giovedì 29 settembre 2011

La Nave Scuola


Mi ero sempre sentito attratto da uomini più grandi me, forse, per colpa della mia prima cotta "omo", quando avevo circa vent'anni o poco più, e lui ne aveva già quarantadue, eppure io non riuscivo a considerare questo gap come insormontabile, perchè la mia natura introspettiva, oltre che il mio passato tragicomico, mi aveva tolto i tratti superficiali del ragazzo, focalizzando la mia attenzione su un livello differente. Se i ragazzi della mia età amavano sfottersi, io preferivo ascoltare con attenzione, se loro si misuravano fisicamente, io lo facevo con le parole, di conseguenza, una persona matura, mi affascinava per la sua stabilità, per la quiete con cui sapeva godere di una passeggiata, del cibo, e della compagnia. Del tutto diversi dai diciottenni di oggi, noi non godevamo di una libertà così ampia, per cui, ciò che desideravi fare, dovevi per forza, farlo di nascosto. Ricordo ancora, l'emozione di percorrere, la collina dietro casa, dicendo che andavo a giocare, per raggiungere un punto dal quale potevo osservare il terrazzo di casa di "Lui", senza esser visto, la precisione con cui sapevo quando sarebbe uscito per bagnare le piante, o fare qualche lavoretto. Dal mio nascondiglio, balzavano i battiti del cuore ad intervalli irregolari, mentre l'attesa era croce e delizia al tempo stesso, fino a quando lo vedevo e sentivo il sangue scendere come piombo alle caviglie, impedendomi ogni passo!
Cosa mi spingeva a rischiare tanto? E se qualcun'altro mi avesse visto appollaiato sull'albero come un condor?
L'innamoramento giovanile, è un istinto sordo che non accetta moderazione di sorta, per me, il mondo in quel momento era fatto solo per noi due, e da noi, unicamente abitato, pur essendo tanto spavaldo però, non riuscivo a fare un passo verso di lui, sapevo che non l'avrei mai fatto, e che quel privilegiato momento era perfetto così com'era. Lo so, che molti pensano al povero ragazzo senza una figura paterna, che cerca un modello d'uomo a cui ispirarsi, ma vi sbagliate, io un padre ce l'avevo, e anche adeguato, che cosa dunque mi spingeva verso quell'uomo invece che verso un coetaneo?
Con i miei amici di piazzetta, ci andavamo a guardare i giornaletti porno, sotto una grande quercia, ma dopo le prime volte, non ci provai più nessun gusto, in quei giornali, le figure maschili erano sempre di sfondo o di spalle, e non mi andava di fare tanta fatica con la vista, inoltre sebbene si dica che le prime esperienze pseudo sessuali si abbiano fra amici, io dovevo aver scelto i più ritardati tra loro.
Quell'uomo non aveva attirato la mia attenzione per caso, diciamo che era una sorta di amico di famiglia, i miei lo conoscevano e si salutavano cordialmente di tanto in tanto, comunque, dopo un certo periodo, quell'emozione svanì, insieme a qualche grado della mia vista ormai consumata, ma non smisi però di sentire come un languore alla bocca dello stomaco, per uomini del suo genere, chiamiamolo "inprinting". Senza saperlo avevo fatto un'istantanea mentale, associata ad una sensazione che pur non essendo proprio di benessere, sapeva motivarmi quanto la fame o la sete. Degli uomini più grandi, ammiravo l'autonomia, il loro stare al mondo apparentemente senza paura, e forse alcuni tra loro, che non mi trattavano come un ragazzino, provavano tenerezza per la mia evidente seppur apparente fragilità.
Pur avendo creduto di avere le gambe instabili come un cerbiatto appena nato, nei confronti della vita, io sviluppavo a mia insaputa, una forza incredibile, una tenacia simile allo spirito di sopravvivenza, perché sapevo bene, quanto strano e preoccupante fossi ritenuto dai miei genitori, e sentivo sibilare il gelo con il quale cominciavano anche a ritenermi "pericoloso".
Erano i miei genitori, e ben sapevano che gli ormoni, preparavano la loro miscela esplosiva dentro di me, ed avevano anche ben capito l'orientamento verso il quale l'ordigno si muoveva, come vedete, il kamikaze non era una novità neanche allora, infatti, penso che mi vedessero proprio così, armato di una cintura ormonale, che prima o poi sarebbe esplosa con le logiche conseguenze del caso. Da bravi artificieri, cercarono di neutralizzare il mio "innesco", di contenere il "danno", mentre studiavano come rendermi inoffensivo! Ne seguì una lunga quanto inutile novena di ragazzine che i miei mi infilavano tra i piedi, fino a quando veramente stufo lasciai che mia madre trovasse una lettera, verosimilmente da inviare ad un fermoposta, in cui rispondevo ad un annuncio erotico gay! Il resto ve lo lascio immaginare, ma tornando a noi, molti anni più tardi, di anni ne avevo quasi trenta, e vivevo già a Milano, e cominciai a notare che aumentava il numero dei ragazzi di almeno dieci anni più giovani, che cercavano di sedurmi.
Non la presi benissimo, nei locali io puntavo sempre verso i dieci sopra e per riuscire a concludere qualcosa, dovevo spostare a manate, questi insopportabili canarini che mi cinguettavano intorno, tranne una volta in cui il canto di uno di loro finì per incantarmi.
Lo conobbi, grazie ad una ragazza, che vedevo di tanto in tanto, lui arrivava dalla Calabria, e il suo accento aspirato, mi faceva ridere, non molto alto e moro il fringuello aveva peli e voglie di un cinquantenne, non so come, ma la spontanea ingenuità con cui approcciava chiunque, mi spinse a salvarlo da una fine certa, e in qualche modo a prenderlo sotto l'ala. Mi domandai se avrei sopportato di vederlo farsi male senza muovere in dito, e data la fatica che avevo fatto io a individuare i pericoli di una libertà troppo a lungo negata, scelsi di istruirlo un pochino, anche perché, il led della sua "cintura ormonale", lampeggiava di rosso, quindi era necessario agire tempestivamente, e cominciai perciò ad accompagnare il mio "mozzo" tra i mari della vita gay, dei locali, discoteche, parchi pubblici, e quant'altro un piccolo calabrese voglioso, avrebbe deciso di vedere per placarsi. Nei suoi profondissimi occhi neri, c'era una luce di vita accecante, ma molte di quelle luci si erano spente in quegli anni, troppo rapidamente a causa della mancanza di prevenzione e informazione, e anche a causa di detestabili untori, che pur sapendo di essere malati, non prendevano deliberatamente alcuna precauzione!
Diventai perciò la sua "Nave scuola" un posto sicuro dove migliorare le proprie capacità di percezione, pur godendo della sua piena libertà, cercai di insegnargli che per portare la nave in porto, occorre prima diventare abili in alcune manovre, e che la fretta, non avrebbe migliorato le sue qualità, che il mare dell'umanità è mutevole, e cambia improvvisamente, che rasentare gli scogli, è possibile ma non senza una carena rinforzata, e non da ultimo, che non si esplora una nuova fetta di mare senza una mappa!
Seduti al bar, gli chiedevo che cosa notasse nelle persone da cui si sentiva attratto, e a parte qualche ovvia localizzazione inferiore, cominciò a capire quanto fosse più eccitante alzare la mira del cannone verso l'alto. Cosa vedi nel suo viso? Ti sta invitando o vuole essere invitato?
La sua irruenza e il calore del suo Sud, lo rendevano adatto a prendere l'iniziativa e così comprese che avrebbe avuto maggiore soddisfazione nel conquistare un ragazzo che si lasciava scegliere, invece di ingaggiare una inutile sfida con un pirata suo pari.
In discoteca, gli mostrai che per appartarsi, con qualcuno c'erano luoghi più dignitosi del cesso, e che soprattutto ballare era come gettare le reti, un semplice preliminare da non esaurire in loco, tuttavia la sua curiosità, era anche rivolta alle vere e proprie manovre di abbordaggio, e a come poter possedere il vascello altrui, quindi mi trovai ad un bivio imbarazzante. Non avevo nessuna pulsione nei suoi confronti, quindi non volevo oltrepassare un certo limite, ma mi rendevo anche conto, che non volevo pensasse al sesso in maniera troppo distaccata dal sentimento di unicità di quel fare con l'altro. Come insegnargli a non "usare" un corpo ma a solcarlo, circumnavigarlo, ed infine raggiungerlo, senza violare in qualche modo il mio principio di tutela? Ripensai all'ipocrisia dei tutori greci che si facevano i ragazzi con la scusa di favorire propedeuticamente il loro ingresso nella società adulta, e mi decisi al varo di quest'Amerigo Vespucci che ormai avevo accettato di essere, lasciando che lui si facesse strada nel mio mare calmo.
La grossolana avidità tipica della gioventù, costrinse il ponte della mia nave ad inarcarsi come sotto una secchiata d'acqua gelida, ma solo un istante dopo, il mio "mozzo calabrese" dimostrò di saper aver cura del legname pregiato di cui ero fatto, e finirono nello scarico della doccia, tutti i miei sensi di colpa e le sue paure, lo abbracciai ma mi sentii abbracciato, e guardandoci privi di ogni malizia, i suoi denti bianchi si mostrarono in un sorriso fiero e riconoscente.
Il passo successivo fu quello di non creare con lui nessun legame tranne quello che le nostre anime avevano intrecciato reciprocamente, perché non c'è persona con la quale la mia pelle si sia unita, che non mi sia rimasta addosso in qualche modo, un mese più tardi, mentre io mi dedicavo alle pratiche di carenaggio del mio vecchio scafo, mi arrivò una cartolina con l'immagine di un galeone, in verità me ne arrivò una ogni mese, fino a quando lui non fu talmente lontano e sicuro al timone di se stesso, che ormai i gabbiani che la portavano non avrebbero più potuto tornare indietro.
Sì non si può diventare grandi da soli, e ogni tanto sentire che, sia che si tratti di amore, di conoscenza intellettuale, che di ogni ricchezza di sapienza che la vita ha donato all'umana natura, noi essendone fruitori e non possessori, possiamo attingere a nuove ricchezze solo facendone dono a nostra volta, senza chiedere nulla in cambio, mi pare cosa buona e giusta. Forse, solo con questo spirito, nessuno depreda, nessuno trafuga, nessuno estorce per egoistico piacere, ma tutti contribuiamo alla circolazione di un energia vitale, che sospingerà lievemente, anche le vele del nostro ultimo viaggio... un giorno o l'altro.











