mercoledì 27 luglio 2011

"Diario quasi sconcio, di una parrucchiera perbene." - prologo-


buongiorno amici, sono stato via un pochetto, e ho riflettutto sugli eventi, sulle mie nuove rughe, le mie protesi, su quell'insostenibile leggerezza che si chiama maturità. Se come dice Rupert Everett, santo protettore dei gay maturi nonché santo sebastiano trafitto dal botox, i gay dopo i 42 incontrano il destino delle donne a cui hanno trafugato gli accessori, cioè non interessano più a nessuno, che posso fare in un solo anno di distanza dall'ineluttabile?
Come tutti gli anziani, mi rifugerò nei ricordi, ma al loro contrario non cederò alla tentazione di riscrivere la storia, anzi, con la lucida crudeltà che mi contraddistingue non risparmierò nulla, nel raccontarvi i giorni in cui non ero "trasparente", ma sugoso e perlomeno fresco, mi ritrovavo a costruire il mio nuovo modello sentimentale, passando di fiore in carciofo!
Perché le mie storielle sentimentali dovrebbero interessarvi? Perchè siete malate di gossip, e perché non c'è in Italia, niente di più appetitoso di un lenzuolo sudato.
O forse, perché la risposta al bisogno di essere amati continua a tormentarvi di perché, mentre vi lordate la coscienza e non solo, alla ricerca del vostro ideale di rapporto.
O più semplicemente, care le mie Rupertine in ascolto, perché il tempo se non te lo inietti in faccia, scivola velocemente, e prima che le vostre domande sull'amore, abbiano soddisfazioni utili, vi ritroverete vestite da ragazzine senza riuscire a passare inosservate, come credete al diciottesimo di vostro/a nipote.
Vi proporrò una discreta quantità di modelli amorosi, di uomini tipo, e di dinamiche possibili, che ho incontrato e ahimé sviluppato, nei circa dieci anni che vanno dal 95 al 2003, in qualità di parrucchiera quasi perbene.
Del resto, i cazzi degli altri, se non te li fai raccontare, poi...non te li fai più!
Buon divertimento impiccione, e se per caso amici, ex amori e parenti, o ex mogli dovessero riconoscersi nelle righe dei miei deliri, per favore non chiedetemi l'amicizia su facebook!

martedì 3 maggio 2011

Nuovi idoli per vecchie storie!


L'acqua bolle e non è colpa del caos climatico nè del sale per la pasta, soltanto in una settimana tre eventi mediatici di portata mondiale sono davvero troppi da digerire!
I popoli della terra, come acque rimestate, avranno fatto fatica ad orientare lo sguardo?
Io come goccia sono letteralmente "evaporato"!
Beata Kate per un verso, beato Karol dall'altro, e fanno due, beato Obama e fanno tre. Mi pare di capire che il Viagra mediatico sia stato somministrato in dose da cavallo. Qualcuno dirà che ci voleva, che dopo lo Tsunami giapponese, gli sbarchi dalla Libia, e il Referendum, in quanto abbiamo un nuovo Santo a cui votarci, una nuova Cenerentola da raccontare ai bambini, e una taglia misteriosa come un jackpot, che qualcuno avrà incassato, per la consegna del Nemico Pubblico numero uno! Chissà se il misterioso vincitore avrà festeggiato con gli amici al bar?
Di certo hanno festeggiato le piazze gremite a San Pietro, Ground Zero, e Buckingham Palace.
I fedeli cristiani, gioivano ammassati, di fronte ad una bara, gli americani di fronte al corpo morto di Bin laden, gli inglesi di fronte ai resti rinvigoriti di una monarchia che non godeva proprio di ottima salute.
Cosa hanno in comune la Queen Elisabeth, Ratzinger e Obama? Non so dire se la popolarità dei tre fosse egualmente traballante ma diciamo che l'elisir mediatico, ha rinvigorito di certo non i morti( Diana, Giovanni Paolo II, Bin Laden) quanto le figure che da questi erano oscurati.
Morta una principessa se ne fa un'altra, morto un papa idem ma ahimé morto un Bin pure?
Il motto aziendale promuovere per rimuovere, avrà un senso anche in queste vicende? Tipo facciamo principessa la borghese rampante, mandiamo alla gloria dei cieli il papa ingombrante, e buttiamo a mare l'idolo del terrore dopo averlo promosso numero uno.
Cosa mi devo aspettare oltre al risveglio di una cellula di calabroni dormienti sul tetto?
Troppe domande, lo so, ma ve l'ho detto che sono in ebollizione e il misticismo dilagante, il romanticismo fiabesco, o il patriottismo "pan per briciola" non fan per me, che sogno una protesi dentaria holliwoodiana e low cost, che ad un nuovo beato, preferirei un beato me, che i Seals li aspetto in versione hard, ma la barba mi è cresciuta nell'attesa!
Cara Elisabetta sai che c'è? Che chi di Diana ferisce, di kate perisce!
Caro Ratzinger sai che c'è? Che mostrare la fialetta di sangue fa molto twilight!
Caro Obama sai che c'è? Che un uomo i mare fa Pirata dei Caraibi.
Ma soprattutto care folle dell'umanità, agitate come acque, davvero mi sembrate sciami adescati con esche finte da abili apicoltori politici o religiosi, che siate bisognosi di credere o di sperare, di veder compiuta la vendetta, di rovesciarvi sulle coste in cerca di nuovi canali, o di armarvi per liberarvi, quando vi deciderete a smettere di farvi usare come un liquido antigelo per potenti in difficoltà? Non mi sembrate tanto diversi dalle folle fuori dai centri commerciali durante le svendite, ognuno convinto di partecipare, ma tutti in fondo usati per far soldi o voti.
Sembra che sia più facile riempire le piazze che convincere un amico a mettersi in discussione, o a prendere la posizione che è giusto prendere quando chi ami è vilipeso o truffato, quando un bambino viene abusato, quando una donna muore sotto la pila dei suoi panni sporchi, quando tutto un paese non ha il coraggio di denunciare l'omicida di una ragazzina.
Ma dove si radunano le vere vittime o i veri santi? Quali le telecamere accese su di loro?
Anch'io ho bisogno di un sogno che diventa realtà senza scorciatoie, di una parola benevola da un uomo ancora in vita, di qualcuno che si pente di ciò che mi ha fatto, ma se mi giro non vedo altro che persone che si radunano nel nome di qualcosa di intangibile, che festeggiano la vita o la morte di qualcun'altro, che si sentono migliori di altre persone altrove radunate, e non mi fa sentire affatto meglio!











