venerdì 26 febbraio 2010

radiocrisi o mimetismo?



Ho avuto tempo per riflettere sul momento di crisi economico, e i suoi riflessi nelle persone.
Mi era già chiaro il concetto di realtà condivisa, cioè la formazione di realtà apparenti tramite la ripetizione di una frase tipica, e l'ancoraggio a tale realtà, tramite una sensazione emotiva primaria, come la paura, che si diffonde tra le persone tramite il sistema limbico del cervello, che attiva l'amigdala, un'area preposta alla risposta istintiva di sopravvivenza ad una minaccia primaria, creando una risonanza che sembra dimostrare la concretezza della suddetta realtà apparente.
Qualcuno obbietterà che la crisi economica sia tutt'altro che apparente, ed è vero ma lo è per tutti coloro che ripetono la frase tipica "C'è una crisi in giro...?
Ho notato per esempio, che coloro che ne parlano con più angoscia, sono coloro che soffrono di anticipata aspettativa negativa. Mi spiego meglio, descrivendo un ipotesi di profilo di queste persone, generalmente hanno abitudine ad una solidità economica fino ad oggi considerata sicura, probabilmente hanno già almeno una casa di proprietà in cui vivono liberi da mutui, possono avere frequentazioni sociali anche trasversali, e altrettanto generalmente hanno sempre concesso a sé stessi, le comodità di una vita moderatamente agiata.
Il denaro nel loro portafoglio, è teso e ordinatamente diviso per taglio, l'abbigliamento seppur minimale è di alta qualità, e l'atteggiamento è euforico, o assolutamente dimesso. Entrambe però lamentano stanchezza costante, e sono scarsamente legati ad altri. Spesso se l'ètà è matura sono pensionati, o lavorano negli enti statali, se più giovani lottano per essere ancora sessualmente attraenti, impiegando lì la maggior parte delle proprie risorse economiche.
Ci tengo a precisare che non è ciò che posseggono a renderli oggetto di osservazione ma il tentativo di mistificare la propria situazione privilegiata.(dove per tale può bastare essere dipendente di enti pubblici, o bancari)
La crisi economica può averli costretti ad aggiustamenti, ma non a radicali cambiamenti, mentre intorno a loro, colleghi di minor grado, amiche socialmente più deboli, e gestori di attività di cui sono clienti, lamentano difficoltà reali, fingendo un sorriso.
Dal momento che sono esseri umani, e dal momento che la stampa mondiale spinge sulla paura, essi non possono far a meno di "sintonizzarsi" sullo stesso registro. L'educazione ricevuta, gli impone di non essere indifferenti, e la convenienza, unita al timore di essere oggetto di richieste o di biasimo, rende necessario un "mimetismo" opportuno. Non c'è malafede in questo, semplice adattamento e sopravvivenza. Ora provate a moltiplicare il profilo per tutte le persone di questo tipo che conoscete e la crisi, di quelli che non ce l'hanno è REALE!
Il rovescio della medaglia è che la crisi, quella vera, ha persino giovato a queste persone, in quanto gli consente di spendere al meglio il denaro che ancora "possono" spendere, inoltre siccome l'uomo è un animale opportunista, consente loro di godere di alcuni privilegi nel trattamento che i commercianti gli offrono pur di non perderli.
Così se non comprano più il salame dal salumiere, e lo incontrano gli dicono: "sà, con questa crisi devo fare attenzione!", ma in realtà lo stesso salame lo hanno trovato a minor prezzo, o meglio ancora consegnato a casa.
Questo mette in evidenza che i negozianti, per timore di naufragare, invece di scambiarsi i clienti e mantenerli a livello rionale, potendo se li fottono l'un l'altro, assistendo con un minimo di soddisfazione alle chiusure dei diretti concorrenti.(Classico italiano, chiagni e fotti!)
I ricchi mimetizzati, estorcono trattamenti da supervip a piccoli imprenditori, ricattandoli con le loro apparenti difficoltà, mentre coloro che gran mezzi non li hanno mai avuti, diluiscono presenze nei negozi, ma mantengono una forma di fedeltà e di sostegno alle attività davvero encomiabili.
Inoltre, all'interno di un vero disagio, queste persone si sostengono con un atteggiamento dignitoso e poco incline al lamento, forse perché sufficientemente impegnate a farcela davvero.
Anch'essi creano una realtà condivisa con persone come loro che si chiama SOLIDARIETA'
altrettanto frutto di adattamenti e altrettanto volta alla sopravvivenza, ma con uno sfondo etico, che li rende capaci di cogliere sì le occasioni, ma solo quelle al discount e non alla spa, o dal parrucchiere!
A tutti questi mi sento di dire grazie, perchè continuano a chiedermi come sto, e a volerlo sapere davvero, ad essere felici di parlare con me mentre gli taglio i capelli, e li ringrazio per il denaro che spendono non solo senza lamentarsi, ma considerandolo un gesto d'amor proprio che rivolgono alla propria dignità, ben lieti di poterli fare ancora una volta.
Ma ringrazio anche coloro che non vengono più, perché sono troppo caro e chiudo troppo presto, ma che non hanno mai avuto il coraggio di chiedermi un favore in uno dei due sensi o tutt'e due, perché di fatto nemmeno loro possono mentire fino in fondo, e alla lunga forse ciò che davvero non possono più permettersi, è il mio sorriso onesto!






mercoledì 24 febbraio 2010

radiofog!