martedì 27 settembre 2011

modalità affettive: la suocera a progetto


L'ostilità delle famiglie, alle relazioni gay dei propri figli e figlie, si manifesta in un caleidoscopio abbastanza vario di possibili comportamenti, poiché si sa che non si muove foglia che Dio non voglia, ma l'educazione religiosa del paese italico impedisce di considerare che la foglia di fico in movimento, sia di due Adami, o Eve. Per tali ragioni, le famiglie quasi mai del tutto inconsapevoli della natura dei propri figli, si trovano di fronte ad alcune decisioni importanti, nel momento in cui "l'amico/a" , comincia ad essere un pò troppo presente nella vita dei propri pargoli.
Molti per evitare Tsunami famigliari, arrivano fino ai 50 anni, non facendo outing, ma questo di solito, rende le loro relazioni, quasi mai durevoli. I segreti hanno l'abitudine come le bugie di velare la realtà, e se da un lato impediscono al parentado di ficcare il naso, dall'altro impediranno al naso del bugiardo, di scorgere il muro che ha di fronte.
L'amore materno ha modi di esprimersi, più bizzarri di un carro del Gay pride, di conseguenza i casi si riducono a due: la madre chioccia, piuttosto che rimetterci il pulcino, si cova anche il brutto anatroccolo, la madre cigno caccia il pulcino gay, per paura che gli rubi le scarpe, ma entrambe prima o poi diventeranno suocere e dovranno scegliere come rapportarsi anche con l'altro/a metà del letto dei propri figli/e.
Dal mio punto di vista, esse restano in entrambi i casi, delle suocere "a progetto".
La natura precaria della loro figura, non nasce per una qualche mancanza nel rapporto di coppia tra due simili, piuttosto si concretizza nell'adattamento più o meno forzato, con cui la madre, si misura, in quanto, sia la madre che accoglie, che quella che nega, cercano di ottenere il controllo sull'andamento della vita di qualcun'altro, per non modificare la propria.
Ricordo la madre di un mio amico, che per contrapporsi al rifiuto del marito di accettare la gaiezza del figlio, si trasformò in una sventurata specie di suffragetta gay, che riempiva tutti di vistoso imbarazzo. Quando il figlio, si fidanzò con un ragazzo e andarono a vivere insieme, essa si incaricò di pensare a tutto ciò che occorreva loro. Direte che non sono mai contento, che in fondo, era premurosa, e che cercava solo di aiutare, ma mentre lo dite, pensate a quanto molte di voi, abbiano gradito l'intromissione seppur a fin di bene, della propria suocera.
Mia madre, che divenne suocera più volte, la maggior parte delle quali a sua insaputa, mi disse chiaramente, quando le portai a casa l'uomo col quale sto tutt'ora, "non crederai mica che mi possa comprare con le sue buone maniere?" - "No, mamma l'acquisto non è nei suoi programmi tanto quanto non lo è nei miei, siamo qui solo per rovinarti un pomeriggio!"
Il "progetto" della suocera precaria, è sempre quello di veder naufragare il vostro rapporto, o per riavervi, o per dimostrarvi che non è normale, quindi la riconoscerete perché sia la sua presenza che l'assenza avranno il potere di fare della vostra relazione un "triangolo senza bermuda"!
Sarete in tre in cucina, mentre fate la fricassea con la sua ricetta, o quando vi sentirete in colpa per non averne voglia, sarete in tre in salotto sia che vi venga a salutare che se quella sedia sia sempre vuota, ma soprattutto sarete in tre a letto!
Ebbene si, credete davvero che la suocera a progetto non si sia informata circa le vostre geometrie sessuali??? Vi consiglierà il lubrificante migliore, o sterilizzerà amorevolmente i vostri Toys, oppure non arriverà mai oltre la porta per terrore di vedervi fare quelle porcate che vi piacciono tanto, ma state pur certi che anche se incomprensibilmente, esse pensano a voi che fate sesso! Non so per quale beneficio, io non ho mai pensato alla sessualità di mia madre, eppure con estasi o disgusto loro ci pensano e dato che nonostante la vostra somma gioia, non produrrete una realtà materiale chiamata figli, esse potrebbero persino provare gelosia nei confronti di un piacere tanto illimitato quanto "infruttuoso" . Una gelosia inconsapevole, ovviamente, ma altrettanto motivante. Ricordo una splendida Virna Lisi, interpretare il ruolo di una madre, che si trova una sera delle tante passate da sola, ad indulgere alla vista di un film porno, lo sguardo che dapprima era di riprovazione, comincia a lasciare il posto ad uno stupore infantile per una donna di quell'età, fino a quando la figlia che era entrata in casa a sorpresa e non si era fatta udire, le tuona alle spalle, "Mamma, che fai?", Lei si gira con uno scatto e sente di doversi giustificare, dicendole di averlo appena visto girando il telecomando, ma quando la figlia le palesa il motivo della visita, annunciandole di avere un'amante, lei sente di dirgli "Non so, voi volete tutto, la passione, i figli, il lavoro...io non credevo comunque, che un uomo e una donna potessero perdersi così tanto uno dentro l'altro, senza vergognarsi, e comunque tuo padre, quelle cose, non le avrebbe mai fatte con sua moglie"!
Un altro caposaldo della suocera a progetto di tipo più sano, di quello menzionato fin qui, è che essa è suocera per la durata del progetto stesso, ma sarà in grado di avere con voi un rapporto dopo la vostra rottura col proprio figlio/a? Vi riconoscerà ancora tutto il bene che avete fatto, o ricorderà solo l'ultima parte che vi vede scegliere di lasciare?
Se, e ripeto se, come credo nel caso delle coppie gay, le suocere sono disposte a considerarci per il "bene" che portiamo alla vita del figlio/a finché lo garantiamo, con ogni sacrificio possibile, i loro gesti di generosità sono davvero sinceramente rivolti a noi, o al mantenimento del nostro ruolo?
Personalmente, le mie suocere passate, non hanno mai continuato ad avere un rapporto con me, nè io con loro, ecco perché credo che in fondo siano sempre state solo madri, e per questo non le giudico, ma di certo, ne rivaluto la necessità, la reale utilità di compiacerle, il bisogno dei loro figli che io o voi gli piacciate, e vi invito a depennare dalla lista dei motivi per non lasciare il vostro/a compagno/a, tutto quello che hanno fatto per voi, in quanto spesso non sarete indispensabili ma utili, e del tutto passeggeri. Il vostro viaggio di coppia, non deve per forza includerle nè escluderle del tutto, diciamo che sarebbe onesto che gli pagaste i "contributi" in termini di rispetto, ed educazione, ma non fate l'errore di "sentirvi" parte di una famiglia, nemmeno durante il pranzo domenicale, piuttosto "partecipate" se potete alla famiglia del vostro compagno, o smettete di imporvi se non vi gradiscono, e ricordate se siete maschi, che la collana di perle col fermaglio a cameo, che vi fà impazzire, non ve la daranno mai!
il giorno che avrete deciso che la vostra relazione è finita scrivete come segue:


