mercoledì 3 febbraio 2010

I ferri del mestiere 1



Decisi di fare il parrucchiere, dopo un gravissimo incidente col motorino, e a tutt'oggi credo di aver fatto bene a farlo, e mi domando se quei giorni tra la vita e la morte, non mi abbiano lasciato qualcosa di speciale, ma del resto, non mi ci vedevo proprio come spedizioniere doganale, gli inizi comunque, furono tutt'altro che semplici.
A Genova infatti, non è che c'era proprio l'élite del settore, vi basti sapere che le cartine della permanente, venivano risciacquate dopo l'uso, stese e riutilizzate un numero imprecisato di volte, i colori preparati in gran segreto e in modeste quantità, e il conto era oggetto di negoziazione!
Una delle cose che capii subito, fu che non era necessario essere bravi, per diventare lavoranti, ma solo furbi, ricordo ancora tutti i negozi dove ho cominciato a lavorare dopo la scuola di parrucchiere, ma alcuni in particolare, come :
- Graziella, un clone della Rettore, il cui salone era all'estrema periferia della zona popolare di Prato, sposata con un invisibile marito, e specializzata in decolorazioni, dove per specializzazione, si intende che le faceva tutte platino come lei! Segni particolari: strani sacchetti pieni di monili d'oro, che teneva nel soppalco dove mi mandava a pulire come "cenerezzola"( cenerentola senza spazzola)
- Anna, parrucchiera mignon (1.50 di altezza complessiva tra tacco e cofana) della più prestigiosa zona Foce, specializzata in ritardo cosmico, e uragani umorali, come tutte le piccolette si dava un gran da fare, enfatizzando ogni gesto per darsi un tono, e incollata allo sgabello per elevare la propria condizione e incutere timore ai dipendenti. Con lei mi si dischiusero i segreti della cotonatura!
Segni particolari...una certa troiaggine, e la pausa pranzo a base di yogurt scaduti!
- Franco International, nel pieno centro città, di cui rammento solo il colloquio, tra me e la sua parrucca mogano che non smettevo di fissare e per cui non fui mai assunto!
- Anonima signora, di cui non ricordo il nome, ma solo il beccuccio d'acciaio dei suoi phon, restai per soli quindici giorni, il tempo di guarire dalle ustioni agli angoli della bocca( Tenendo il phon icon la destra, liberate il mignolo per in filare la ciocca, e immaginate di sollevarla verso di voi, e scoprirete dove avete il beccuccio). Segni particolari, nessun cliente!
- Salvatore, barbiere del centro storico evolutosi come un pokèmon, in parrucchiere per signora, dal quale fui invece, più che assunto, direi adottato per la seconda volta! Lui e la moglie Antonella, insieme ai due fratelli di lui, formavano la squadra, e di loro ricordo l'allegria, e la bontà con cui mi concedevano tutte le goffaggini degli inizi, unitamente a scherzi mondiali di cui ero vittima, a causa della mia ingenuità! Come la volta in cui mi mandarono a sciacquare un cliente, a cui avevano incollato i capelli, appena tagliati, sulla testa!
Segni particolari: camilla, il loro setter arlecchino che mi correva incontro ogni mattina dal fondo della salita, lavandomi per bene tutta la faccia!
Lui mi iniziò ai misteri della sfumatura maschile!
Dopo qualche anno, decisi di trasferirmi a, Milano, col fidanzato tamarro di allora, Claudio, che tutti chiamavamo "mal comune, mezzo Claudio" per la sua statura, e trovai lei,
-Grazia, la più infaticabile dei miei titolari, una donna piena di determinazione e tenerezza, aggiornata e socievole, arrivava per prima e usciva per ultima, mentre con elegante autorità, organizzava il lavoro e i suoi sei lavoranti, nonostante la bellezza non fosse il suo marchio di fabbrica, era seducente e il modo in cui muoveva le dita quando lavorava, affascinava me e le clienti. Segni particolari, una tendenza al giallo sul colore, e un'ossessione per la pulizia! Lei fece del colpo di sole, una scienza esatta, e me ne rese dotto!
L'elenco potrebbe continuare, mentre mi ricordo quanto ognuno di loro, mi abbia volontariamente o meno, formato per ciò che sono oggi....Ringrazio quindi, come novello Scrooge della spazzola, i fantasmi dei saloni passati presenti e futuri, e capisco perchè oggi, anche se può sembrare presuntuoso, quando mi appresto a fare una diagnosi ad una nuova cliente, talvolta, riesco a guardarla con un" occhio magico", a capire da cosa vuole prendere le distanze, a cosa vuole arrivare, come vuole che io la pensi su di lei, ed è in quel momento magico, che la scelta giusta, accende la fiamma della creatività, il momento in cui, posso rendere visibile ciò che non si vede. Quando ci riesco comprendo meglio il significato della frase: "Lo stile, non è altro che il dialogo, tra una donna e il suo parrucchiere!"
Perchè voi valete! E io vi vedo!


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