La nebbia sparisce da Milano, è allarme! E anche a me dispiace, mi era tanto cara.....quando abitavo a Novara, e alle sette del mattino vedevo una lastra bianca fuori dalla finestra, quando speravo di centrare la porta del treno che mi portava a Milano a lavorare, e anche quando, al ritorno potevo sperare che la figura informe che mi si parava davanti, non fosse il vigile....che mi segnalava che andavo contromano, ma un figone che mi aveva notato mentre tentavo di obliterare il biglietto, nel distributore delle lattine!
Tutta colpa del riscaldamento globale, che sta riducendo il nostro paese ad una sorta di soufflè, umidiccio, sul quale tutte le nostre casette abusive, i nostri affari furbetti, ma anche la vita intera di alcune famiglie, sprofonda.
La canzone O' sole mio, è desueta come simbolo dell'italica solività, così come la più recente "Italia amore mio" sanremes-principesc-nanesc-tenorile. Se c'è O' sole suo, vengono giù delle slavine fotoniche, se non c'è, andiamo sott'acqua, e se viene l'estate moriamo di canicola.
Così al posto del solito cane o gatto meglio un salmone, al posto dei tacchi gli stivali di gomma, e al posto della macchina nuova, un bel gommone col paracadute!
Basta con gli inviti a cena, oggi la nuova social life è allestire un solarium, e una ice room!
Via i caminetti e largo ai" funghi riscaldanti"nei balconi, e se hai una casa in montagna, falla con le rotelle così se scendi a valle la trasformi in villetta a schiera!
E se un principe canta che sto paese è il suo amore, mentre abita in svizzera, ridiamoci sopra, se un pupo, si è rotto di leccare il gelato al cioccolato, che vada a spalare il fango, e il buon tenore non si lasci abbindolare dal rigoletto televisivo e dal principe ballerino, ma ci canti Ridi Pagliaccio!
Se c'era ancora la nebbia, ieri un geometra, non avrebbe potuto darmi del "signore", ma magari della "signora"!
Io dichiaro aperto il televoto per far sì che la nebbia torni a milano, chissà che il pubblico sovrano non la spunti anche questa volta!