Gentile suocera,
La informo, che decaduti i termini del "progetto" tra me e suo figlio/A, nonostante gli innumerevoli arrosti e ravioli da lei prodotti nell'esecuzione del suo mandato, ( o grazie alla sua completa inutilità nella figura di conciliatore dello stesso) io sottoscritto/a genero/a nuora/, le comunico il mancato rinnovo della mia pazienza,(o del mio entusiasmo)all'interno del "progetto" che la vedeva inclusa più o meno suo malgrado, e la informo, che a decorrenza da ora lei può ritenersi di nuovo madre di figlio/a single.
Le verranno riconosciute le mensilità previste dalla Legge, che non ci riconosce come coppie, per un importo pari ad una fredda stretta di mano.
Per quanto riguarda la suddivisione dei beni, non ne riscontro alcuno da salvare, e per inteso nemmeno gli odiosi completini per colazione all'americana, riciclati in tutti i Natali passati.
distinti saluti
la direzione del proprio Io e dell' annesso apparato genitale!













martedì 20 settembre 2011

Questione di fianchi, e punti di vista


Verso la fine degli anni ottanta, il modello di bellezza, spostò il suo riferimento. Fino ad allora si parlava di parrucchieri ed estetiste, di trattamenti innovativi agli infrarossi, come dell'ultimo grido, e al massimo un pò di esercizi alla Jane Fonda con le tutine sgambate e gli scaldamuscoli, arrivavano dall'America, in comodi VHS da mimare malamente nel salotto di casa, ma tutto lì.
Le mie clienti, parlavano di yoga e erboristeria, come mia nonna parlava di chiromanzia, con curiosità e un velo di superstizione, ma ad un certo momento, le palestre che prima di quel tempo, erano scantinati più o meno attrezzati e generalmente frequentati solo da maschi, cominciarono a vestirsi di glamour a corteggiare, le donne e a sedurle con la promessa di glutei infrangibili! La conseguente promiscuità di quegli ambienti, modificò il concetto di bellezza maschile, allungando come grissini stirati i bicipiti, e lisciando toraci, fino a renderli lisci come lavandini, il nuovo uomo ready to have, lasciò i connotati barbari, femminilizzandosi in modo alquanto sgradevole a mio avviso, ma che consentiva alle donne, di sentirsi meno imbarazzate al ristorante.
Il rapporto col mio corpo, non mi aveva mai appassionato, diciamo che vivevamo come separati in casa, lui da una parte io dall'altra, non che non volessi sentirmi bello e avvenente, ma per una qualche curiosa circostanza, una linea Maginot, mi aveva tagliato in due per il lungo, donandomi ora a destra, ora a sinistra, entrambe le fisionomie dei due sessi. Se avevo la vita da vespa a destra, e il gluteo rotondo, avevo a sinistra, un odioso pannicolo adiposo, che mi faceva molto maschio, rendendomi il fianco, diritto come un mattoncino Lego, inoltre la calvizie, mi privava da distrazioni, e le gambe, erano una visibilmente più secca dell'altra, oltre che più corta di un paio di centimetri. Mi chiedevo se al momento della nascita, un Re Salomone, non mi avesse tagliato in due, per una qualche contesa, e una pietosa allevatrice, forse, mi avesse ricucito alla bene meglio. Certo è, che non potendo diventare donna senza i capelli, e neppure essere totalmente maschio, con quel sedere alla brasiliana, la mia vita non era tra le più semplici da dirigere. Ci avevano provato in tanti a correggere la mia camminata da modella,quand'ero bambino, dai medici agli stregoni, nel tentativo di consegnarmi ad un unico genere, mentre io mi sentivo "un genere unico", col solo risultato di farmi incazzare, per tutta l'infanzia e gran parte dell'adolescenza. Col mio corpicino double-face, comunque avevo potuto allargare la fetta di mercato che ognuno può interessare, in realtà l'avevo raddoppiata e quello fu l'unico senso degli affari, che mi riconobbi, ma provai lo stesso ad abbonarmi ad una palestra, dove la mia amica camionista, andava già da tempo, nella speranza di fondere i due lati di me in uno solo.
Del resto il corpo, è per noi gay, l'accessorio indispensabile da abbinare al fidanzato giusto, è il metro di valutazione di un buon affare, il paio di occhiali con cui proteggersi dal sole accecante della vita, il biglietto di sola andata per la favolosità, la lettera che ogni giorno spediamo fiduciosi al nostro destino, e per questo siamo stati giudicati superficiali, ma noi antesignani dei costumi sociali, avevamo anticipato largamente l'adorazione per la perfezione, che oggi si avvale di bisturi silicone e siringhe, e che ha contagiato sia uomini che donne. Anche molti noi, nascondevano dietro corpi imponenti, personalità di cristallo, complessi di porcellana finissima, e qualche difficoltà relazionale di troppo, ma in questo, non eravamo già parte di un umanità che si sarebbe formata nel tempo, e che ci avrebbe visto in fondo, più simili che diversi?
Comunque io metà Jane e metà Rocky, feci il mio ingresso nella società delle menti sane in corpore gonfio, o viceversa, proprio in quell'autunno, e come un criceto nella ruota cominciai a correre! La figura dell'istruttore che ti avrebbe regalato un corpo da favola con una scheda, non sempre rappresentava fisicamente il risultato finale, ma ormai era tardi per discutere e trovai consolatorio, il fatto che i miei glutei, non nascondessero completamente, il sellino della cyclette, come per la maggioranza delle donne in sala, con gli addominali a terra invece, il rapporto fu tragico da subito, mentre i miei compagni e compagne di corso salivano e scendevano, io riuscivo solo a spostare il collo da terra, e chiesi se non sarei finito per sembrare tutto collo!
Per quanto riguarda il tempo, le palestre offrivano anche momenti ludici grazie ai minuti di defaticamento tra una macchina e l'altra, macchine, che ricordavano una simpatica inquisizione contro le eretiche secche come me, peccato che mi trovavo schiacciato tra i bisonti in attesa come alla posta, dove forse, a quelli così grandi lasciano il posto, oppure nell'area relax potevi godere di un simpatico bagno turco, sperando che il vapore non ti rendesse invisibile e quindi ancora schiacciato sulle pietre roventi, perchè in realtà gli spazi non aumentavano proporzionalmente al volume corporeo. Ma tanta fatica per diventare grossi, per poi finire tutti appiccicati, aveva davvero senso? E poi, il mio istruttore perchè non mi aveva fatto due tabelle, per il mio corpo diviso in due? Quale delle due avrebbe privilegiato a mia insaputa?
Decisi di parlargli del mio conflitto esteriore, e la faccia che fece mi convinse che non avevo nessuna intenzione di separarmi dal mio doppio, che in fondo il mio regno per i pettorali non era il mio motto, e che l'odore di calza di nylon dello spogliatoio femminile, troppo adiacente al mio, non meritava tanto sforzo!
Cosa volevano davvero gay o etero, maschi o femmine dall'attività fisica? Forse per le donne, scaricare un pò di rabbia per un culo troppo grosso, o una pesca più facilitata per gli uomini, l'eccitazione di un'avventura con un etero per noi gay, nel fumo del vapore? Sempre e solo domande, al modico prezzo di un quarto del proprio stipendio! Lo facciamo per noi stesse, mi dicevano le clienti, per sentirci meglio, oppure gli uomini per sembrare più giovani, eppure le prime continuavano a prendere sonniferi e i secondi, continuavano a bere nel garage, e i miei amici a spogliarsi per confrontarsi tra loro!
Quella sera, tra le braccia di uno sconosciuto che mi sussurrava all'orecchio dolci bugie, i miei fianchi, Jane e Rocky, decisero di armonizzare la loro convivenza, con mio immenso piacere, perché il mio talentuoso amante, alzandosi disse: scusa ma tu fai palestra? No, dissi io aspettandomi un consiglio.
Allora sei davvero fortunato!
specchio specchio delle mie braghe chi è la più bella di tutto il ciarpame?