domenica 10 aprile 2011

mogli o buoi..ma che capelli vuoi?



Sono davvero molti gli oggetti a cui mi sono legato nel corso della mia vita, molto il bisogno di raccoglierli intorno a me e conservarli, anche se il loro impiego non rispondeva alla domanda di utilità a cui gli oggetti sono chiamati a rispondere, e che di solito giustifica il loro “rimanere”.
Tra tutti, i libri, hanno sempre avuto un posto d'onore nella mia scala di preferenza e attaccamento, in quanto una delle immagini che ho legato all'idea di felicità e ancor più di serena pienezza del vivere, è quella di una libreria a parete, nella stanza più grande dell'eventuale casa che avrei avuto.
Una volta la vidi materialmente a casa di un amico, e ne restai affascinato.
La mia casa in montagna ha offerto agli oggetti che ho raccolto una dimora degna, e mi stupisco sempre del modo armonioso in cui essi sembrano avere senso tutti insieme. Questo nonostante le circostanze che mi hanno portato ad averli siano tra loro le più disparate, ma soprattutto le meno pianificate razionalmente, come quella volta che andando al cinema tornai con sei sedie in stile romagnolo che venivano gettate proprio lì vicino, o quando avere la scatola di latta dei bottoni di mia nonna fu ciò che di più bello mia madre potesse donarmi.
C'è qualcosa di diverso dalla smania di possesso, perché io in realtà posso fare a meno di raccogliere un oggetto che mi piace se lo trovo, o di comprarlo se lo vedo in vendita, direi che ha più a che fare con i fotogrammi di un passato che non potendo rievocare lietamente con le persone con cui l'ho vissuto, riesco invece a ricostruirlo tramite alcuni oggetti....una manna per qualunque analista insomma...e forse nemmeno per il più bravo di questi!
I libri, invece, mi suscitano umiltà e riverenza per la capacità di chi li ha scritti di rendere il proprio pensiero o competenza di interesse per gli altri, inoltre, sono interamente fatti di un materiale sensibile, la carta, frutto di una lavorazione affascinante e naturale, oltre ad essere pieni di parole, che come amo pensare non siano solo segni grafici da riconoscere e trasformare in suoni, ma autentiche formule magiche.
Non vi è mai capitato di leggere frasi che descrivono perfettamente lo stato d'animo che provate e che perfino a voi stessi risultava inconprensibile fino a quel momento? Non vi sembra che quei segni su carta, siano una formula liberatoria? Che finalmente grazie al loro essersi sommati abbiano aperto un flusso che era ostruito?
A me capita spesso, e quando succede, pensieri di gratitudine per lo sconosciuto scrittore, mi fanno sentire parte di qualcosa di più grande del piccolo mondo dove vivo la maggior parte del mio tempo, e mi sento in dovere di provare anche solo ogni tanto a distribuire alcuni segni magici su carta o su foglio elettronico, perché sono certo che nessuno che scriva ha idea del potere che è in grado di esprimere, ma che debba però orientarsi al bene ogni qual volta lo fa, perché solo in questo modo, chi leggerà potrà riceverne il beneficio necessario, sia che si scriva di filosofia o di poesia o anche di più semplice manualistica. Del resto, ho letto una quantità di ricette di un unico piatto ma solo alcune mi hanno davvero chiarito come realizzarla. Perché?
Perché anche le parole, oggi così spesso abusate e confezionate in inutili ritornelli “di circostanza”, risultano essere più efficaci solo quando, grazie ad una combinazione che ignoro poiché soggettiva, mi risultano “comprensibili”. Naturalmente comprendo anche le altre parole, ma non tutte mi infondono la fiducia necessaria a fare ciò che dicono, per esempio, posso leggere di unire dei bianchi montati a neve all'impasto che altre parole mi hanno aiutato a comporre, ma sento di farcela solo se le parole spiegano come le mie mani debbano muoversi nel farlo, e facendolo mi sento certo del successo.
La relazione tra emozioni e parole, è la più viscerale e contagiosa forma di comunicazione efficace e oggi grazie alla tecnologia, la carta è diventata obsoleta per molti, mentre a me, proprio per questo, pare ancora più attraente, ancora più magica!
Oggi nella pace della mia mansarda rileggo alcuni brani di un libro che si intitola “Valori” di francesco Alberoni, che analizza con cura la sorgente della “morale”, e ne da una lettura originale, separando la morale dal giudizio di condanna, e leggendo penso al modo in cui sono cambiati i comportamenti sociali tra le persone, le interazioni tra chi nel mondo vende e chi compra, tra chi sceglie e chi offre scelta.
Nel mio lavoro, offro scelta e vendo sensazioni tra le più disparate che hanno però una forma materiale, un colore, una materia.
La scelta in questione, non passa dalla moda, pur tenendone ampiamente conto, ma dalla scala di valore che ho costruito in tanti anni di esperienza non sempre gradevole e lastricata da profonde lacerazioni delle motivazioni fondanti che mi spingono a fare questo mestiere, e dal rinnovato impegno a credere che l'armonia di un volto e la sua storia personale, meritino una degna cornice materiale.
Quando gli strumenti in mio possesso per realizzare questa delicata opera di abbinamento tra la materia e l'emozione che la vuole plasmare, non mi consentivano una piena autonomia, guardavo chi già la possedeva con estrema attenzione, così come coloro che a lui o lei, si rivolgevano per ottenere oggi una visione più simile all'idea che avevano di sé, domani poterla dissimulare, e sia nei miei maestri, che nelle clienti, notavo la capacità di ascoltare.
Prima dell'avvento dei ring di affabulazione televisiva, dove la forza delle parole ha come unico fattore dominante il volume dei toni e la capacità di sopraffazione dell'altrui parola, le persone erano coscenti di avere un tempo in cui parlare e uno in cui ascoltare, e ancor più della necessità che questo scambio avvenisse con due presupposti fondamentali:
1) il silenzio
2) l'alternanza.
La seria dedizione con cui i parrucchieri esperti ascoltavano suscitava rispetto, e consentiva alle clienti di sentirsi comprese e rilassate, così come la fiducia di quest'ultime consentiva al parrucchiere di accompagnarle verso una scoperta di sé, privi della paura di scontentarle.
L'immagine delle persone, la loro realtà fisica ha acquistato sempre più significati con lo scorrere dei tempi, e questo lavoro si è fatto sempre più delicato, in quanto, nonostante la quantità di tecniche oggi disponibili, consenta maggior perizia, la comunicazione non si è arricchita parimenti, infatti, sempre più facilmente, le donne chiedono al parrucchiere di farle sembrare ciò che non possono essere. Direte che è esattamente ciò che dovrebbe accadere, e che è sempre accaduto, ma io ricordo che le donne consideravano il parrucchiere come qualcuno da “avere”e non come qualcuno da “usare”. Avere un parrucchiere significava per loro poter contare sul fatto che quel professionista era in grado di cogliere i cambiamenti che le riguardavano, e scegliere con loro il modo più elegante, spiritoso, decoroso, o trasgressivo per affrontarli. Questo includeva il raccontarsi, più o meno apertamente, lo stabilirsi di un regime di collaborazione, di rispetto, di scambio in poche parole.
Al contrario, oggi sebbene le persone continuino a parlarci, non ci forniscono più dati reali ma proiezioni delle proprie angoscie o esaltazioni delle stesse, ci propongono un “immagine profilo”che intendono assumere repentinamente, senza percorsi intermedi necessari, e senza appelli né deviazioni consentibili. Una donna di quarantatre anni oggi non vuole sembrare “una cinquantenne” la cinquantenne si pettinerà come una liceale. La quantità di informazioni reperibili su internet ha reso le consumatrici avvedute talvolta, prevenute tal altra. Cosa è cambiato davvero?
Innanzitutto l'uso delle parole.
Non ci sono più domande ma solo affermazioni come: voglio, posso solo, non voglio. Le persone ormai convinte di dover ottenere tutto ciò che vogliono, non ascoltano altra voce che quella del proprio io, riducendo così i professionisti a semplici esecutori di un lavoro retribuito, dove la retribuzione è spesso considerata eccessiva, mentre le i propri eccessi, semplici diritti.
L'acconciatura che prima riempiva di dignità la donna nella sua vita sociale e familiare, è stata surclassata dalla chirurgia estetica, dall'informalismo spinto o dal minimalismo etico tutte parole che nei libri che leggevano le donne di un tempo, non c'erano, ma c'erano parole come eleganza, discrezione, garbo. Che siano bioniche o ecosostenibili, di destra o di sinistra, casalinghe disperate o donne in carriera tutte hanno perso quel momento in cui chiedendo semplicemente: come starei con, potevano lasciare il controllo, recuperare un momento per sé, potevano stupirsi a risultato finito!
La sorpresa oggi non è più gestibile da chi crede che “tutto sia intorno a lui,” né il no di un appuntamento. Mi chiedo se la fatica fatta a costruirsi un panorama emotivo, una cultura estetica, un bagaglio professionale per poter finalmente essere un parrucchiere da “avere”, sia valsa la pena, dal momento che il tessuto umano a cui mi trovo a fare il dono di un mondo così ricco, si è inaridito al punto da impormi cosa fare ma soprattutto cosa non fare mai. Non intendo giudicare moralmente le donne, quando per morale si intende il giudizio di condanna, ma le invito a tornare alla morale che si volge a ciò che è giusto, bello, rispettoso, a ciò che travalica i propri interessi, a ciò che si spinge verso l'alto. Credete davvero che decidendo ogni cosa, che manipolando ogni risultato, che calpestando ogni dignità professionale sarete libere?
La parola libertà, è oggi la più abusata delle parole, anche in campo estetico, quando l'obbiettivo è fare SWISHHHHHHHH, per esempio, o quando una normalissima tintura può renderti schiava, mentre la ricrescita è la nuova bandiera della dignità femminile che per non fare bunga bunga, somiglia a bingo bongo. Ho visto donne, uscire scontente dal parrucchiere, solo per il gusto di potersi commiserare con le amiche, ammesso che il prurito intimo le consenta di arrivare in orario per la tisana anoressizzante delle cinque del pomeriggio, oppure altre chiedermi di cambiarle radicalmente, escludendo taglio colore o movimento, o altre ancora dopo avermi costretto a mille premure, senza ammoniaca, farsi spaccare i capelli al centro commerciale, soltanto perché hanno scoperto il diritto di scegliere da chi farsi rovinare ma non da chi farsi migliorare!
Nei miei libri, Rossella si cuciva un vestito con la tenda di Tara, ma le sue onde erano perfette anche con la fame, Anna Karenina si faceva distruggere da un uomo come molte oggi, ma sotto il treno si lanciò ben pettinata, le sorelle di Piccole Donne si tagliarono i capelli per qualche soldo ma lanciarono una moda, Audrey faceva colazione da Tiffany non la coda..per un ciondolo, persino Marilyn decolorata a cento volumi si sentiva vestita solo dalla sua chioma, Rita levi Montalcini studia ancora il cervello umano cotonata e argentata.
La libertà è una conquista e come tale comprendo che esiga qualche vittima, ma davvero volete essere voi? Forse con un passo indietro potreste scoprire che invecchiare non è mai stato così HOT e che avere un parrucchiere è meglio che andarci, che essere belle non significa essere solo magre e con i capelli lisci e lunghi, che capelli gonfi sono meglio di zigomi gonfi, che la donna che cammina a testa alta, non ha bisogno di dignità ma di una buona lacca!