martedì 9 febbraio 2010

radioconvenction


La parola di oggi è: CONVENZIONE

dal latino conventionem, significa accordarsi, trovarsi insieme, concordare.
Sono convenzioni, anche l'insieme di comportamenti convenuti, tra più persone, ma con un'indicazione di tipo formale, oppure accordi per formare obblighi tra persone, in ambito commerciale, nei tessuti sociali si formano convenzioni, anche implicitamente(abitudini comportamentali che si stabiliscono per tacito accordo)
Assisto oggi ad un particolare sviluppo di quest'ultime, per esempio, nell'assolvere all'esigenza di interessamento verso coloro che non stanno bene di salute, sento spesso chiedere come stai/a, e subito dopo ascolto una lista personale di "sapessi io, non dirmi niente, o c'è pieno in giro di questo/quel malanno, non puoi capire ecc", quasi che dopo aver assolto alla "convenzione" che ci vede interessarci di qualcuno, avessimo diritto ad una dose omaggio di commiserazione.
Qualcuno obbietterà, che guardo il pelo nell'uovo, che è un modo per rendere meno dolorosa la condizione di sofferenza dell'interessato, e talvolta questa è l'intenzione, ma come mai a dirlo sono sempre gli interlocutori del malato stesso?
Qualcuno ha mai chiesto ad una persona che non sta bene, se tale convenzione gli giovi?
Ricordo un commento di Nicoletta Mantovani, tratto dal suo libro, "Quando la vita cambia colore", in collaborazione con la psico-oncologa Lisa Galli, dove diceva sfogandosi - cosa cazzo ne sanno le persone sane di ciò che ti serve? Intendendo rimarcare la tendenza dei sani, a sentirsi o più malati di te, o a dirti cosa dovresti fare.
Quando faccio presente alle mie amicizie che quelle affermazioni convenzionali non servono, mi vien detto che non sanno più come parlare, ma la verità è che non cambiano mai il modo di farlo.-
Lista di cose da fare, controlagna, o sbigottimento, sono sempre e solo queste tre opzioni, in una telefonata di cinque minuti, spesso inserita tra un parcheggio, e la richiesta del conto in un negozio. Cosa voglio?
Vorrei, che quel gesto fosse meno" convenzionale", perchè non ricordo di aver convenuto all'obbligo di accettarlo, (come la definizione richiede, vedi sopra), accettazione che la maggior parte implicitamente accorda , al solo scopo di poter a sua volta, riciclare la stessa finzione, lo stesso surrogato low-cost, del sincero interesse personale, ormai troppo "impegnativo".
Vorrei che le persone che conoscono la situazione di afflizione "quotidiana" del mio compagno, e mia, fossero libere di non farci nulla , e ricordassero quanto si innervosiscono quando non ricevono ciò che desiderano da chi se lo aspettano(per lo più servigi, e accudimenti), sapendo che io al contrario, mi innervosisco nel ricevere convenzionali domande.
Sì, la mia vita e quella del mio compagno ha cambiato colore ma non è sbiadita, seppur non mostri più l'apparenza di una vita sensata agli occhi di una maggioranza superficiale e infantile, essa è tuttora il luogo dove abbiamo scelto, con e per amore, di restare. In questo luogo, abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno. La nostra è una corda a tre capi di cui uno è doloroso, ma ciò nonostante, ci ha offerto la comprensione di un valore assoluto e reciproco, la compassione. Ossia la capacità di "soffrire con", unitamente alla resilienza di un bacio o di un piatto caldo, col quale, rinnovare la promessa di avere cura l'uno dell'altro!
Quello che mi piacerebbe davvero vedere e" sentire"(alla Avatar maniera IO TI SENTO) da chi mi è prossimo, è il riflesso di questa serenità dolente, il desiderio di lasciarsi coinvolgere da quest'energia davvero positiva, che il cambiamento di colore ci ha donato. Oppure un accorato silenzio, rispettoso, discreto, quello che un pubblico partecipe offre ad una gradita rappresentazione.
In ultimo, quello che infine vorrei è la rinuncia a sottrarre a coloro che, purtroppo ne sono costretti, il ruolo di "vittime". Per ottenere l'ennesimo primo piano, angolazione di cui il malato vero, farebbe lietamente a meno!


domenica 7 febbraio 2010

radiopillola



ema: Realtà condivise
tesi:una realtà diventa tale e acquisisce potere, tante più sono le persone che la condividono, tramite i mezzi direttamente collegati ai bisogni primari dell'uomo, apparteneza, identità, conferma, visibilità, bisogno di regole, competizione.
Struttura: gerarchica, e soggetta a poteri piramidali, con l'esigenza di risultati riscontrabili e verificati ravvicinatamene, e risultati dall'esterno verso il centro esclusivamente!
Tornaconto: organizzazione del tempo, uniformità dei livelli , (Sindrome di ugaglianza), bisogno di sentirsi giusti!
Pericoli: Irreggimentazione, schiacciamento del proprio lato oscuro, impossibilità di collocare sentimenti negativi nell'ambito di “norma,”, possibili picchi di rabbia, stress da confronto, separazioni traumatiche dei legami più stretti, dicotomia della natura ambivalente dell'essere umano.
Concetto ricorrente: fede dogmatica (etimologia, )



antitesi: nessuna realtà basata su regole inderogabili, può soddisfare altrettanti bisogni fondamentali quali libertà, creatività, sviluppo, e conoscenza di sé, la condivisione risulta possibile comunque, anche partendo da un presupposto di unicità, poiché inquadrata in un'insieme di differenti possibilità di espressione umana.
Struttura: autonoma,singola centrata, con sviluppo a fiocco di neve, risultati condivisi e vantaggi ridistribuibili ai singoli componenti della struttura dall'interno all'esterno,
Tornaconto: autoconferma, affermazione individuale, possibilità di mettersi in discussione, senza una diretta minaccia di espulsione, capacità di organizzare il proprio tempo in maniera efficace, maggiore spirito d'iniziativa.
Pericoli: Incapacità di riconoscere l'autorità costituita, incongruenza, isolamento, frammentazione del potenziale, conflitto dovuto all'ambivalenza.
Concetto ricorrente: eccez ione, ricerca dell'eccellenza.

