domenica 29 agosto 2010

Clark vs Pesche Ge-Mi storia banale di un gay speciale



Una cosa per la quale i gay sono noti, è la loro vicinanza al sentire femminile, di cui lo shopping è una parte fondamentale. Esso, allenta lo stress, produce endorfine glitterate, e da senso al lavoro.

Se poi, la vita sessuale è insoddisfacente, allora, diventa assolutamente necessario.

Nella Genova dei miei ricordi, lo shopping, era soltanto la necessaria sostituzione di cose consumate. Ah, per inteso, quando dico consumate intendo inutilizzabili per limiti di usura del prodotto. Durante la crescita, i miei acerbi ormoni gay scorrevano per il mio sistema nervoso, in incognito tentando di mescolarsi agli altri, ma pronti ad attivarsi al giusto stimolo. (detta fase sommergibile). La volontà di tali ormoni, però lo stimolo non stavano ad aspettarlo, piuttosto , invasate come le donne ai saldi, se lo andavano a cercare. E' opinione diffusa che la madre sia il primo bacino di osservazione7ricerca di un bambino gay in via di sviluppo.

Non starò ad annoiarvi circa le modalità della mia nascita, ma vi basti sapere, che oltre a nascere a Genova, a farlo da gay, ed in una famiglia con scarsi mezzi economici, io, vinsi il jackpot della sfiga. Mia madre era quanto di più estraneo riusciate ad immaginare dal genere “femmina”.Mia madre non era brutta, ma non pensava di dover/poter essere qualcosa di diverso dal mucchio di geni che l'avevano formata.

Mia madre, non andava nei negozi, e se lo faceva comprava in luoghi orrendi, le scarpe per esempio, le compravamo da un tale che faceva mercati, e quindi il negozio era il suo garage! Il signor Sesenna, era un rubicondo mercante di aspetto ripugnante e modi melliflui. L'assortimento della sua merce andava dalle finte Clark(modello desert boot, suola di para perenne, e floscia tomaia in camoscio)al vero incubo! Pensate come potevo sentirmi a 11 anni, nel recarmi a provare la nuova scarpa, del tutto simile a quella appena consumata(finalmente) tra odore di nafta e muffa, usando come sedia di prova il sedile posteriore della sua auto! Aggiungete tutta la vergogna possibile nel doverlo aspettare davanti alla serranda chiusa del suddetto garage....e un pizzico di convinzione che primo o poi qualcuno ci avrebbe arrestato per ricettazione!

Mia madre, comprava a credito abbigliamento dalla Luisa, una ex battona che si era riciclata tra le case popolari, come merciaia a domicilio. Il giorno che la Luisa veniva a casa, corrispondeva al giorno di paga di mio padre, ma mica tutti i mesi. L'avida vecchiarda aveva i denti gialli dal fumo, e il rossetto rosso. Mi divertivo a vederla caracollare dalla sua fiat 500 con tre o quattro sacchettoni di roba..e salire le scale urlando “Mariaaaaaa arrivoooooo”. Ci mettevamo in cucina e lei si sedeva a gambe aperte sulla sedia” sciurbendo”(sorseggiando in dialetto)il caffè della mamma. La sua merce era più varia di quella del Sesenna, ma senza un senso.

“Vuoi i gin?” (vuoi acquistare dei jeans?), “vuoi gli slip? Ti do la Cagi, è buona sai?”, insisteva tirando su gli occhiali unti con la mano sporca, e sollevando il labbro superiore con una smorfia.

Finiti gli acquisti tirava fuori il suo quaderno dei crediti alla voce Maria luisa e o segnava, o se la mamma pagava cancellava il debito vecchio. Da ragazzino non lo capivo, ma ora so che dato il volume dei suoi quaderni, quella donna guadagnava un sacco di soldi esentasse!

Mia madre, si faceva fare orrende camicette dalla sua amica Graziella, una signora con enormi tette che confezionava rettangoli informi con scampoli del mercato, ma alla Maria Luisa i rettangoli della Graziella, la facevano sembrare senza tette! Mio padre non l'ho mai visto comprare nulla!

Totale ,io vestivo con orrendi maglioni ruvidi e spenti, e scarpe da centro sociale, d'inverno e da profugo d'estate ...(di cui non ricordo un solo capo).

Il caso dei miei era limite, ma nemmeno le mie cugine, erano meglio! In verità tutta la parte materna era un disastro. Ce l'avevo dei parenti fichi, dalla parte di mio padre ma non avevano una buona fama(agli occhi di mia madre) e li vedevamo poco. Ma la figlia della zia Cicci,(sorella del papà) la Diddi, (notare che la madre si chiamava Francesca, e la figlia angela maria)e le sue figlie un po' zoccole, loro sì che si vestivano alla grande, avevano pellicce, gioielli e scarpe col tacco, e possedevano una panetteria pasticceria in Sampiardarena.

Quando ci andavo con i miei, mia madre aveva sempre premura e non capivo perché! La Diddi portava cortissimi capelli platino, quattro dita di fondotinta color terra bruciata, e anelli d'oro in tutte le dita. Mi dava sempre una pesca dolce (due krapfen pieni di crema uniti alla base come formando un culo, con in cima alla riga un ciuffo di panna e ciliegia candita) e questo forse fu leggermente induttivo, e io ero pazzo di gioia! Credo che la Diddi volesse un gran bene a suo zio(mio padre), e a quella tronca della maria Luisa, pur sapendo che la giudicava male, e prima di andare ci riempiva un sacco col bendidio!

L'opportunismo a Genova è come il parmigiano, ci sta sempre bene, infattti, ricordo le finte proteste di mia madre, alla generosità della Diddi, ma il sacchetto se lo prendeva eccome! Io salutavo la cugina Diddi, che mi stringeva tra le tette, il buon Ettore(il pasticcere) e sognavo di vivere con loro.

Eliminata quindi, la fonte principale dell'ispirazione fashion di un bambino gay, dovetti aspettare fino ai 18 anni (età in cui cominciai a lavorare) per poter pensare di entrare in un negozio e potermi comprare ciò che mi piaceva davvero!

A quell'età o eri paninaro, o dark, o metallaro.....se paninaro andavi da Bollo in via del campo, e compravi i Jeans della El-Charro, il piumino Monclér, e le Timberland gialle.

Se eri dark, andavi in via S.luca da Inferno e Suicidio e compravi le scarpe a punta con le fibbie e i pantaloni neri attillati col capotto di pelle fino ai piedi.

Se eri metallaro rubavi e ti facevi le pere a Brignole.

Io ero troia! Cercavo di mettermi le cose che attirassero l'attenzione dei maschi, non sapendo ancora per farci cosa, ma diciamo che d'estate avevo capito che più si vedeva meglio era, e d'inverno prendevo la polmonite.......To be continued

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