martedì 22 marzo 2011

la Libertà è un volo di rondini!


Una rondine non fa primavera, ma se è fosforescente fa di certo effetto.
L'ondata distruttiva che ha morso al fianco il Giappone, non può passare inosservata, ne mi basta pensare, che data la distanza, non mi riguardi. Il conseguente disastro nucleare, di proporzioni imprecisate, vela di nubi il cielo della nuova stagione. La verità è che, nonostante la nostra vanagloria, siamo del tutto inermi di fronte all'imprevedibile, che più spesso di quanto sia sano fare, cerchiamo di non prevedere come possibile. Del resto, non avremo avuto neppure la forza necessaria per farlo, non avremo potuto giungere fin qui nella storia se avessimo ridotto al minimo gli slanci di conquista, se avessimo addomesticato la sete di dominio sugli elementi, se avessimo avuto un pensiero "avatariano".
Non ho la competenza per analizzare la questione in termini storici, etici, o propositivi, perché sono influenzato da pensieri estremi che mi proiettano ora nello spazio, oppure nella preistoria, così mi vedo accendere il fuoco con la pietra focaia, o vestito di bianco a raffreddare con lo sputo le mie barrette di uranio, che ormai confondo con quelle energetiche che mangiamo, senza sapere cosa preferire.
Il "nucleo" del mio equilibrio è compromesso dallo Tsunami, emotivo delle mie paure, dai ricordi, dal tempo passato, che addolcisce anche i drammi più intensi.
Nel salotto di casa mia c'è odore di mobili "tenuti da conto", e più freddo che in cucina, i miei genitori, illuminati dalla luce bluastra del tv color comprato a rate sembrano lividi, e sono immobili. Lo schermo mostra fasci di luce che cadono dal cielo, ma non sono comete, anche se a dieci anni lo penserei volentieri, ma i volti dei miei, non incoraggiano la fantasia. Cosa succederà mamma? Ci accadrà qualcosa di male? Silenzio. Vado nella mia stanzetta a chiederlo ai puffi, ma anche loro sono immobili, e blu! La guerra, io non so cosa sia, ma so che in un Golfo sta succedendo, e che ormai chiudere gli occhi non servirà. Mio padre dice che domani farà la spesa grossa, mia madre si legge la Bibbia, e io? Io penso che forse Dio è arrabbiato con me, o che la mia scrivania stavolta non basterà a ripararmi.
Ho dieci anni nel 1980 e ho paura.
La pace e la guerra sono solo parole per noi? per quelli, che come me, non l'hanno vissuta davvero?
Il tempo scorre, non si riavvolge, e io non sono il Principe di Persia, come nel mio videogioco preferito, non posso cambiare il passato.
A giugno ho fatto trent'anni, e ora a settembre mi sembra di essere già vecchio, seppur non ancora sazio di vita, faccio modesti progetti e cerco di tenere in piedi le relazioni precarie con mia madre... cammino in un viale affollato, e le facce delle persone sono tese, mentre in ogni bar, vedo gruppi di persone immobili fissare attonite lo schermo della tv. Oggi è undici, e non può esserci una partita di mattina.
Nel 2001 abbiamo superato un millenium bug e ci siamo lasciati alle spalle Nostradamus, che però oggi, sembra aver preso un aereo della British e aver distrutto la vita di migliaia di americani, solo per dimostrare che non sbagliava!
Ho trent'anni e ho ancora paura.
Mia madre mi rilegge la stessa Bibbia di quando ne avevo dieci, ma lo fa dal suo cellulare, che usa come detonatore per farmi scoppiare il cuore! Lei è la mia terrorista personale, Maria Luisa Bin qualcosa....
Dopo 10 giorni, la paura passa e la rabbia, cresce nei confronti di me stesso, che per l'ultima volta ho cercato conforto.
No! La guerra e la paura di una distruzione globale, non sono solo parole per me, sono ricordi vividi che però non mi hanno mai spinto a tornare sui miei passi, a fingere un riparo, sia esso familiare, religioso, politico o edonistico.
Ne ho 41 tra due mesi, e la paura mi fa compagnia come un ospite non gradito, a cui però, la mia educazione, impone di offrire una sedia.
Ha la barba di Bin laden, la gonna a pieghe di mia madre, l'anello del papa al dito, la tinta Nera di un Colonello patetico, il volto sfigurato dal bisturi per sembrare più giovane, gli occhi profondi di un bambino irrimediabilmente malato, le braccia macilente e il ventre gonfio, del sud del mondo. E' reietta la paura, ma non ha asilo.
Sta lì da qualche parte, ben sapendo che verrà invocata ancora, ma senza poter assolvere il suo vero compito, quello di indurci alla riflessione, ad aver torto ogni tanto, a sederci vicino a lei.. ad aspettare le rondini.
Arriveranno tra un missile e uno sbarco?
Potranno sorvolare una NO FLY ZONE?
Troveranno la strada, tra una cella telefonica e una nube tossica?
Io ci spero, e spero di condividere la gioia del loro volo al di sopra delle nostre piccole vite, con coloro che pur avendo paura, sentono battere i piccoli cuori di questi messaggeri di speranza! Metterò la mollica del mio pane impaurito sul davanzale del futuro ancora una volta, finchè avrò vita.