Riflettevo su questi due schemi questa mattina di domenica, dove ho ricevuto una telefonata inaspettata di una cugina, che dopo quattro anni di silenzio, mi offriva di prenderci un caffè insieme, dal momento che ha “dieci minuti”.
Non tutti sanno che i rapporti con la mia famiglia, sono ormai inesistenti, o per meglio dire sono finalmente tali, in quanto precedentemente, non sono stati altro che, una serie di formali accudimenti e finzioni, in nome di un apparenza da salvare, ma internamente già completamente disgregati dalle menzogne, dalla paura, e dalla bipolarità di una madre improvvisata e contraddittoria, e dalla debole resa di un padre ridotto a nulla (non senza il suo consenso) dall'amore mai ottenuto, come uomo, da una donna nevrotica e anafettiva, che non ha mai avuto la forza di lasciare, per la stessa ferrea volontà di avere ciò che gli sfuggiva.
Ho avuto modo negli anni, di rivisitare più volte le mie origini, specialmente dopo essermi convinto ad accettare, di non fare parte di quella famiglia, come loro stessi, con la scusa di non poter proprio accettare la mia sessualità(Manco che io lo volessi), tentavano di farmi capire.
Ma ancora di più la necessità di farlo, per poter inserire una opportuna deviazione nel percorso istintivo che seguivo nei rapporti con gli altri, al fine di poter averne di costruttivi.
Se ci sia riuscito non spetta a me dirlo, ma l'intenzione è di per sé apprezzabile, credo.
Nel sentire la voce di mia cugina, anche lei cresciuta in un ambiente simile, provo stupore e mi ritrovo in una stanza di casa sua, dove giocavo con lei, e mi sovviene al cuore il sentimento di comunione che oggi, so di aver provato, ma il tono di quella voce, mi allarma, non è rilassato come l'invito che mi propone presupporrebbe, la voce è bassa come se parlasse in gran segreto e la velocità delle parole indica ansia, ridacchia troppo, e al mio diniego si ritira con troppa fretta, nessun rammarico, nessuna domanda al riguardo.
Il suono dell'acqua del rubinetto aperto, mi calma mentre mi lavo il viso e mi lascio attraversare dalle emozioni, mi dico che mi fa piacere quella telefonata, ma il mio diaframma non ci casca, si è chiuso, come quando ho timore di qualcosa, quindi metto via la facile scappatoia, e le scrivo un messaggio.
Era già accaduto che mi cercasse in passato, per poter dire qualcosa che nel suo ambiente, familiare e sociale non era confessabile,(Privilegio degli esclusi, è la zona franca), come la volta ,che aveva avuto una relazione con un uomo sposato...quindi, mi metto via il fastidio personale e le scrivo questo mio dubbio e se le succede qualcosa, tra l'altro, mi sono ripromesso di non ignorare mai una richiesta di aiuto, che non di rado ci arriva mascherata da tutt'altro( non è facile chiedere direttamente aiuto).
Mentre esco per fare la spesa, penso che se ho ragione non risponderà...ma ho torto per fortuna, e invece mi risponde che, non ha alcuna emergenza, le faceva piacere, cito testualmente, “ ribadirmi il suo affetto nonostante abbiamo fatto scelte diverse”.
Il diaframma qui, sussulta...non mi sbagliavo, purtroppo! Stavo per riscriverle, quando mi accorgo che se lo faccio a cascare nel tranello, sono io, perché come le mie antenne epidermiche mi avevano segnalato non è qui da sola, ma ancor più è con qualcuno con cui non potrebbe vedermi liberamente. Le telefono, e la risposta tarda, probabilmente il tempo necessario ad appartarsi, e alla risposta non le do tempo di elaborare una risposta conveniente, perché una delle tare, di coloro che si credono giusti, è quella di non poter eludere dalla giustizia stessa, quindi non possono mentire apertamente, infatti, alla mia domanda “Mi è sembrato che tu non potessi vedermi liberamente, dal momento che mi offrivi, solo dieci minuti, dieci minuti prima, mi sbaglio?” Mi risponde irritata, che lei è libera di fare quello che vuole, e che comunque sì è a Milano, con dei “fratelli” (così si chiamano tra loro i membri del gruppo religioso, di cui lei e tutta la mia famiglia, tranne alcuni fanno parte, e che ha in comune con tutte le confessioni religiose, una spiccata omofobia)
Clack, la trappola è scattata e io sono davvero incazzato, le dico con calma che se questo fosse vero, se fosse davvero libera, non avrebbe dovuto nascondersi per rispondere..e le dico anche che dieci minuti clandestini oltre ad essere briciole, non mi dimostrano affatto il suo affetto, ma la sua ipocrisia, io difatti, non gliel'ho mai dedicati né li dedico in quel modo a nessuno, e che fra altri quattro anni, una telefonata del genere può non farla, le auguro ogni bene e riaggancio.
Ciò che mi ferisce, è che non c'è nulla nel dogma della sua religione, né nelle reciproche “scelte” come le chiama lei, che le impedisce di avere rapporti con me, come non lo impedisce a mia madre, se non il fatto che sanno benissimo cosa cambierebbe intorno a loro se lo facessero, se alcuni tra i più ignoranti “rifugiati”che frequentano e con cui condividono la pigrizia mentale, derivata dalla cieca obbedienza e dalla comodità di sentirsi migliori , lo venissero a sapere.
Perchè non venire a Milano, solo per passare con me un pomeriggio? Non sono mica contagioso? E se lo fossi, dieci minuti sarebbero sufficienti all'inoculazione dell'orribile virus no?
Mi rendo conto che non è la religione o il colore della pelle, l'orientamento politico o sessuale, a renderci schiavi, ma la nostra naturale tendenza a volere tutto! Lei, come tanti altri nel mondo, vogliono sentirsi parte di qualcosa di speciale, come se la vita, e l'esser vivi, non lo fosse già abbastanza, ma non gli basta, vogliono anche fare la grazia della loro indulgenza, mentre gettano i loro avanzi al prossimo loro, e pretendono gratitudine da questi.
L'unico motivo per cui sono riuscito, io come tutte le vittime di un “apartheid di qualunque tipo”, a respingere questo tentativo di rimanere “nel gioco”,( con i buoni o i cattivi, pari è) è stata la certezza di sapere che il “gioco” stesso, si nutre di questo. Ti approva se ne fai parte, e ti inonda della falsa approvazione, moltiplicata per tutti coloro che lo condividono, ti obbliga alle sue regole illudendoti di avere scelta, ma poi se non lo fai, gli servi lo stesso, se accetti di passare dall'altro lato della barricata, non sei salvo ancora. Come farebbero i “giusti” a sapersi tali senza gli “sbagliati”? E i “santi” senza i peccatori, gli “onesti senza i peccatori?
Lo sei, e sai di esserlo, quando fai una scelta, quando rifiuti l'indegnità di qualunque tipo e non accetti più le briciole, ma impari a farti un pane tutto tuo da offrire in giro, e scopri che il mondo è un posto più bello se accetti il rischio di navigarlo, senza realtà prefabbricate, ma umilmente ti sforzi di uscire allo scoperto brandendo davvero la spada della verità che altro non è che tè stesso, reso migliore dagli altri ma senza dovergli nulla in cambio!
Pilloa blu, e torna tutto com'era, ti svegli nella tua solita vita e vivi tutta la finzione come se fosse realtà!
Pillola rossa, niente sarà più come prima, sarà brutto da vedere all'inizio, e desidererai tornare indietro perché il terreno è duro e un po' ingrato, ma per tale che sia, sarà la Verità! E la verità ti rende libero!

