Una strana idea degli adulti, circa l'adolescenza, è che sia tutta una elucubrazione ormonale che genera allucinazioni emotive e che rende i ragazzi ingrati, maleducati o fastidiosamente silenziosi o loquaci. Sarebbero capaci di ritenerti adolescente anche a trentacinque anni se ti capita di non dargli ragione o di agire per tuo conto, ma se di anni, ne hai davvero quattordici, puoi star certo che si aspettano che tu stia chiuso nella stanza e che parli per monosillabi. Perché non parli? Non parlarmi in quel modo eh?!
In generale, sembrano credere sia tutto nella tua testa.
C'è invece, in quei silenzi e nella quotidianità' degli adolescenti, qualcosa di prettamente fisico che complica tutte le manifestazioni. Si, parlo di lui, del pene e senza chiamarlo pisello, pisellino, o "quell'affare" come lo chiamava mia madre. Direte ma le femmine sono adolescenti anche loro, perché parlare del pene? Perché alla fine, anche nella quotidianità delle ragazze adolescenti, nella loro irrequietezza, questi, ha un ruolo ben preciso e poi io ero maschio, di che dovrei parlare?
Ah gia della vagina forse, ma è proprio questo il punto: il ruolo dei genitali nella vita degli adolescenti non e' legato al loro compito riproduttivo o all'erotismo come pensano gli adulti che, siano essi bacchettoni puritani o liberali e modernisti, sono davvero fissati con il sesso in modo imbarazzante. Per i ragazzi, ha a che vedere con un passaggio alla vita adulta nel quale i genitali sembrano farti lo sgambetto proprio quando il colpo di inizio per la corsa verso la libertà è stato sparato. Che ti siano cresciuti due ingombranti seni che ti costringono a camminare gobba o che il tuo pene un certo mattino sembri voler sollevare un comò, tu ti trovi a non provare nessun piacere per i tuoi nuovi prepotenti accessori ma solo l'evidenza fisica del tuo disagio a convivere con la loro individualità. Come possono gli adulti pensare che questi fenomeni ti spingano ad essere estroverso, comunicativo o sereno?
Tornando al pene, col quale ho più confidenza, ricordo di aver pensato che rispetto alle ragazze ero più fortunato, perché una volta fatta la pipì al mattino ed evitato di farmi vedere dagli altri componenti della famiglia, lui, se ne tornava abbastanza invisibile mentre le povere ragazze potevano far pipì per tre ore ma le tette non gli si sgonfiavano di certo. A noi i genitori urlavano, "vai in bagno quando ti alzi", a loro invece, " stai dritta che ti rovini la schiena"!
Ed ecco perché il pene ha un ruolo di primo piano anche nella vita delle adolescenti femmine, perché oltre a rappresentare qualcosa di brutale e attraente al tempo stesso, il pene manifesta tutto il privilegio della società per i maschi dato che appare e scompare come le tette non possono fare: quelle una volta che ti escono dal petto poche o tante che siano e prima che una ne capisca il potere, ti gettano in un imbarazzo costante perché soggette ad un giudizio di "quantità" , che il pene riceve in contesti molto più privati, il che le spinge anche a detestare i maschi per un momento.
Quando un ragazzo entra a scuola difficilmente verrà canzonato nell'atrio per le sue misure ( che tra maschi vengono confrontate ma in ambiti camerateschi e non vale per tutti ) mentre invece una piatta o pettoruta può star certa di sentire diverse canzonette al riguardo non appena varchi una porta, non mi sorprendo quindi che una volta tornate a casa fossero alquanto più isteriche di noi. Incomincia comunque volente o nolente una difficile convivenza con questi fenomeni in un momento in cui i comportamenti infantili assodati si mischiano a nuovi schemi comportamentali di cui non conosciamo gli esiti: se fare i capricci o cercare coccole suscitava nei nostri adulti reazioni conosciute e affidabili, avere una erezione o un dolore premestruale al seno non avrebbero significato niente di certo. Avresti potuto ricevere un abbraccio che non potevi ricambiare o una sgridata che non meritavi.
Molto dipendeva dalla natura delle proprie madri e padri, purtroppo, da ciò che questi avevano imparato dalle reazioni dei loro genitori sommate alle ottuse convinzioni che si erano formati una volta diventati genitori tuoi e dei tuoi genitali. Mia madre ad esempio, si arrabbiava moltissimo se papà usciva dal bagno in mutande dopo essersi lavato e con me si arrabbiava perché ne uscivo vestito ma senza averlo fatto: mia madre era arrabbiata a tempo pieno. Diceva ad esempio, che sua madre non le aveva spiegato molto sui maschi e me lo disse, come se questo dovesse spiegare qualcosa ma a me.
C'è invece, in quei silenzi e nella quotidianità' degli adolescenti, qualcosa di prettamente fisico che complica tutte le manifestazioni. Si, parlo di lui, del pene e senza chiamarlo pisello, pisellino, o "quell'affare" come lo chiamava mia madre. Direte ma le femmine sono adolescenti anche loro, perché parlare del pene? Perché alla fine, anche nella quotidianità delle ragazze adolescenti, nella loro irrequietezza, questi, ha un ruolo ben preciso e poi io ero maschio, di che dovrei parlare?