modalità affettive: l'Architetto pieghina"


Mia madre aveva la curiosa abitudine, di farmi sloggiare con circa due ore di anticipo sull'orario del treno, ogni domenica che andavo a trovarla a Genova, una volta perché se arrivi prima è meglio, un'altra perché col buio non è sicuro camminare per strada, oppure perché finivamo col litigare sul corretto utilizzo della spina antizanzare. Avevamo due tendenze opposte nella comunicazione, io volevo parlarle della mia vita, lei non amava che avessi proprio quella. Le teorie secondo cui me lo diceva per il mio bene, andavano dalla filosofia della natura, (hai mai visto due leoni maschi che fanno i cuccioli? No mamma, ma sapevi che i leoni se non trovano una stupida femmina, si arrangiano tra di loro?) alle tavole della Legge Mosaica,( Mosè mica scese dal monte con scritto fate come vi pare? No, mamma, Mosè scese dal monte da solo e piuttosto sconvolto, credi che avesse le idee chiare?) passando per la saggezza popolare,( dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna! Sarà, mamma ma se c'è una donna cosa ci fa dietro?) fino ad approdare agli anatemi apocalittici più comuni,( Se tutti fossero come te, e fosse giusto, la razza umana sarebbe già estinta! Si, mamma è probabile, ma visto che credi nella fine del mondo, non pensi che sarebbe più facile per Lui fare le pulizie se fossimo in meno?) e si risolvevano sempre con il suo Ite missa est, "beh ora vai che perdi il treno".
Dopo tali corroboranti, colloqui famigliari, che potevo fare nelle circa tre ore a mia disposizione, prima di prendere il treno per Milano? Ma soprattutto, può una farfalla volare con le ali appiccicate? La vischiosa eterosessualità, che mi rimaneva attaccata dopo le visite parentali al penitenziario della Maria Luisa, mi spinse a visitare il Salone Nautico, invece dei soliti negozi del centro, e lì feci la conoscenza dell'architetto "Pieghina".
Potrei ritenere liberamente che anche quello fu colpa di mia madre, ma Freud aveva già fatto un ottimo lavoro, perché rincarare la dose? Questo genere d'uomo, è affascinante, in quanto, sfoggia nelle occasioni meno indicate i look più audaci, girellare tra gli yacht, vestito di broccato, in Versace, lo rendeva un'ottimo sponsor per tappezzieri, eppure lui sembrava non accusare alcunché!
Informato e con la passione nautica, fa bella mostra delle sue conoscenze, incantando con i suoi occhi azzurri, le signorine dello stand fieristico, con terminologie e millantate traversate continentali, insieme a qualche mostro marino. A tutt'oggi credo che mi notò per la mia impressionante somiglianza ad uno "strallo di poppa", e dopo alcuni convenevoli, mi convinse della bontà del suo albero maestro. Ne seguirono alcuni viaggi tra Milano e la riviera ligure, che portarono ad una assurda relazione a cui mancava sempre qualcosa.
Dopo un anno, di camicine, satin, scarpe di vernice e qualche collo di volpe di troppo, mi chiese di andare a vivere con lui nella sua grande casa. Insomma, pensai, o gli serve una cameriera fissa o è la volta buona, ma prudentemente decisi di provare per qualche mese, senza lasciare però la mia casetta in affitto. Il braccino corto dell'architetto, era un po spiacevole, ma per uno che non era abituato a grandi generosità, non doveva sembrare strano trovare sotto l'albero di Natale un giubbotto di pelle, che gli aveva visto nell'armadio! L'appellativo pieghina gli venne dato insieme al titolo nobiliare di "gran broccato" perché non v'era mai traccia di pieghe nelle sue camicie, cioè una volta indossate, per la marcia longa o per una timonata con le amiche, le toglieva perfettamente diritte. Questo genere d'uomo vi amerà, con grande passione, finché siete orrizontali, facendovi sentire come una polena di fronte alle onde, ma se per caso come tutte le sirenette vi scocciaste delle pinne, e voleste due gambe per scappare, sappiate che ai suoi occhi, diventerete subito una grassa balena bianca da uccidere! Incapace di democrazia, vi riempirà di complimenti, che vi convinceranno a crederlo superiore, quasi ultraterreno, insomma, vi trasformerà in pastorelle francesi cagionevoli e affette da visioni mistiche, che lo ritraggono a fianco del Grande Capo, sentendovi liete di spargere la buona novella del Pirla redentore!
Ma un bel giorno, vi accorgerete, del peso che il Noto Folletto, avrà sulle vostre spallucce, e come accadde a me, spolverando amabilmente le preziose cianfrusaglie, elaborerete un perfetto piano per liberarvi.
Vi basterà, convincerlo che Milano, sia la città dove avrebbe sempre dovuto vivere, e non farete alcuna fatica, dopodiché scoprirete che:
- all'ombra del Duomo, il capitano Acab, sembra un tonno nostromo.
- che, una volta inserito nel vorticoso sistema fashion, le finanze del nostro, risulteranno alquanto insufficienti per la competizione, della quale ha bisogno per vivere.
- che 60 metri quadri, sono un'ottimo terreno per una modesta guerra dei Roses, che vi porterà immense soddisfazioni.
- che l'appartamento nel quale sarete andate a vivere con lui, essendo di proprietà di una vostra amica, non gli verrà mai venduto a vostra insaputa!
- che un uomo del genere, che vi ha circondato dei "suoi" oggetti più preziosi, e amati, in realtà vi ha consegnato una quantità di ostaggi, con cui negoziarne la dipartita.
- ma sopra ogni cosa, scoprirete, che sebbene l'albero sia maestro, esso è sostenuto dal suo modesto strallo, il quale seppur "dormiente"( cioè considerato un pezzo fisso) è fatto d'acciaio!
Nel timore di veder frantumato l'ennesimo costoso vasetto, il mio architetto piegò non solo la camicia, ma anche le sue vanagloriose alucce, e fece ritorno nel suo sarcofago rivierasco, dove avrebbe ottenuto la commiserazione dei suoi cari, riconfermato una certa posizione tra i concittadini, e forse salvato gli ultimi risparmi per la vecchiaia e ai nipotini avrebbe potuto raccontare la storia di come facendo del bene ad un poveraccio, quasi ci lasciò le pinne!
Trovo, giusto che ognuno abbia la sua consolazione, che possa riscrivere a modo suo ogni avvenimento che lo ha visto perdere qualcosa, perchè in fondo che tu sia Mosè, la Maria Luisa, bernadette, o la sirenetta, ciò che conta davvero è che tu non smetta mai di credere all'illuminazione, a quel momento di pura magia, che ti chiarisce cosa fare.
Io trovai lussuosissimo rimanere in quell'appartamento con il mio lettino singolo comprato alla televendita, il mio amato baule di quand'ero bambino, e giusto il cesso perchè non se l'era potuto portare via, e aprendo le finestre, alzai lo sguardo al cielo, e ringraziai la Madonnina del Duomo, per aver smascherato le promesse di un altro marinaio.






venerdì 16 settembre 2011

il pelo nell'ovulo!