sabato 6 febbraio 2010

radiobilancio



Oggi, facciamo due conti della serva.
Ho raggiunto la mezz'età, sono entrato nel settimo anno di coppia, dormo meno facilmente, mi addormento con problemi sessuali, ma alla mattina non sempre ho la soluzione in mano, trovo posto sui mezzi, se faccio la dieta, dimagrisce solo la faccia.....cosa ne viene fuori tirando la riga?
SEI VECCHIO! Oh, lo so che non si dice, che nessuno di voi vuole leggerla quella parola, che "sembriamo" tutti più giovani, che stucco e pittura fà bella figura, ma io credo che siano solo stronzate!
Io mi sono fregato, dal giorno in cui ho capito che, mi piacevano uomini di almeno 15/20 anni più di me, allora in verità era facile ...ne avevo 24 ...e mi dicevano che poi una volta arrivato all'età di quegli uomini, la legge dell'attrazione si sarebbe capovolta, ma io proprio non ci riesco a farmi piacere quelli di 24 anni, inoltre è un pò dura che a 60 anni suonati i miei ipotetici "obbiettivi" siano altrettanto prestanti, e per farmi compagnia c'ho il gatto!
Quando qualcuno di qelli giovani, mi guarda, sono certo che mi abbia già fregato il portafoglio, e la prima immagine che mi evocano, è il Diploma! E poi mi domando come ci si possa spogliare di fronte a tutta quella carne soda, senza sentirsi come cinghiali frollati, di fronte a maialini da latte!!!
Storicamente signori maturi, si accompagnavano spesso a giovani donne e non, ma io non credo che questo abbia a che fare con l'attrazione, ma con il potere!
E' potere, possedere la gioventù dell'altro, e sempre potere è, sentire la brama dell'altro, elemosinare soddisfazione, ma che palleeeeeee ..dov'è il relax in tutta questa lotta per la supremazia?
Non distraiamoci, perché il problema è spinoso, io a 40 anni ci sono ADESSO, come cacchio la recupero la mia autostima??? Con la raccolta punti?
E non stò cercando complimenti, tipo ma dàaiiiiii che sei carino, o ma credi davvero di dimostrarli???Sì che ci credo, e perchè non dovrei, se per comprare le sigarette al distributore al pomeriggio, devo introdurre il codice fiscale?
L'importante è lo spirito, il pensiero positivo, la serenità, altrettante stronzate!
Lo sapevate che mi crescono peli in luoghi impensabili? che i miei capezzoli migrano, seppur pigramente, inesorabilmente verso le ascelle???
Improvvisamente mi folgora un pensiero, ma che dico pensiero, un'illuminazione, ed ecco come mi vedo:
Settantanovenne, cotonata, con un fondotinta misto a calce, foulard (preso con i punti della benzina)stampato leopardo, cintura elastica e sguardo vacuo...sì perchè, la vecchiaia non si chiama "la" mica per caso, è al femminile per indicarci una maniera più dignitosa, di viverla!
Finalmente tra l'altro potrò realizzare il mio sogno più segreto:
Essere una "con le palle"!!!!!