lunedì 7 marzo 2011

Farmastrategie per donne oggetto


E' primavera fra poco svegliatevi bambine diceva una vecchia canzone, e allora svegliamoci! Ma da cosa, dal letargo invernale? Dal coccolone post-pranzo domenicale? Dal torpore antistaminico?
Quest'ultimo, forse è il genere di sonno più diffuso con gli sbalzi climatici a cui siamo soggetti, e proprio delle medicine vorrei parlarvi, ma non certo della salute.
Quello che mi colpisce di più del mondo farmaceutico, è la sua evoluzione, il suo mutar nel tempo di aspetto, e la furbizia con cui ci ha reso schiavi dei suoi prodotti!
Infatti, quand'ero bambino, le medicine si prendevano solo all'occorrenza, e solitamente facevano schifo tutte, dallo sciroppo per la tosse al retrogusto di rabarbaro, alla pomata per i bronchi che profumava di menta infuocata, passando dallo shampoo al catrame, che nemmeno fingeva di puzzare d'altro. Le farmacie inoltre, erano nei palazzi più severi della città, e l'odore di canfora soffocava l'ambiente vetusto, fatto di scurissimi banconi, e vecchieggianti dottori con le borsesotto gli occhialini, o dottoresse basse in camice bianco e caviglie gonfie, mentre ora, somigliano ai negozi di caramelle, o a lussuose profumerie!
Il farmaco, faceva parte delle spese straordinarie di una famiglia, ma oggi la capatina in farmacia, non solo è spesso inserita nelle commissioni giornaliere, ma per alcune donne, è proprio una parte integrante del proprio fabbisogno.
D'altra parte anche la pubblicità ha avuto il suo ruolo, perché quando ero piccolo e vedevo la pubblicità di una nota soluzione per stomaci bucati, dal nome simile a un detersivo, non mi veniva certo l'acquolina, e le facce dei miei genitori, sembravano tradire il pensiero: speriamo di non averne bisogno! Oggi infatti i furbastri farmaceutici, hanno assoldato pensatori e squali del mercato, per trasformare la sfiga in un opportunità, quindi, la cellulite è diventata "una malattia" che te la puoi beccare, ma se ti impiastri di surrogati della caffeina forse fino a novant'anni ,ti passa, oppure puoi avere una schiena di merda con le vertebre fragili come canestrelli, ma se ti tappezzi di cerotti, da conservare in frigo con le verze, sarai talmente freddo da non sentire più nulla.
E qui, apro e chiudo la parentesi, ecco la breccia di Porta Pia del nostro cervello di consumatori, il farmaco è diventato di così gran consumo, non tanto per la sua efficacia, quanto per la sua capacità di zittire i segnali di malessere! Una museruola chimica al dolore cagnotto, un silenziatore dell'allarme, una maschera di ottimismo e salute da indossare ogni otto ore!
Per adattarsi alle abitudini alimentari moderne, per molti farmaci non è più necessario lo stomaco pieno, basta scioglierli sotto la lingua, dove una volta si pungevano i drogati più esperti e il gioco è fatto!
Per scalzare i supermercati, invece, hanno pensato di "integrare" tutti i componenti di cui siamo fatti. Se il super vende l'acqua che elimina l'acqua( notare che saremo costituiti di acqua all'ottanta per cento)la farmacia, ti vende gli integratori che eliminano il servizio di piatti! Conosco amiche che nelle credenze hanno il pentolino della ceretta e mensole intere di integratori in barattoli da chilo al posto delle farine.
Ma la farma mimetica generando business, ha anche dato lavoro ad una serie di nuovi tuttologi.
