giovedì 3 settembre 2015

La banda del 52 CAP 8: Lucilla


Dopo quella volta, la pineta fu oggetto di esplorazione per la banda, e in una di queste occasioni  facemmo una scoperta.
In fondo ad un sentiero che stavamo battendo c'era un enorme masso ricoperto di erbacce, la cui forma però, creava un anfratto riparato. Non avremmo mai saputo quanto grande se non avesse piovuto proprio nel bel mezzo del cammino. 
L'idea di quella roccia come  di un riparo svelto dal temporale estivo te la davano gli occhi, e con quelli vedemmo anche che l'antro era già stato "colonizzato". Qualcuno aveva lasciato li delle carte patinate stropicciate. Quelli del 50 non potevano esserci arrivati fin li, troppo coglioni figurati. Chi dunque?
Fico sarebbe stato poter leggere dei fumetti intanto che si aspettava che spiovesse., così una volta accucciati uno appiccicato all'altro provammo a dipanare quel casino di carte.
Il colore predominante di quelle foto era il colore della pelle, forse dei capelli, delle facce, di certo persone. Nessuno di noi sapeva decifrare i grovigli di figure che i pezzi strappati avevano scomposto, perché poi strappare una rivista?
Li in bella vista, nel pezzo di carta più grande, una tetta enorme premuta da una mano pelosa ci provocò una risata isterica ed insieme una frenesia cretina che ci fece strappare di mano il pezzo reciprocamente, come se fosse bollente. Prendemmo a turno a guardarlo come studiosi che si stanno per pronunciare circa   l'autenticità di una pergamena, poi, una volta appurato che si trattava di sesso, a strofinarlo in faccia al vicino che reagiva schifato con un: ma che schifo!!!! 
Giuseppe e Alessandro sembravano eccitati e divertiti abbastanza da non accorgersi che a me quelle immagini di gambe femminili, aperte, non avevano giovato al colorito, certo che lo sapevo che le femmine erano diverse da noi ma non sapevo come, dato che le uniche gambe in mezzo alle quali avevo potuto investigare erano le mie. Si, si facevano dei gesti che ne mimavano la conformazione, ma una vagina così da vicino, secondo me neanche i miei amici l'avevano vista! Io ad ogni buon conto contenni il vomito a fatica.
Colpa di mia madre quella stronza, che al momento di spiegarmi le femmine, si era limitata alla pagina della Enciclopedia medica che mostrava i genitali maschili e femminili come sezionati longitudinalmente per mostrare le varie componenti interne. e che nuda non l'avevamo mai vista, come del resto neanche papà. Ridete stronzi, avrei voluto dire ai miei amici tutti rossi in viso, ma voi sapete  dove è  la cervice dell'utero, o i dotti deferenti nei testicoli? Io si, anche se la fica dal vivo non sapevo che fosse simile ad uno strappo rosso e slabrato al punto che la poveretta nel giornale dovesse tenersela con due dita per pisciare!
Tutto scombussolato, cedetti il pezzo di giornale ai miei amici e presi a far finta di interessarmi a qualche altro rimasuglio, trovando alcune pagine intere, ma non potevo più togliermi di mente quella immagine senza ricollegarla a tutte le donne che conoscevo, compresa mia madre, così chiesi: ma secondo voi le femmine ce l'hanno tutte cosi? 
Certo scemo, per quello la fanno sedute nel cesso. 
Le facce di quelle donne sembravano sofferenti, per cui dissi: deve farle un gran male far la pipi...a me non fa così male e a voi? 
Nel giornale i maschi c'erano, erano nudi anche loro, e anche loro soffrivano, ma non si vedeva niente sempre coperti dalle femmine. Mi trovai a cercare senza sapere neanche cosa, ma con la stessa frenesia che si era impossessata dei miei amici, fino a che trovai ciò che cercavo. Un corpo maschile nudo e ben visibile! 
Che schifo, fecero gli altri, ma intanto quel cazzo dritto e grosso lo guardarono per qualche secondo anche loro,  chissà, forse facendo un paragone col proprio. Ne saremo usciti piuttosto umiliati tutti, così convenimmo che quello era vecchio stabilendo che i nostri cazzi giovani potevano non essere così grossi per forza. che forse ci poteva ancora crescere. Quello li lo stringeva  nella mano, ma le dita non si toccavano e da sopra ne usciva un bel po prima della punta, anch'essa di un rosso congestionato!