venerdì 5 febbraio 2010

radiostan hope




Una delle cause dello sfascio dell'Impero Romano, si dice sia stata, la disgregazione del nucleo familiare, la decadente opulenza, la crescente lassività morale, fattori che, spinsero la società di allora persino contro i propri giovani!
Queste parole ricordo di averle lette da qualche parte, credo siano state usate per "invocare" il ritorno ad una regola morale, magari da un gruppo religioso, o per rappresentare facilmente una società, a cui nessuno ammetterebbe di voler far parte.. in una campagna elettorale, ma ieri pomeriggio, facevo il colore alla figlia di una mia cliente, una ragazza di vent'anni, e vedendola depressa a causa dell'indifferenza di una coetanea, ad un suo invito per una pizza, mi sono improvvisato tale, e le ho proposto di mangiarla con me, la stramaledetta pizza!
Lei mi ha guardato incredula e speranzosa, e mi ha detto: "ma ci verresti davvero?
"certo," le dico,"ma solo se aderisci all'iniziativa: Porta a cena, un gay anziano!"
Ora non è più arrabbiata, perché non è sola, ma soprattutto perché ,capisce che lo siamo di più, quando ci ostiniamo ad affidare sempre alle" stesse" persone, la soddisfazione dei nostri bisogni, persone che non è difficile che siano da noi scelte, per la loro indisponibilità!
Mentre mangiamo, mi racconta lo strano mondo dei ragazzi, che avevo dimenticato, oggi connessi tra loro, come noi non eravamo. Era facile alla sua età che mi sentissi l'unico sbagliato, nessun mezzo per sapere che non era così, ma loro i mezzi ce li hanno, un'enorme cassa di risonanza chiamata rete, dove il loro disagio, trova eco in ogni dove, rendendo la sensazione di essere sbagliati un coro assordante! Coro che però, urla il contrario! la certezza e la paura di essere l'unico, allora ci spingeva a venirne fuori, ma questo stimolo, loro non ce l possono avere, a loro la certezza del contrario, che li spinge all'apatia!
Se la mia insoddisfazione, il mio bisogno di limiti, la necessità di identità e appartenenza, fosse moltiplicata per tutti i ragazzi del mio mondo, non cercherei forse di trovare pace, di abbassare quel volume?
Lei, mi racconta il controsenso delle sue amiche studenti-modello, dilaniate tra la consapevolezza di essere nullafacenti, e la necessità di riuscire vincenti agli occhi dei genitori, la conseguente sfrenatezza alcolica e sessuale, e così basta pronunciare la frase sbagliata, o accettare un lavoro, e non sei più loro amica, sei fuori!
Sei fuori se lavori, sei fuori se non ti stordisci, sei fuori se hai paura, come una persona "normale", perché loro ne hanno più di te, e sono disposti a tutto pur di non farlo vedere. A chi?
Forse, a coloro che ne hanno di più ancora , coloro che li hanno generati! Gli stessi che fuggono dalle proprie responsabilità, che pensano di aver diritto a "rifarsi una vita", o a viverne una virtuale in cui sopire la sensazione di aver perso qualcosa, coloro che non possono mostrarsi deboli, non più giovani, mortali.
Gli stessi, che in questi giorni, si indignano di fronte alla circense "performance" morganiana, circa l'uso di droga, perché lui è un modello per i nostri giovani!
Ma dico, e voi? Perché non esserlo voi il modello? (voi cresciuti con john Lennon)
Come fà un ragazzo di 17 anni a gestire un traffico di baby-prostitute sotto gli occhi della famiglia ,indignata davanti alla televisione, mentre giudicano un cantante, come un cattivo esempio?
Forse, non aprendo mai la porta della sua stanza, o forse preferendo non sapere, per non dover far sapere, forse per lo stesso motivo, per cui non ci sono gay nel calcio! Perché in italia, non importa cosa fai, importa che tu, non lo dica!
Solo così, possiamo sentirci sazi, come Lucullo, perversi come Caligola, sanguinari come Nerone, senza vergognarcene! Così possiamo lasciare questi ragazzi soli con le loro paure, ma anche con il loro coraggio, quello per esempio, di mangiarsi una pizza con un amico che potrebbe dirgli: "sono fiero di come stai crescendo", lenendo almeno in parte, la loro fatica nel rimanere sani.
Mi chiedo se in fondo, lo sfascio citato all'inizio, non sia auspicabile, poiché gli unici a temere davvero l 'ombra che il futuro ci rivolge, siamo noi adulti inorriditi, all'idea di farci da parte, noi che abbiamo fatto dei figli una ragione di vita, e che siamo finiti a chiedergli la loro, in ragione!
Finisco la cena, guardando i suoi occhi lucidi, grati, ma sentendomi io migliorato da lei, oltre che debitamente riaccompagnato a casa, perché la giornata del Gay Anziano non è mica finita no? Chiamare i nostri ragazzi con l'etichetta "i giovani" li rende invisibili singolarmente, domani se potete, non guardateli come insieme, non rendeteveli lontani, prendete la mira vicino a voi, e fate qualcosa per uno di loro, affinchè sia certo che lo vedete, sia esso figlio, nipote, conoscente, sia certo di esservi "prossimo"!