Ah gia della vagina forse, ma è proprio questo il punto: il ruolo dei genitali nella vita degli adolescenti non e' legato al loro compito riproduttivo o all'erotismo come pensano gli adulti che, siano essi bacchettoni puritani o liberali e modernisti, sono davvero fissati con il sesso in modo imbarazzante. Per i ragazzi, ha a che vedere con un passaggio alla vita adulta nel quale i genitali sembrano farti lo sgambetto proprio quando il colpo di inizio per la corsa verso la libertà è stato sparato. Che ti siano cresciuti due ingombranti seni che ti costringono a camminare gobba o che il tuo pene un certo mattino sembri voler sollevare un comò, tu ti trovi a non provare nessun piacere per i tuoi nuovi prepotenti accessori ma solo l'evidenza fisica del tuo disagio a convivere con la loro individualità. Come possono gli adulti pensare che questi fenomeni ti spingano ad essere estroverso, comunicativo o sereno?
Tornando al pene, col quale ho più confidenza, ricordo di aver pensato che rispetto alle ragazze ero più fortunato, perché una volta fatta la pipì al mattino ed evitato di farmi vedere dagli altri componenti della famiglia, lui, se ne tornava abbastanza invisibile mentre le povere ragazze potevano far pipì per tre ore ma le tette non gli si sgonfiavano di certo. A noi i genitori urlavano, "vai in bagno quando ti alzi", a loro invece, " stai dritta che ti rovini la schiena"!
Ed ecco perché il pene ha un ruolo di primo piano anche nella vita delle adolescenti femmine, perché oltre a rappresentare qualcosa di brutale e attraente al tempo stesso, il pene manifesta tutto il privilegio della società per i maschi dato che appare e scompare come le tette non possono fare: quelle una volta che ti escono dal petto poche o tante che siano e prima che una ne capisca il potere, ti gettano in un imbarazzo costante perché soggette ad un giudizio di "quantità" , che il pene riceve in contesti molto più privati, il che le spinge anche a detestare i maschi per un momento.
Quando un ragazzo entra a scuola difficilmente verrà canzonato nell'atrio per le sue misure ( che tra maschi vengono confrontate ma in ambiti camerateschi e non vale per tutti ) mentre invece una piatta o pettoruta può star certa di sentire diverse canzonette al riguardo non appena varchi una porta, non mi sorprendo quindi che una volta tornate a casa fossero alquanto più isteriche di noi. Incomincia comunque volente o nolente una difficile convivenza con questi fenomeni in un momento in cui i comportamenti infantili assodati si mischiano a nuovi schemi comportamentali di cui non conosciamo gli esiti: se fare i capricci o cercare coccole suscitava nei nostri adulti reazioni conosciute e affidabili, avere una erezione o un dolore premestruale al seno non avrebbero significato niente di certo. Avresti potuto ricevere un abbraccio che non potevi ricambiare o una sgridata che non meritavi.
Molto dipendeva dalla natura delle proprie madri e padri, purtroppo, da ciò che questi avevano imparato dalle reazioni dei loro genitori sommate alle ottuse convinzioni che si erano formati una volta diventati genitori tuoi e dei tuoi genitali. Mia madre ad esempio, si arrabbiava moltissimo se papà usciva dal bagno in mutande dopo essersi lavato e con me si arrabbiava perché ne uscivo vestito ma senza averlo fatto: mia madre era arrabbiata a tempo pieno. Diceva ad esempio, che sua madre non le aveva spiegato molto sui maschi e me lo disse, come se questo dovesse spiegare qualcosa ma a me.
Fatto sta che del il mio pene me ne cominciai ad occupare in modo assai discontinuo e sbrigativo eccezion fatta per la masturbazione a cui dedicavo attenzioni più prolungate in quegli anni.
Siccome ti masturbi, e i tuoi genitori lo scoprono solo perché non sei attento o perché dal cesso non esci più o ne esci arrossato come un peperone, ecco che improvvisamente, sei dichiarato in qualche modo disgustoso o ingiustamente colto da pulsioni inproprie. Ma come? Ti parlano di sesso prima che ti interessi o neanche te ne parlano, quando sei li che non sai che ti succede, pensano che tu ce l'abbia con loro o che sia colmo di pensieri sull'altro sesso ( di cui ne sai quanto del tuo e cioè niente) ma se diavolo ti masturbi, allora si che gli fai schifo! Se finalmente e da solo, hai capito a cosa serve, beh quello e' un problema.