Quando ero piccolo, mia madre in barba a tutti i pedofili della zona, mi mollava da solo nella sala attesa del dottor Diacomanoli, che fumava come un turco, a tenerle il posto...tra vecchiette catarrose e signore dall'intestino pigro, e siccome eravamo a Genova, si stava seduti scomodi su sedie di fòrmica. Chi è l'ultimo? si chiedeva invece di prendere il numero come al museo, e poi si aspettava. Ma se malauguratamente nel silenzio tombale dell'attesa, si vedeva entrare un signore stazzonato con la valigetta, si scatenava il panico, era il Rappresentante di medicine! Questo significava, che l'attesa si sarebbe protratta di almeno un ora...perché lui che tu avessi un brufolo o una setticemia..ti passava avanti! Oggi si chiama Informatore scientifico, ma siamo certi che siano scienziati? Non è che magari questi di scientifico hanno solo lo scopone?
In ogni modo, alcuni di questi lavorano a percentuali, quindi vi lascio immaginare i mastruzzi che faranno per piazzare i loro prodotti.
- Su dottore, mi prenda almeno il vermicolin, lo so che non fa un cacchio ma lo dia ai nuovi pazienti, che tengo famiglia
- Ma guardi che i farmaci mi appaiono a computer- dice il medico
- Eh ho capito, ma se guarda sempre la prima riga...come faccio? Noi siamo sedicesimi nell'hit parade.
- Ma contiene sminchiaprazolo?- chiede il medico
- si ma è nocivo solo per i bambini, agli anziani manco se ne accorgono. Lo sa che se lo prende ci esce una vacanza...ehmmm scusi un congresso a pozzuoli?
- No, guardi sono contrario, a queste lusinghe soprattutto perché come Capri non ce n'è! ehhhhhhhhhh!!!!!!!
Ma la morale non ci interessa, a noi interessa che la medicina sia gustosa come un abbacchio, profumata come un mazzo di rose, colorata come lady Gaga, ed di effetto immediato come la mia calvizie, soprattutto se siamo donne, perché le donne sono sempre pronte a considerarsi bisognose dell'ultimo ritrovato. Medico se ipocondriache, chirurgico se temerarie, naturale se cesse. Loro il vero bersaglio di questo mercato ingannevole e confezionato!
Improvvisamente, per loro le vagine, si trasformano in calderoni mefitici dalle quali i bambini per nascere vengono provvisti di placente a forma di tutine ignifughe, le bocche che amavamo limonare, in fogne a cielo aperto, i cessi nei quali dovevamo solo espellere rifiuti organici, in tazze da colazione, e i pavimenti diventano luoghi dove fare di tutto tranne che camminare. Ma la guerra ai batteri, non finisce li, c'è il gel da massaggio che diventa lubrificante anale, ma anche brillantante per stoviglie, detergente per le mani, collutorio, e sigillante per docce, o l'integratore per capelli, che ti fa crescere anche il clitoride per rapporti più attivi col vostro uomo che così non va più a trans.
Se non dormite prendete le goccine, se non cagate le mille erbe, se ce l'avete secca gli ovuli di pasqua, se le tette guardano in basso, le pomate al ghiaccio secco, come calciatori infortunati, ma mi chiedo, le donne che si incazzano perché la politica le tratta come oggetti, sono più felici di essere trattate dalle farmacie come bidoni di rifiuti tossici? Come tacchinelle del Ringraziamento? come ecoballe da smaltire? Ma vi siete mai accorte che le farmaciste le assumono brutte, e che quando vi fanno il conto, esse pensano: "Ma che cazzo le compra a fare tutte ste robe questa qua, cosa crede che io non ci abbia già provato? se avesse funzionato...avrei gia una casetta in via Olgettina, dalla quale fuggire tutta scossa per la mancanza di privacy!"
Se siete nate purghe le ali dell'assorbente vi dovrebbero portare dal parrucchiere, ma se invece siete nate belle come la dolce euchessina, datemi retta i soldi spendeteli per un libro in più!



domenica 20 febbraio 2011

superbia: la storia si ripete?


Lei non sa chi sono io!!!- esclamo la partecipante di un reality, vittima di uno scherzo delle iene, e aggiunse - "per comprarsi le scarpe che indosso lei deve lavorare un mese intero! Questo accadeva dopo che la signorina inebriata dall'esposizione mediatica, era stata rimbalzata dal butta-dentro di un locale, il quale non avendola in lista, le aveva applicato il protocollo generico del caso.