mercoledì 3 febbraio 2010

I ferri del mestiere 1



Decisi di fare il parrucchiere, dopo un gravissimo incidente col motorino, e a tutt'oggi credo di aver fatto bene a farlo, e mi domando se quei giorni tra la vita e la morte, non mi abbiano lasciato qualcosa di speciale, ma del resto, non mi ci vedevo proprio come spedizioniere doganale, gli inizi comunque, furono tutt'altro che semplici.
A Genova infatti, non è che c'era proprio l'élite del settore, vi basti sapere che le cartine della permanente, venivano risciacquate dopo l'uso, stese e riutilizzate un numero imprecisato di volte, i colori preparati in gran segreto e in modeste quantità, e il conto era oggetto di negoziazione!
Una delle cose che capii subito, fu che non era necessario essere bravi, per diventare lavoranti, ma solo furbi, ricordo ancora tutti i negozi dove ho cominciato a lavorare dopo la scuola di parrucchiere, ma alcuni in particolare, come :
- Graziella, un clone della Rettore, il cui salone era all'estrema periferia della zona popolare di Prato, sposata con un invisibile marito, e specializzata in decolorazioni, dove per specializzazione, si intende che le faceva tutte platino come lei! Segni particolari: strani sacchetti pieni di monili d'oro, che teneva nel soppalco dove mi mandava a pulire come "cenerezzola"( cenerentola senza spazzola)
- Anna, parrucchiera mignon (1.50 di altezza complessiva tra tacco e cofana) della più prestigiosa zona Foce, specializzata in ritardo cosmico, e uragani umorali, come tutte le piccolette si dava un gran da fare, enfatizzando ogni gesto per darsi un tono, e incollata allo sgabello per elevare la propria condizione e incutere timore ai dipendenti. Con lei mi si dischiusero i segreti della cotonatura!
Segni particolari...una certa troiaggine, e la pausa pranzo a base di yogurt scaduti!
- Franco International, nel pieno centro città, di cui rammento solo il colloquio, tra me e la sua parrucca mogano che non smettevo di fissare e per cui non fui mai assunto!
- Anonima signora, di cui non ricordo il nome, ma solo il beccuccio d'acciaio dei suoi phon, restai per soli quindici giorni, il tempo di guarire dalle ustioni agli angoli della bocca( Tenendo il phon icon la destra, liberate il mignolo per in filare la ciocca, e immaginate di sollevarla verso di voi, e scoprirete dove avete il beccuccio). Segni particolari, nessun cliente!
- Salvatore, barbiere del centro storico evolutosi come un pokèmon, in parrucchiere per signora, dal quale fui invece, più che assunto, direi adottato per la seconda volta! Lui e la moglie Antonella, insieme ai due fratelli di lui, formavano la squadra, e di loro ricordo l'allegria, e la bontà con cui mi concedevano tutte le goffaggini degli inizi, unitamente a scherzi mondiali di cui ero vittima, a causa della mia ingenuità! Come la volta in cui mi mandarono a sciacquare un cliente, a cui avevano incollato i capelli, appena tagliati, sulla testa!
Segni particolari: camilla, il loro setter arlecchino che mi correva incontro ogni mattina dal fondo della salita, lavandomi per bene tutta la faccia!
Lui mi iniziò ai misteri della sfumatura maschile!
Dopo qualche anno, decisi di trasferirmi a, Milano, col fidanzato tamarro di allora, Claudio, che tutti chiamavamo "mal comune, mezzo Claudio" per la sua statura, e trovai lei,
-Grazia, la più infaticabile dei miei titolari, una donna piena di determinazione e tenerezza, aggiornata e socievole, arrivava per prima e usciva per ultima, mentre con elegante autorità, organizzava il lavoro e i suoi sei lavoranti, nonostante la bellezza non fosse il suo marchio di fabbrica, era seducente e il modo in cui muoveva le dita quando lavorava, affascinava me e le clienti. Segni particolari, una tendenza al giallo sul colore, e un'ossessione per la pulizia! Lei fece del colpo di sole, una scienza esatta, e me ne rese dotto!
L'elenco potrebbe continuare, mentre mi ricordo quanto ognuno di loro, mi abbia volontariamente o meno, formato per ciò che sono oggi....Ringrazio quindi, come novello Scrooge della spazzola, i fantasmi dei saloni passati presenti e futuri, e capisco perchè oggi, anche se può sembrare presuntuoso, quando mi appresto a fare una diagnosi ad una nuova cliente, talvolta, riesco a guardarla con un" occhio magico", a capire da cosa vuole prendere le distanze, a cosa vuole arrivare, come vuole che io la pensi su di lei, ed è in quel momento magico, che la scelta giusta, accende la fiamma della creatività, il momento in cui, posso rendere visibile ciò che non si vede. Quando ci riesco comprendo meglio il significato della frase: "Lo stile, non è altro che il dialogo, tra una donna e il suo parrucchiere!"
Perchè voi valete! E io vi vedo!