Indaffarati com'erano a cercar tette e fiche, non badarono a me, che ripiegai quella pagina e me la misi in tasca. 
Il temporale finì e una volta messo al sicuro il nostro "tesoro", tornammo giù ma camminavamo meno agevolmente e tutti coi pantaloncini un po più gonfi.
Giuseppe, che sembrava più a suo agio col suo corpo ci rideva come un matto e prendemmo a ridere tutti, anche se io,francamente divenni rosso perché non sapevo più dove guardarlo..se in viso col suo magnifico sorriso o li. 
Più tardi, a casa, misi il mio segreto sotto la lavatrice del bagno. 
Vai a lavarti. 
Un senso di disperazione mi prese dalla bocca dello stomaco, non per l'immagine di quell'uomo, ne per il mio cazzetto di ragazzino. Seduto sul cesso con le mutande calate e il foglio aperto, studiavo lui e me. Le sensazioni che provavo già da tempo le provi anche tu? Puoi dirmi come si chiamano? Come si spiegano?
Nel tenermelo tra le mani, non mi sentivo cosi fiero come lui, certo lui era un adulto e allora perché il cazzo non ci si indurisce da adulti così non ci viene da piangere a tredici anni? Lo sento come i compagni di scuola mi chiamano e se il mio coso fosse come il tuo almeno potrei farglielo vedere all'ora di ginnastica, invece di nascondermi per paura dei loro scherzi di merda!
Oh se starebbero zitti allora!
Se lui fosse stato nel bagno con me io lo avrei abbracciato e tra le sue braccia forti, che continuavo a fissare, forse le lacrime si sarebbero fermate, mi avrebbe spiegato con calma se era grave sentirmi come mi sentivo, sbagliato, solo ma anche incazzato con tutti coloro che dicevano di sapere cosa dovesse piacermi: quel buco delle femmine. 
Io non avrei mai voluto che le femmine mi facessero quelle facce del giornale, in verità le femmine non mi interessavano per niente. Ora era chiaro ed era sempre stato così anche quando, cercavo di essere gentile con loro, perché figlie di amiche di mia madre, o perché avevano le scarpe di vernice che mi piacevano tanto.
Aprii il flacone dello shampoo alla mela verde e inspirai più che potevo, chiedendomi se Giuseppe si fosse accorto di qualcosa, se lo avrei perso, se Alessandro avrebbe riso di me come facevano a scuola. 
Con un brivido ricordai sulla pelle la sua vicinanza sotto la roccia,  il desiderio imbarazzante, il suo pantaloncino gonfio e felice da farti venir voglia di toglierteli anche tu e vada come vada, la certezza che non l'avresti mai saputo fare, quando da dietro la porta un urlo mi riportò alla mia squallida recita: vuoi uscire da quel bagno che sei dentro da mezz'ora? E' pronto a tavola!
Si, arrivo! Vaffanculo pure te e la tua cena di merda, ora che so come sei fatta, con me hai proprio chiuso, tanto più che io non sono uscito da te...grazie al cielo.
Maledetta pure tu pineta, che dalla finestra della cucina potevo vederti mentre mangiavo svogliatamente, me l'avevano detto che eri pericolosa ma io ci son venuto lo stesso. Ci tornerò e se Giuseppe, domani non mi chiamerà per scendere in piazzetta sorridendomi come al solito, spero di incontrare un burrone e finirci dentro. Se muoio piangeranno? 
Ma se muoio, non saprò mai se il mio coso diventerà come quello dell'uomo sotto la lavatrice! Un bel casino. 
Dopo tante avventure spensierate, dovevamo proprio rovinare tutto? 
Crescere non mi piaceva per niente, e pensare che avevo sentito alcuni amici di famiglia parlare sottovoce ai miei dicendogli: forse ha qualche problema e questi rispondergli che erano preoccupati, insomma, che per avere la mia età, non ero ancora "sveglio".
"ma non ce l'ha la ragazzina?"
"ma va niente non ci pensa neanche, se ne sta sempre con quelli la".
"Magari domenica venite da noi, Lucilla ha un debole per lui.."
"Caro uomo sotto la lavatrice, entro domenica puoi farmi crescere l'uccello come il tuo così sul più bello mi tiro giù i pantaloni,  quella cretina della Lucilla si spaventa come le donne del giornale e io  me la levo dalle palle"? Grazie e ah volevo dirti che sei bellissimo.

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