La superbia, in questo caso, stava nella convinzione che le regole non valessero per le "persone famose", e proprio di recente, sembra questo il leit-motiv italico, ma anche internazionale. Siamo all'alba di una rivoluzione morale? Insorgono i popoli contro i dittatori, le procure si ingorgano di atti giudiziari a tutela della dignità delle giovani donne, si sfrattano i vip dagli appartamenti ad equo canone. Sembrerebbe che la deriva furbetta e supponente abbia le ore contate, ma non vi sembra tutto un tantino perfetto? basterebbe davvero che tutti i potenti e potentini venissero deposti, dimessi o condannati, per far sparire il seme della superbia?

Io sarei contento se non ci fossero dubbi, se questa voglia di giustizia di ridistribuzione dei poteri, e delle ricchezze, così come il rinnovato lustro alla dignità delle persone, tornassero di moda quanto il rossetto rosso. Personalmente, farei faville per un " Common People Burlesque Power" che vedesse persone comuni, sentirsi fieri di cellulite e calvizie, comportarsi col garbo di patinate vedette. Persone con le rughe, affermare che l'Olimpo deve si crollare, ma solo per poter creare sul monte che lo ospitava un acquapark per tutti coloro che vogliono solo essere liberi e felici. Ciò nonostante, questa auspicabile "primavera morale" mi suona sospetta perché la storia ci insegna che anche le rivoluzioni hanno il loro lato oscuro e allora immagino che :
si formeranno campi di addestramento per rondini kamikaze, che non faranno primavera, ma piuttosto si faranno esplodere nel bel mezzo di un peeling chimico, dentro le spa cinquestelle.
Orde di "umili sudaticci" preparare fascine con gli stecchi dei diffusori per ambienti, e formare roghi su cui bruciare, estetiste e parruchieri, accusati di deodorazione e istigazione alla vanità.
L'istituzione di un tribunale popolare, che invece delle prove si baserà sul tipo di crema idratante dell'imputato/a.
" Vostro onore, aveva nell'armadietto costosissime creme svizzere! Colpevole!"
-"ma sono allergica" dice in sua difesa l'ignobile idratata,
- " e perché non c'è rossore? "-
- Mi mettevo un fondotinta ..ma poco".
- "Vedete, vostro onore! Girano tra noi, tra i nostri figli, sotto mentite spoglie, e poi li spingono a vergognarsi dei loro meravigliosi brufoli incistati, e naturali, del loro amabile pus!
Verdetto: colpevole di tutti gli ingredienti testati su minorenni brufolosi in orribili festini nei palazzi di Elisabeth Arden!
Nelle piazze si bruceranno montagne di I-Pad che diffondono la piaga del socialnetworkesimo.
Tutte le veline, verranno deportate in campi di concentramento di grassi saturi e costrette a mangiare fino alla talia 56, coltivando soia per gli hamburger biologici
Gli stilisti di moda, verranno vestiti con i loro abiti e messi alla gogna con le zeppe, esposti al ludibrio dei diversamente magri o alti.
Dal pulpito, solo parroci in minigonna, così si combatterà la tentazione della carne.
Niente banche e finanziarie senza scrupoli, niente speculazioni edilizie, niente disagio sociale, insomma un mondo fatto di persone oneste, che onestamente crederanno di essersi liberati di quella superbia e di quella tracotanza anche estetica, fatta di simboli e di potere. Che non avranno dubbi sul fatto che qualcuno doveva pur farlo, che ora si che siamo tutti uguali, e che non dovremo più vergognarci col mondo intero, già ma quale mondo resterà dopo l'ondata distruttiva dei valori di una volta?
I maya, incazzati arriveranno dal cielo e diranno: "ma chi vi credete di essere? guardate che casino che avete combinato pur sapendo che saremmo arrivati! voi non sapete chi siamo noi!!