Il mio naufragio nel modo intellettuale, e il disagio nell'ambito dell'olimpo estetico gay, mi collocarono in una sorta di "terra di mezzo" del mio stesso ambiente, mi sentivo un piccolo Hobbit gay, che non poteva attrarre nè gli elfi palestrati, nè i trolls da libreria, insomma un piccolo Frodo che non sosteneva il peso di un anello, che non voleva al collo ma al dito!
In questo territorio limitante, godevo della compagnia di fanciulle che stravedevano per me, pulzelle con castelli di carta, fatine oche, e ninfe ninfomani, di cui mi trovavo sempre attorniato.
La compagnia femminile, è un tipico passaggio dell'adolescenza di un uomo gay, in quanto più rassicurante della compagnia maschile che il meccanismo di attrazione, rischia di far far diventare alquanto imbarazzante, eccezion fatta per le nuove generazioni, le quali a causa di uno scatto evolutivo, si sono ammantate del giusto mantello di invisibilità, che ne favorisce la vita sociale oggi più coesa tra i generi.
Una in particolare, meritò la palma d'oro della complicazione, l'Oscar del masochismo, la Coppa Volpi della furbizia, perchè per oltre due anni, riuscì a riempirmi di dubbi circa l'universo femminile, che fino a quel momento avevo considerato semplice come il labirinto dell'Enigmista.
Nessun maschio etero o gay, può sperare di uscirne senza lasciarci un pezzo, perché le donne, ti costruiscono piccole scuole di Hogwards nella testolina e proprio quando credi di aver imparato la strada, ecco che le scale, si spostano e le pareti si capovolgono imprigionandoti senza scampo.
Avevo fatto una gran fatica a trovare quell'appartamento, col mio nuovo fidanzato "l'architetto pieghina" di cui vi parlerò meglio nel prossimo capitolo delle modalità affettive, ma dopo mesi di lavori, e qualche porco di troppo, i 60 metri quadri di principesco splendore erano pronti, e riuscimmo a trasferirci. Ho sempre trovato adorabile, l'implacabile curiosità dei miei vicini di casa, la pervicacia con cui sbirciavano dalle finestre, la casuale dovizia di occasioni fortuite con le quali li avevo sempre fra le balle, e una in particolare, era un artista del genere, una piccoletta col muso di un roditore aggraziato, la Mery, la quale scricchiolava saluti e risatine, anche di fronte al tanfo oprrimente dei bidoni dell'umido d'estate, o sotto la pioggia più incessante era capace col suo 35 di piede di correre come Mennea, per bloccarmi col portone aperto e costringermi a salutarla.
Viveva sola, con un gatto nero, e faceva la segretaria, ma sembrava felice di esserlo, e giocava spesso coi doppi sensi per darsi un'aria cosmopolita e libertina mentre mi diceva, se ti serve lo zucchero suona pure, ella incarnava perfettamente il prototipo della single per scelta, tanto cara negli anni novanta, e ti costringeva a credere, che in fondo un uomo non fosse altro che un passatempo, e io ammiravo la sua serenità e lo spirito indipendente che mostrava. Inutile dire a chi, lo zucchero, il sale, e il detersivo dei piatti, finì per prima, e quindi, o per chiedere o per restituire, il nostro appuntamento, oltre che fisso, divenne quotidiano e scambievole.
Molto dedita all'igiene personale, e molto meno a quella della casa, la Mery faceva il bagno ogni giorno, proprio quando io le suonavo il citofono, "vieni pure", mi diceva dal microfono gracchiante, e una volta giunto alla porta, che trovavo sempre socchiusa, una vocina trillante diceva," stavo giusto facendo il bagno"! Le prime volte, mostrai l'imbarazzo che lei non provava affatto, dicendole un debole " magari passo dopo", ma la risposta era sempre la stessa, con il pelo in bella mostra mi sorrideva nuda, dicendo," ma tanto a te non interessa no? Ti faccio il caffè?"
Pensai che una volta poteva succedere, che la mancanza di pudore, fosse un'espressione della sua modernità, ma giorno dopo giorno, bagno dopo bagno, caffè dopo caffé, nemmeno cambiando l'orario, riuscivo ad evitare il peep show, e mi domandavo: se davvero una donna può raggiungere un grado di intimità, così ampio, con un vicino seppure gay, perché per comprare gli assorbenti, è invece capace di mille giochi di prestigio? Perché dirimere sulla densità del proprio ciclo mestruale con me, per poi dimenticare l'appuntamento col ginecologo? Oppure, perché nei film ,le donne strascinano lenzuoli chilometrici dopo aver fatto sesso col proprio uomo, se capaci di mostrare tutto il parco giochi serenamente, ad un amico?
Ormai assuefatto alla confidenza, cominciai in perfetto stile gay a sottolineare con umorismo alcuni suoi difetti fisici, come il culo a pera o le tette piccole, convinto che l'intesa raggiunta concedesse orizzonti quasi illimitati alla mia ironia, oltre che a quella, che la sorte le aveva già riservato, ma dovetti ricredermi. La ninfa ninfomane, che fino al giorno prima parlava di sesso orale, come di cornetti a colazione, cominciò a ridere sempre meno e a mostrarsi più nervosa, ed io per rilassarla aggiungevo dettagli al mio carnet di scherzi, fino a quando un giorno, arrivai all'appuntamento per un giro di shopping, con qualche minuto di ritardo, e la trovai infuriata come mai l'avevo vista! Mi coprì di insulti dicendomi che non ne poteva più di non essere nemmeno libera di farsi un bagno senza che io fossi lì a guardarla, che potevo almeno avere la discrezione di non farla sentire uno schifo, e dal quel giorno non mi rivolse più la parola fino a quando non lasciai quella casa.
Solo qualche anno più tardi un'altra amicizia femminile che adorava trascinare a letto gay ubriachi, mi chiarì l'equivoco, mi spiegò quanto dolore avesse provato nel vedere la mancanza di erezione di alcuni suoi trofei serali, e che almeno una volta, avrei dovuto capire cosa la piccoletta volesse da me, in fondo noi gay , noti tra gli etero, per essere promiscui, ci comportavamo da veri razzisti, nel non voler ignorare la differenza tra un ano e una vagina!
Di certo, capii che la" terra di mezzo", era un luogo dove non era il caso di guardare il "pelo nell'ovulo" ma proprio per questo, ripresi il mio viaggio verso il monte Fato, e cominciai a considerare l'ipotesi di praticare la castità più assoluta, e all'avvicinarsi di una forma femminile gioviale, cambiare strada.
Un velo di pena, mi colse pensando ai miei amici etero, i cui ormoni non consentivano alternative all'opprimente giogo della "vagina cervellotica" delle donne, in quanto una volta usciti maschi, da uno dei loro ovuli, erano condannati come salmoni a provare l'istinto insopprimibile di ritornare a casa, e perciò, sostenere l'ardua selezione delle loro femmine.
Anch'io in fondo ero nato così, e mi pareva proprio buffo, che dopo avermi partorito, la mia madre naturale, mi avesse abbandonato, perché forse le ero uscito dal ventre senza l'apposita "ricevuta di ritorno", o più credibilmente, perché il mio ovulo aveva più di un pelo di troppo, senza però affrancarmi dalle stesse difficoltà di tutti gli altri maschi!




