la routine di Ahia alquanto noiosa accettò di buon grado la proposta nella speranza che portassimo un po' di movimento. Ognuno ebbe il suo tornaconto e in questo non ci fu niente di male, addirittura si poteva pensare che fosse stata una operazione “perfetta”.
 Ecco che dunque l'immagine di due amiche felici in vacanza non sembrava più tanto autentica, così come fu chiaro il perché non fossero soddisfatte! Le due bamboline di carta avevano capito che il rischio che le loro mani si strappassero proprio quell'estate avrebbe rovinato un momento troppo prezioso per entrambe dopo un anno di lavoro!
Il guaio delle perfezioni è sempre quello di essere “provvisorie”, infatti mano a mano che l'amicizia tra noi si approfondiva aumentava anche la distanza tra loro. Ahia come nel suo stile non disse mai a Secondo te ciò che di lei  la faceva sentire pressata, quindi cominciò col scansare qualche appuntamento e Secondo te che la credeva sorda alzò il volume della voce. L'estate era finita e i loro corpi abbronzati erano pronti per un uomo che quell'estate senza uomini veri, aveva reso loro  quantomai necessario.
Le mie bambine di carta si ritrovarono di nuovo unite per mano, ma la carta si sa è alquanto poco elastica e d'inverno se si bagna di lacrime finisce col rompersi.
Io le invitai più volte a chiarirsi mano a mano che Ahia si defilava dal loro rapporto e Secondo te cominciava a soffrire per l'abbandono apparentemente immotivato, ma ragionavo da maschio e non mi rendevo conto che il confronto a viso aperto funziona solo in una partita di pallone dove se ricevi un fallo ti puoi scagliare contro chi te lo ha fatto, invocare la giustizia di un arbitro.. e poi riprendere il gioco con le stesse regole. Le femmine invece, giocano le loro partite a carte senza un arbitro, senza regole precise e quindi se la loro mano non è vincente alcune “passano” altre bluffano e perdono!
Qualcosa tra loro si sarebbe rotto, esattamente come tra me e Ahia quando feci l'errore di dirle esattamente ciò che pensavo del suo insopportabile fidanzato. La mia mano alle carte era perdente e io in più la giocavo su un campo di pallone in cui lei non era mai scesa. 
Nella convinzione che la sincerità fosse un requisito fondamentale e che una volta espresso pur se questo faccia un po' male induca a migliorare la “partita”, non considerai che le priorità delle femmine sono sempre al di sopra di ogni regola e spesso condizionano il loro giudizio a seconda che vedano minacciata l'immagine  di se che si sono costruite in segreto.

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