venerdì 4 febbraio 2011

Invidia: Freud vs Motumbo

le scarpe della mia amica Elena quelle si che mi fanno invidia. Alte, colorate, sinuose, appena le metti, senti di poter comandare il mondo maschile solo con un passo, ma se fossi invidioso vero, le saboterei la scarpiera, limandole di un paio di centimetri tutti i tacchi sinistri, perchè l'invidia non distrugge, danneggia, in modo da rendere l'oggetto di invidia, non solo indesiderabile, ma anche ridicolo.L 'invidioso, convinto che al mondo non ci sia bene sufficiente per tutti, e altresì convinto, di meritarlo al posto di chi già lo possiede, crede in sostanza nei brogli elettorali, nel complotto, nella manipolazione del televoto, e nel fatto che la Marini sia un attrice con ruoli che lui/lei reciterebbe meglio.
E come dargli torto?
Ma anche i pallidi rimedi adottati socialmente per far fronte al flagello delle "locuste invidiose", non sono stati un granché. Pensate alla teoria del bicchiere, se lo vedi mezzo pieno ne bevi comunque metà, se lo vedi mezzo vuoto dove cacchio è la bottiglia per riempire l'altra metà?
Oppure il pensiero positivo, quello secondo il quale, bisogna trovare il lato buono nella bratta in cui siamo invischiati? Sembrerebbe utile, perché comprendendo il valore nascosto nel problema, non si avrebbe tempo di invidiare chi non ce l'ha, eppure non mi ci vedo a cercare nel fango del mio cuore la chiavetta del forziere, come nei reality, perché, se sono immerso nella merda, mi viene naturale uscirne, non certo, ravanarci dentro alla ricerca di un santo graal che di fatto puzzerebbe tanto quanto.
Nell'arco della storia anche la politica ha provato a ridurre i danni dell'invidia, per esempio col comunismo. Poco per tutti, tutti contenti?
Niente da fare, perché se anche abbiamo tutti scarpe di cartone, il cartone del vicino sarà sempre più verde! Magari il mio si è consumato, e quante suole potrei ricavare vendendo il cartone che ruberei da sotto il culo del barbone che lo usa come materasso?
Proviamo con la meritocrazia, dove chi ha di più se lo merita! Ma sarà così sul serio? Sarei disposto a crederci se vedessi il mio collega che si scaccola in ufficio, ottenere una promozione? O la gallina di turno, con una birkin sotto braccio? Cosa potrebbero aver fatto per meritare tanto? Magari sono stati creativi, e le caccole si sono trasformate in energia pulita, o il perizoma inamidato in pala eolica? Non ci credo!
Una delle frasi tipice dell'invidioso è questa: beato te!
Che tu abbia vinto un euro giocandone cinque, o che ti abbiano dato il premio Pulitzer, per aver scritto la lista della spesa, o che tu abbia scavato con le unghie il traforo del Monte Bianco, la beatitudine scatta lo stesso.
- ciao come stai?-
- bene grazie, e tu?-
- Non puoi capire, guarda me ne succedono di ogni-
- Oh povera, che ti accade?-
- Mi si è rotta un unghia! E ho dovuto tagliarle tutte-
- AH... a me non crescono nemmeno,-
-Beata te!-
Ma beata cosa???? Ti sto dicendo che ho unghie molli come savoiardi inzuppati, che scrivo sul computer con le nocche, che se uso l'acetone si sciolgono con lo smalto, e tu mi dici che sono beata????
Sì l'invidia è questo, attribuire fortune che non esistono a persone che non ne hanno, ma soprattutto, ingigantire le proprie insoddisfazioni, attribuendone la colpa al prossimo.
L'onestà sembrerebbe il rimedio più nobile, ma come per la ricetta della Coca Cola, gli ingredienti sono un mistero irrisolvibile, come il Santo Graal si sa che c'è ma non si sa dove.
L' invidia più nota è quella del pene, leggete un pò cosa ne dice una fonte:http://nonciclopedia.wikia.com
Quando Freud proseguendo il suo viaggio giunse in Congo, scoprì una civiltà primordiale, entrando nel villaggio di Lubumbashi. La vista che gli si propose davanti, fu per i suoi occhi di gentiluomo di fine ottocento europeo, orripilante e alquanto sconvolgente. Una quindicina di donne a petto nudo si volsero verso di lui e andarono nella sua direzione. Le donne in questione era nude, e Sigmund si scandalizzò molto per questo fatto. Chiese, chiudendo gli occhi di poter parlare con un uomo. Giunse il capo villaggio, un certo Motumbo, anche lui nudo, con alla vita una cintura che gli copriva i gioielli di famiglia. Freud, vedendo finalmente un po' di civiltà, nel coprire le parti intime, intavolò un fitto discorso con il capo villaggio. Motumbo non capendo una parola di quello che diceva quel buffo essere tutto bianco, agghingato come una mignotta di alto borgo di Kinshasa, stette a guardare con curiosità lo spettatolo che gli si pose davanti. Sigmund chiese del cibo, con un gesto internazionale, ovvero sbattendosi la mano di taglio sullo stomaco, ma gli indigeni sembravano non capire. Allora porto la mano chiusa alla bocca spalancata. Quando vide il volto di Motumbo illuminarsi, si rallegrò parecchio. Motumbo si slacciò la cintura, e Sigmund, scopri tragicamente (è il caso di dirlo) che quella non era la cintura. Visto l'enorme pene di Motumbo e visto che anche gli altri uomini del villaggio avevano un pene di dimensioni enciclopediche[wikipedia] al nostro Sigmud venne un'invidia, ma un'invidia, che quasì ci lasciò le penne.
Tornato in Europa si mise a scrivere un libro dove spiegava le sue teorie pseudoscientifiche. Dopo 3 mesi di vita nella sua Vienna si tolse la vita per il mal d'Africa, o più probabilmente per lacerazioni rettali che avevano causato emorragie interne, che gli furono letali. Ma del resto... A nessuno importa.
Non c'è rimedio, dunque contro l'invidia, se non quello di diventare invidiati con tutta la serenità possibile.
Io per esempio, pur avendo la vita sociale di una talpa, il fisico affetto da bradisismo, e nessun pene enciclopedico, ma un semplice pennutino occidentale, sento intorno a me l'invidia di alcuni che pensano che la mia borsa di Prada, sia sprecata su di me, o che sia beato nell'avere un gatto diabetico e a loro io rispondo, che sono fortunato.
Sì sentirsi fortunati, fa bene alla fortuna, e anche se chiama l'invidia, io aggiungo un posto a tavola a fianco alla pigrizia, perchè penso che abbiano molto da raccontarsi, e per dessert, servo loro cannoli formato Maxi!