modalità affettive:l'erotomane acculturato


In Autunno le foglie cadono, i ritmi vitali rallentano, e Milano si ammanta di un grigio tenue, che fa venir voglia di cinema, teatro, o mostre d'arte di ogni genere. La mia idea di elevazione, il mio ostinato bisogno di raggiungere un qualche punto dell'esistenza purché panoramico, mi spinse a rivedere le mie abitudini, non avevo foglie da lasciar cadere, i capelli erano già persi, ma le balle quelle non ero proprio disposto a farmele cadere!
Si, ci sono momenti in cui, di quel te stesso che proteggi, che promuovi, che cerchi di collocare nello spazio e nel tempo, non sai più che farne, momenti in cui se c'è una cosa che ti sembra sbagliata quella sei proprio tu, ed è in quei momenti che alcuni chiamano illuminazione, altri depressione altri ancora, nobiltà, che hai l'opportunità di girare il timone e cambiare rotta.
In quei momenti il mio dialogo interiore cambiava di genere, nel coprirmi di biasimo, nel torturarmi di perché, nell'attribuirmi ogni sorta di errore, preferivo rivolgermi a me stesso, al femminile. Provare per credere, ogni donna pensa che gli uomini per quanto necessari, siano scemi, e ogni uomo pur desiderando le donne, le trova ottuse, ecco perché darsi dell'ottuso o della scema è più gustoso se contrario al proprio genere. Io mi dicevo. sei proprio una cretina,cosa vuoi che cambi nella tua vita se da una palude familiare passi a una palude gay?
I confini di gaylandia, erano davvero così limitati? Davvero potevano soffocarti tanto quanto quelli dai quali esci per conoscerla? Ebbene sì, poiché la vastità di una mappa, è diversa a seconda della propria capacità di esplorazione.
Analizzai perciò i confini che avevo posto alla mia vita e mi resi conto che, l'abbagliante luce della bellezza fisica degli altri, era il primo dei fattori immobilizzanti da riconsiderare, l'equazione bello uguale superficiale, trovava larghe conferme quotidiane, quindi mi decisi a trovare all'interno del caleidoscopio gay, qualcuno che non facesse del culto del corpo l'unica ragione di vita. A ben pensarci le categorie del mondo gay somigliano alle etichette che ci affibbiano e contro le quali protestiamo invocando la parità, eccezion fatta per il fatto che nessuna di esse, è di tipo dispregiativo ovviamente. Le nostre colleghe americane in realtà hanno cominciato per prime a sottoclassificarsi attraverso le preferenze sessuali, in masters, bottoms, mature, bears, twinks, studs, beefy, boysh, older, etc.... mentre noi italiane eravamo ancora solo omosessuali , loro già si davano più autostima e diminuivano gli inconvenienti negli incontri occasionali. Trovai nella guida gay della mia città, un gruppo che si riuniva per discutere di cultura, e tutto eccitato presi nota del giorno e dell'ora dell'incontro, e mi presentai, all'ingresso di questo circolo, che somigliava al retro di una bocciofila, nel quale ebbi modo di conoscere il
"voglioso leopardiano"
Questo soggetto, è esperto di mimetismo sociale, la sua livrea si scambia facilmente con quella di qualunque attivista di centro sociale, con la differenza unica di tipo di attività, inoltre, la postura curva, e lo sguardo velato lo rendono apparentemente innocuo rispetto alle altre specie più variopinte e concupiscenti. Il tema dell'incontro a cui avrebbe fatto seguito la penosa "cena sociale" verteva sul "conflitto esistenziale dell'animo criptico nello sviluppo dell'orientamento sessuale e la formazione di metamodelli ghettizzanti basati sulla non accettazione della natura violenta del rapporto penetrativo, a causa del mancato assorbimento della propria fase anale". Un disastro in termini al quale non ebbi il coraggio di opporre il giusto vaffanculo.
ne seguirono due ore e mezzo di commenti incomprensibili intervallati da qualche parolaccia, che serviva allo scopo di render l'argomento più popolare, una deprimente proiezione di qualche capolavoro che a mio avviso avrebbe reso obesa anche Haudrey Hepburn. per farmi sentire il benvenuto, continuavo a ricevere virili pacche in ogni dove, che però culturalmente, non dovevano essere scambiate per le solite toccacciate, anche se io la differenza non la capivo, ricambiai al meglio. Era chiaro che l'irsutismo e la sudorazione avevano un ruolo escatologico in quella serata, e quindi mi vergognai, per aver spruzzato di nascosto un pò del mio costoso profumo da ignorante fashionista, dicendo che ero stato io!
Il "voglioso leopardiano", ha però anche un lato gradevole, perché predilige i rapporti di lunga durata, e si oppone a viva forza contro il consumismo sessuale delle sue colleghe palestrate, come anche contro l'aspetto iper femminile dei commessi della Rinascente, e molti di loro, scoprìì che erano coppie, da almeno un decennio, forse per quello avevano la barba tanto lunga?
Come avevo fatto a non capire che se l'humus culturale è fertile allora le coppie non sentono il bisogno di dichiararsi tali, e le gelosie vengono considerate pratiche isteriche, non saprei, ma nel momento in cui mi servirono la polenta nel piatto di carta, mi scese una lacrima, e mi vennero in mente gli anni Settanta.
Non dovetti essere l'unico ad evocare quegli anni, perché, alcuni di questi accoppiati, cominciarono ad invitarmi a casa loro, e pieno di emozione accettai una decina di inviti, che sinceramente non mi erano mai capitati tutti insieme, e pensai: vedi, avevi ragione, la cultura crea una più facile e libera relazione umana, e accettai di seguirli a casa per un dopo cena.
Le abitazioni dei vogliosi leopardiani, si distinguono dalle altre per l'abbondanza di tessuti purpurei o neutri, che ne panneggiano i muri, i lampadari sono a terra, per sfidare l'opulenza, e i divani sono informi palloni imbottiti che favoriscono curiose posture, altro che le solite case gay ordinate ed essenziali, ma siccome ogni componente arriva da un designer di loro conoscenza, mi chiesi dov'era finito lo spartanesimo a cui avevo assistito. Accettare l'invito di questa coppia mi era sembrata un ottima idea, se non fosse che ad una certa ora, e dopo aver finito di beccare tutti i semi di sesamo come un tacchino, mi recai in bagno. Un bagno di cemento costosissimo, che sempre cemento era, dove al posto della catena del cesso, dovevo tirare un cordone a cui i padroni di casa avevano impiccato una bambola barbie, eh no, mi dissi questo è troppo ora gliene dico due, ma quando raggiunsi il salone, un tizio dondolava su un altalena in pelle completamente nudo, e il look" sociale", si era trasformato in "motociclisti anonimi" che a turno sembravano spingerlo provocandone allegri gridolini! Ma diamine, dov'era finito l'animo criptico? L'unica cosa che ravvisavo, quando fui invitato a prendere posto sull'altalena, era la solita fase anale, tirata per le lunghe e dissi: ma scusate non eravate in coppia da dieci anni, e pieni di interessi?- certo, che lo siamo, ma questo è solo il modo con cui ci dimostriamo il nostro legame, noi non ci mentiamo, noi condividiamo anche questo- mi risposero.
Ritornai agli anni Settanta, e ai primi esperimenti di coppia aperta che gettarono molte donne in una crisi senza uscita, poichè per aderire a un ideale, e per non perdere il proprio uomo, si erano trasformate in prostitute con la erre moscia, e provai un senso di profonda tristezza, per la assoluta mancanza di progresso a cui stavo assistendo, a ben quasi trent'anni di distanza da quell'epoca.
" Se mi volete scusare", dissi," vorrei andarmene a cercare uno squallido e culturalmente infimo rapporto sessuale con un uomo, che se anche non starà con me per decine di anni, avrò il piacere di non veder dondolare nudo, come dopocena, e per esservi del tutto sincero, io la fase anale me la tengo, me la lavo, e la regalo a chi mi pare".
Tornando a casa, la Rotonda della Besana sembrava volermi invitare ad entrare, e io accettai, e quella sera da solo e in perfetta armonia culturale, vidi una delle più belle installazioni artistiche che avessi mai visto...due scheletri uno sull'altro del tutto impossibili da definire come genere, simulavano un rasserenante atto sessuale fatto esclusivamente d'amore.








mercoledì 14 settembre 2011

ristoranti e altri luoghi comuni!