Siccome ti masturbi, e i tuoi genitori lo scoprono solo perché non sei attento o perché dal cesso non esci più o ne esci arrossato come un peperone, ecco che improvvisamente, sei dichiarato in qualche modo disgustoso o ingiustamente colto da pulsioni inproprie. Ma come? Ti parlano di sesso prima che ti interessi o neanche te ne parlano, quando sei li che non sai che ti succede, pensano che tu ce l'abbia con loro o che sia colmo di pensieri sull'altro sesso ( di cui ne sai quanto del tuo e cioè niente) ma se diavolo ti masturbi, allora si che gli fai schifo! Se finalmente e da solo, hai capito a cosa serve, beh quello e' un problema.
E anche qui il pene ha il suo peso poiché la masturbazione femminile pare essere più discreta in un certo senso e probabilmente, meno facile da ravvisare per un genitore. Forse fu per questo che presi a riempirmi le mutande con i bigodini di mia madre la quale non avrebbe mai scoperto il segreto delle sue messe in piega. Detestavo il disprezzo che le leggevo negli occhi per il mio sesso o per l'idea che se ne era fatta e non potei che ricambiarla a modo mio. Di questo dovrei non andar fiero lo so, ma non posso che provare invece una certa soddisfazione per la creatività con cui mi ero espresso.
Certe volte avrei voluto essere come Goldrake che pur avendo i magli rotanti, l'alabarda spaziale non ce l'aveva in mezzo alle gambe, o come il Big Jim a cui il pene doveva essere caduto, così come credo mia madre si augurasse per me, invece ero come un supereroe imbranato a cui si sguainava la spada senza controllo. Un sacco di cose nel mondo erano fatte a forma di pene: gli obelischi, i grattacieli americani, i coni gelato ( che smisi di mangiare) e le penne bic, o così comincio' a sembrarmi.
Certe volte avrei voluto essere come Goldrake che pur avendo i magli rotanti, l'alabarda spaziale non ce l'aveva in mezzo alle gambe, o come il Big Jim a cui il pene doveva essere caduto, così come credo mia madre si augurasse per me, invece ero come un supereroe imbranato a cui si sguainava la spada senza controllo. Un sacco di cose nel mondo erano fatte a forma di pene: gli obelischi, i grattacieli americani, i coni gelato ( che smisi di mangiare) e le penne bic, o così comincio' a sembrarmi.
Ci mancava anche il pene a dirmi cosa fare e quando...
Non ti senti potente in quei momenti o spregiudicato e malizioso come credono.
Alla fine io avrei voluto parlare delle mie emozioni al riguardo, del turbamento che non provavo per il sesso ma per la triste fine di quei giorni in cui col pene ci facevo pipì e basta e per quello che ora avrei dovuto farci secondo l'Enciclopedia Medica che mi aveva mostrato tempo prima e che non mi convinceva proprio, ma come poteva reagire mia madre al mio interesse per un secondo pene e non per una vagina?
Alla fine io avrei voluto parlare delle mie emozioni al riguardo, del turbamento che non provavo per il sesso ma per la triste fine di quei giorni in cui col pene ci facevo pipì e basta e per quello che ora avrei dovuto farci secondo l'Enciclopedia Medica che mi aveva mostrato tempo prima e che non mi convinceva proprio, ma come poteva reagire mia madre al mio interesse per un secondo pene e non per una vagina?
Quel genio, dopo aver parlato a mio papà circa il perché della mia improvvisa tristezza e della mia chiusura se ne uscì con la trovata del secolo dicendomi: "senti guarda che data la tua storia e' normale che tu ti senta così ma se vuoi non appena avrai diciotto anni potrai sapere chi sono i tuoi genitori naturali e se vuoi ti accompagno io a prendere i documenti che saranno necessari". Ricordo ancora il senso di disperazione che mi colse guardando la sua espressione da " io si,che so cosa provi" e riuscii solo a dirle: cazzo mamma, forse è meglio che ti lavi la testa come avevi detto di fare. " smettila di dire parolacce santo cielo".
Si, i genitori sanno sempre cosa ci succede, lo sanno perché ci sono passati prima di noi, perché sono sopravvissuti all' adolescenza. Lo sanno perché credono di sapere quello che siamo ma preferiscono occuparsi di ciò che sembriamo, specie se sembriamo diversi da loro. I genitori non capiscono un "cazzo" ma è meglio che non glielo diciate così, altrimenti penseranno che avete in mente solo quello e, se per caso fosse vero, allora ne sarebbero di gran lunga più spaventati di voi.
Si, i genitori sanno sempre cosa ci succede, lo sanno perché ci sono passati prima di noi, perché sono sopravvissuti all' adolescenza. Lo sanno perché credono di sapere quello che siamo ma preferiscono occuparsi di ciò che sembriamo, specie se sembriamo diversi da loro. I genitori non capiscono un "cazzo" ma è meglio che non glielo diciate così, altrimenti penseranno che avete in mente solo quello e, se per caso fosse vero, allora ne sarebbero di gran lunga più spaventati di voi.
Perché non ce l'hanno il coraggio di dirvi che possono solo insegnarvi ad essere come loro dal momento che ciò che erano alla vostra età lo hanno dimenticato o rifiutato. Ne l'onesta' di dirvi che il vostro pene o la vostra vagina non determinano chi sarete, chi amerete e chi diventerete.
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