lunedì 1 febbraio 2010

radiostan VIP


Sfinite, dalle fatiche dei reality, riprepariamo la valigia, ma sempre più convinti che questa città, è splendida!
Pensate che abbiamo conosciuto un sacco di sagome, tra le quali ne spicca una per tutte "Er Mitraglia"!
Lui è la mitica guardia di Cinecittà, detto mitraglia, per la velocità con cui ti spiega come accedere allo studio interessato, in 2 secondi con anche le preposizioni articolate. Lui lavora lì da un sacco, ha diverse conoscenze nello spettacolo, son tutti amici suoi e anche lui, stà meditando di scrivere un libro. Ma a parte questo, lo cito per la sua gentilezza, infatti, non appena la padrona della "casa", Alessia, annuncia l'ultimo nero della serata, Flora annuncia che il nero è anche il colore della sua povera colonna vertebrale, e che prima di finire nominata al "Grande San Camillo", ci conviene tornare in albergo! Sì perchè assistere ad un reality è un privilegio, che come apprendiamo dal Mitraglia, spinge mitomani d'ogni tipo ai gesti più disperati, mentre noi abbiamo ricevuto un trattamento da veri important people, ma il dazio lo dovevamo pur pagare, e quello consiste, nell'odiosa panchetta comune sulla quale sedere!
Con o senza il cuscino, dipende, ma sempre e comunque senza spalliera,( eccezzion fatta per le ginocchia del malcapitato, di dietro)questa, mette a dura prova il desiderio di protagonismo dei presenti, mentre in quella posizione mi chiedo:"Ma il pubblico non era Sovrano? E se lo era, non dico la sedia dei tronisti, ma almeno una dell'Ikea, non se la meriterebbe???".
Tra l'altro ci tengo a farvi notare che anche in questa occasione, ci troviamo seduti vicino ad una coppia lesbica, per carità, figuriamoci se mi preoccupo ma dico, sono tutti GAY o c'ho l'etichetta?
Comunque una volta usciti, chiediamo al mitraglia se possiamo far arrivare un taxi fin lì davanti o se almeno mi presta un carrellino per la Flora, e lui che fà? Ci porta direttamente all'uscita in macchina!!!!Ma dico, vi rendete conto, è meglio di Ambrogio, e la mia non è proprio fame, è più voglia di un passaggio!!!!! (che a milano non avrei mai ricevuto!!!)
Sì, ha ragione Frangetta, c'è qualcosa di sottile e potente nel nostro atteggiamento, e quando sei sereno e rispettoso anche con chi fà l'ultimo dei lavori in un qualunque contesto, tu semini amici e mieti privilegi.
Ogni persona desidera essere "vista", e se tu soddisfi il suo bisogno, essa risponderà nello stesso registro. A patto però che tu non finga di farlo, per tornaconto, perchè c'è negli umili, e più in generale, nelle persone, l'innata capacità di riconoscere la finzione, come di lì a poco ci svela il taxista di pescara 23, che come il mitraglia, è uno degli ultimi romani veri, e ci delizia con una simpatica ritirata del "lei" dalla conversazione, sbracandosi in un più accogliente "tu", (Perchè lui dice, noi romani nun ja fàmo co a distanza!)e oltre a farci spendere ben sette euro in meno della sera prima, ci ringrazia pure per il piacere della chiaccherata, ricordandoci che purtroppo.....tra i suoi clienti, Er più sano c'ha la rogna!
Io guardo il mio amore in piazza di Spagna, e tra mé e mé mi dico: "Pensare che la giornata era cominciata a campo dei Fiori, dove mi ha disratto dalla fascinazione del mercato, con un bel "Amore, ma non senti odore di merda?" -