Che effetto vi fa una donna sola al tavolo di un ristorante? Se la donna è bella o brutta lo scenario in cui la immaginiamo cambia? Ipocrisie a parte, certo che cambia, perché provereste più pena per la bella signora che nervosamente occhieggia verso la porta, in attesa di chi non c'è, rispetto alla brutta signora che occhieggia verso di voi. Nel primo caso diventerebbe facile pensare ad un uomo bugiardo e altrettanto bello, che gli ha dato buca, mentre nel secondo, non sareste portati a credere che il posto vuoto al suo tavolo non sia in fondo una logica conseguenza del suo aspetto?
Ma c'è una cosa che le due donne hanno in comune loro malgrado! Entrambe hanno creduto facilmente in una bugia, eppure entrambe sono intelligenti, realizzate, e mediamente isteriche, ma di certo non idiote. Il rapporto tra l'aspetto e il tipo di menzogne a cui credere è lo stesso?
La città di Milano, soffre da sempre di preferenze per le persone belle, ad esse dedica cartelloni settimane, eventi, e luoghi d'incontro, ma come ogni madre onesta seppur di parte, ha saputo concedere il minimo sindacale anche alle persone di aspetto "non conforme", srotolando e soprattutto sdoganando per le donne, chilometri di Jersey di cotone. Vi chiederete cosa c'entra il tessuto con le bugie, ebbene, tramite quale mezzo credete che le persone in sovrappeso si siano sentite belle fasciate nel suddetto jersey? Tramite una bugia, alla quale hanno facilmente creduto, e cioè, che la comodità ti fà bella. Le belle d'altro canto non disposte a sentirsi comode, poiché sinonimo di grasse, hanno creduto nell'esatto opposto, e cioé che scomoda è gnocca!
La bugia non è pietosa come dice il proverbio, la bugia è fondamentale, è l'unico vero ammortizzatore sociale. Perchè non la verità? Perché la verità stabilizza, ma non sposta nessuno, anzi lo ancora esattamente dove si trova sia a livello di convinzioni, che di consumi.
Mi chiedevo quindi a quale bugia ero pronto a credere, non essendo donna, e perdendo quindi l'opportunità di usare Taffetà o il Jersey, e ricordai il dialogo che ebbi da adolescente con mia madre, poco dopo avermi redarguito sul fatto di non mentirle: mamma, perdo i capelli?- dissi- no, sei sempre uguale- rispose fingendo di osservarmi il capo che ormai poteva rifletterne l'immagine, Molti anni più avanti mi disse: ma cosa potevo dirti? La verità, non necessita di essere affermata, è lì da sempre, ecco perché la bugia è di gran lunga più interessante, poiché crea un immaginario nel quale trovare alloggio. Tramite una menzogna l'umanità potè sfuggire al pallossissimo villaggio vacanze dell'Eden, e godersi il resto del mondo, addirittura lo costruì come voleva.
Ma tornando alle due donne al ristorante, mi rammento di un tipo d'uomo che anche voi avrete di sicuro già incontrato, e cioè il "goloso malmostoso".
La prima volta che lo incontrai, ero ad un aperitivo per single, più simile ad una pesca facilitata, che altro, ma sempre in tema di facili bugie a cui credere, ero convinto che frequentare lo stesso posto regolarmente, mi avrebbe consentito di vincere la timidezza che le nuove occasioni suscitavano nel mio animo rosa, dico bugia, perché in realtà, a furia di andarci ormai venivo spostato quà e là per il locale come una sedia ingombrante nella quale potresti sederti, ma solo per non stare in piedi.
La fissa dei gay post '90 di darsi nomignoli, rendeva i pettorali di tutti, alquanto superflui, se poi ti chiamano, "cosmetica" invece di Cosimo, in un attimo anche il mercato del pesce si trasforma in un salotto demodè, del resto l'appartenenza era un altra bugia alla quale tutti credevamo volentieri. Nel trovarmi un luogo dove spalmarmi il lasonil sui lividi causati dall'affollamento, mi imbattei in un giubbotto di pelle che mi pareva saltar fuori direttamente da Grease, parlava poco anzi, pochissimo,e ovviamente, vuoi non intrigarti? Giocare a sudoku semantico tra i grugniti di un maschio è irresistibile per noi tanto quanto per le donne.
Nel tentativo di formare frasi compiute, il primo passo era accertare la corretta conformazione dell'apparato vocale superficiale, e così mi ritrovai a baciarlo, vincendo con questa ardita performance, una cena fuori. Le cene fuori, erano per me il preludio alla relazione in quanto se un uomo sopporta il basilico tra i tuoi denti è un uomo che ha serie intenzioni, e lui le aveva, oltre ad avere una fantastica moto, che mi permetteva di usare il giubbotto in similpelle che avevo acquistato senza un perché in un mercato delle pulci. Gira in moto oggi che giri in moto domani, io mi ero fidanzato con l'unico motociclista semimuto, nell'area bergamasca, il che rendeva le poche parole da lui pronunciate del tutto incomprensibili. Ma noi anime innamorate, sappiamo dare a quei vuoti di parole la densità di un amore, a quegli accenti, tipicità, a quella mancanza di domande, un senso di certezza.
Provate però ad immaginare la durata media di una cena togliendone la conversazione e scoprirete quanto tempo si spreca a mangiare! Inoltre, il famoso " preludio" si trasformò in supplizio, la magia del ristorante in parcheggio, la premura dei camerieri in speranza. Arrivai al punto di conoscere più ristoranti che negozi, di fare le domande più disparate ai camerieri pur di udire un linguaggio comprensibile, e in breve tempo l'acidità passo dallo stomaco al mio cervello.
"lasciami dire che non mi aspettavo che finisse così" mi disse il bergamasco quando all'ennesimo pota non ne potei più e gli dissi che la mia relazione col maloox e con lui finiva lì!
Ma diamine se sapeva parlare, perchè aspettò di farmi esplodere?????
Per lo stesso motivo per cui la bella donna al ristorante aveva creduto alle parole "ci vediamo lì" di qualcuno, e quella brutta, aveva creduto al gioco "incontriamoci in un luogo insolito e facciamo finta di non conoscerci", e cioè sfuggire alla verità di non piacergli abbastanza, e poter concludere pensando " ma chi me l'ha fatto fare?"




mercoledì 7 settembre 2011

Supernova d'amore


Bianco! Lo è il muro del nuovo appartamento in affitto, lo è la pagina da sporcare di pensieri, lo è il muro di nebbia padana, lo sono i bagliori delle stelle, lo sono anche, alcune notti.
Col sonno ho sempre avuto un rapporto di gioia, di rifugio talvolta, ma sempre di profonda serenità, dormivo sul tram dopo un estenuante giornata lavorativa, dormivo sul divano col gatto sulla pancia alle sette di sera, dormivo da piccolo per spegnere la luce delle mie paure, e dormo tutt'oggi per lasciare libera la mente di girovagare senza meta, ma di rado non dormo.
Quella notte però non ci riuscivo, ed era incredibile come quella frattura dell'armonia, rendesse la casa irritante, il lenzuolo è troppo lento, il cuscino tanto amato è contratto, le luci fuori, i rumori della strada, il bicchiere che si rompe, tutto diventa un potenziale nemico fino a quando, stremato e sconfitto, ti lasci andare fino in fondo, accetti di non poterci fare nulla e la coscienza di una piena impotenza, diventa torpore, resa, riposo.
Ma qual'era il tema del mio concerto stonato? A cosa pensavo quella notte, tanto da attivare la modalità di difesa primaria? Quale la minaccia incombente?
La solitudine, è il rovescio nero, del tendone di ogni palcoscenico della vita, la vede solo l'attore, la teme solo per sé, quando la cortina si abbassa davanti ai suoi occhi, mentre un pubblico euforico, si congeda ancora eccitato. Nella banalità, di una rutilante vita da single, dopo ogni Prima ricominciano le prove, ricomincia il trucco pesante fatto di sorrisi e manierismi, ricomincia la preparazione di un nuovo "costume" per l'occasione più importante, per "l'Incontro con la i maiuscola".
Quella notte le voci degli uomini che avevano affollato il mio cuore chiosavano come una voce sola, e l'irritante domanda che ponevano era: ma tu cosa vuoi da noi?
Decisi che quella prospettiva era interessante e rivoluzionaria per uno come me, che si era tanto indaffarato, a costruire e anche improvvisare qualità attraenti a profusione, se per una volta fossi riuscito a chiedere all'Universo qualcosa di davvero specifico,invece di fare offerte e saldi di mé stesso, forse lui sarebbe stato generoso, in fondo, col casino che avevo in testa si era comportato nello stesso modo, me lo aveva riproposto sotto forma di incontri!
Bene, non rimaneva che scegliere tra sicurezza e forti emozioni, tra una passeggiata in pianura e un salto col paracadute, due modi di sentirsi sicuri, ma tanto diversi tra loro, pensai, ma dovevo focalizzare ancora di più, dovevo pensare ad UNA sola emozione, lasciare che mi invadesse completamente, che mi attraversasse, e come un vento leggero mi scompigliasse la vita.
Il giorno dopo, mi svegliai, colto da un desiderio, avevo voglia di camminare senza una meta ma con la gioia dei giorni di festa, e dopo aver baciato e nutrito la mia gatta, scesi le scale della casa di ringhiera, con la lentezza con cui le miss affrontano Trinità dei Monti, aprii il pesante portone ligneo, con la forza di un invasore gay, un Conan in rosa, pronto a stabilire il suo dominio sul nulla.
La signora cotonata del mio bar preferito in Porta Genova, aveva le braccia ricoperte da lunghi peli, che copriva con bracciali barocchi di un nauseante oro giallo, il trucco lucido e le unghie sbeccate, ma mi chiamava "gioia" tutti i lunedì mattina e io la coprivo di sciocchi complimenti, mentre sbirciavo il sedere dell'addetto alla caffetteria. Un barista è sempre costretto a girarsi per svolgere al meglio il suo lavoro, quindi avevamo in comune più di quanto lui non immaginasse, un bel panorama del resto, rende il pasto principale della giornata alquanto corroborante.
Uscito da lì mi avviai per il corso guardando i negozi con lo stupore della prima volta, i capi eleganti delle sorelle Biffi, mi proiettavano nel jet set più esclusivo, pur rimanendo fermo sul marciapiede, e più avanti, la sontuosa gioielleria, mi riempiva di luce gli occhi. Una sosta al semaforo, è l'ideale per accendere una sigaretta maliziosa, quella che contribuisce a farti sentire una diva del cinema muto, e proprio mentre il fumo blu, usciva dalla mia bocca e lo sguardo indagava tra i finestrini delle macchine che mi passavano davanti, qualcosa di azzurro e penetrante squarciò il velo della sigaretta, un uomo sulla quarantina, mi aveva sorriso mentre passavo di fronte al muso della sua auto ferma al semaforo. Che avevo fatto di così magnetico?
Avevo acceso la sigaretta al contrario, accidenti, e nell'istante in cui da diva ritornavo ad essere sciampista, notai che la macchina in questione procedeva lentamente accanto al marciapiede, con la freccia accesa, e frenando di tanto in tanto, sembrava schiacciarmi l'occhiolino. Forse il guidatore voleva giocarsi ancora di me? Ma dovevo riprendere a camminare e come un burattino, mossi le mie gambe impietrite, fino a raggiungerlo, e dato che continuando a sorridermi, lo straniero aveva aperto lo sportello mi ritrovai seduto al suo fianco senza sapere cosa dire. Lui, invece, sapeva cosa dire e anche cosa fare, ma nonostante la spregiudicatezza del suo gesto, quel sorriso rendeva la situazione semplicemente divertente. Facemmo un paio di giri dell'isolato, e trovato un parcheggio, ci accordammo per una "constatazione molto amichevole" nel mio appartamento.
Avevo sentito mille racconti sulle bizzarrie amorose, e più insolite abitudini di quante ne fossi capace d'immaginare, durante l'amore, ma mai mi era capitato di dover sentire una sceneggiatura durante il sesso, perchè lui non ci riusciva proprio a non parlare, ma non semplicemente a dire due parole, lui, mi faceva un discorso ininterrotto dicendomi dove ci trovavamo, cosa ci succedeva intorno, e chi ci vedeva fare l'amore, con una dovizia di particolari impressionante, come il sudore che lo imperlava. Pensai che fosse un extra-terrestre, ma per fortuna non era la sola cosa extra che possedeva, e io in quel maremoto di generosità, ginnastica ritmica, e capacità oratoria, riuscivo solo a ridere in continuazione! Sì si può raggiungere l'orgasmo ridendo e questo è davvero poco terrestre!
Anni prima che il cinema affrontasse l'argomento dei gay sposati, grazie ad un brillante regista turco, io mi sentivo già una "fata ignorante", ignoravo cioè, come un uomo tanto vitale e allegro e generoso, potesse inserirsi nell'etichetta squallida dei " doppiogiochisti", e di fatto, pur essendolo per sua natura, non potevo avercela con lui, non potevo, come per altri provare il senso di fastidio, che l'opportunismo sessuale generalmente mi suscitava! Lui andava e veniva, ma non mi faceva mai sentire un oggetto, io ero per lui, il protagonista di un film che piaceva anche a me! Un lunedì ero una casalinga disperata e lui l'assicuratore bonazzo, un altro lunedì, lui era il produttore e io la starlette, l'idraulico, la parrucchiera che ti taglia i capelli a cavalcioni, in nessuno di questi scenari c'era nulla di umiliante, perché il lieto fine per una volta, non era mai banale.
Smisi di chiedermi dove mi avrebbe portato tutto ciò e apprezzai il viaggio per quello che era, del resto, io non avrei potuto proporgli scenari migliori, la mia visione della vita era improvvisamente noiosa e grigia, ma io non la disprezzai, semplicemente la lasciai dov'era per un pò, comiciando a capire che i colori nella vita sono infiniti e tutti possibili, che i giudizi sprecano i talenti, che le etichette stanno bene solo sui barattoli, ma soprattutto che l'amore è fatto di gioia, di capacità di trascendere il presente, di gocce di sudore e parole vane che vincono la paura della solitudine come possono, che ti regalano una magia, solo se il palmo della mano resta aperto.
Un anno dopo, ricevetti una telefonata, proprio mentre sceglievo i pomodori migliori.
- Pronto?- risposi vedendo il suo nome sullo schermo, forse perché in luogo pubblico, forse perché un angelo mi impedì di dire dimmi dove e quando.
- Buongiorno, scusa se disturbo- disse una voce femminile, dall'altro capo, e aggiunse, - sto chiamando tutti gli amici di Sergio- mi chiesi, se non fosse la moglie, o a quel punto chiunque lei credesse di essere per lui, e riuscii a dire solo, - credo che abbia un bel da fare, ha molti amici-
-Ne aveva, mi disse, è morto l'altro ieri.
Se venite colti da shock in un supermercato, sedetevi sui pomodori solo se siete femmine, è l'unico modo per inventarsi un ciclo improvviso, se siete gay non scegliete le banane, quelle sono solo per le feste. ora era chiaro perché l'ultima volta che l'avevo sentito per chiedergli quando ci saremmo visti, mi aveva risposto con un fil di voce dicendomi che aveva un pò di mal di gola, perché alla mia richiesta di fare qualcosa per lui, mi avesse detto lo hai già fatto.
Lo so, non è il finale ironico a cui vi ho abituato, ma poco prima di esplodere le stelle diventano immensi contenitori di energia chiamate Supernove, e dopo il bianco bagliore del loro ultimo atto cala il nero sipario del cosmo. Talvolta formano un "buco nero" che risucchia tutti gli astri nel giro di migliaia di chilometri....non credete che questa sia già una curiosa allegoria?
Ero riuscito a concentrare le mie emozioni in UNA sola, la gioia, e l'Universo che è benevolo mi aveva regalato una stella di nome Sergio, non mi aveva promesso che brillasse in eterno, ma che quella luce sarebbe stata la più fulgida a cui avrei assistito!