le scarpe della mia amica Elena quelle si che mi fanno invidia. Alte, colorate, sinuose, appena le metti, senti di poter comandare il mondo maschile solo con un passo, ma se fossi invidioso vero, le saboterei la scarpiera, limandole di un paio di centimetri tutti i tacchi sinistri, perchè l'invidia non distrugge, danneggia, in modo da rendere l'oggetto di invidia, non solo indesiderabile, ma anche ridicolo.L 'invidioso, convinto che al mondo non ci sia bene sufficiente per tutti, e altresì convinto, di meritarlo al posto di chi già lo possiede, crede in sostanza nei brogli elettorali, nel complotto, nella manipolazione del televoto, e nel fatto che la Marini sia un attrice con ruoli che lui/lei reciterebbe meglio.
E come dargli torto?
Ma anche i pallidi rimedi adottati socialmente per far fronte al flagello delle "locuste invidiose", non sono stati un granché. Pensate alla teoria del bicchiere, se lo vedi mezzo pieno ne bevi comunque metà, se lo vedi mezzo vuoto dove cacchio è la bottiglia per riempire l'altra metà?
Oppure il pensiero positivo, quello secondo il quale, bisogna trovare il lato buono nella bratta in cui siamo invischiati? Sembrerebbe utile, perché comprendendo il valore nascosto nel problema, non si avrebbe tempo di invidiare chi non ce l'ha, eppure non mi ci vedo a cercare nel fango del mio cuore la chiavetta del forziere, come nei reality, perché, se sono immerso nella merda, mi viene naturale uscirne, non certo, ravanarci dentro alla ricerca di un santo graal che di fatto puzzerebbe tanto quanto.
Nell'arco della storia anche la politica ha provato a ridurre i danni dell'invidia, per esempio col comunismo. Poco per tutti, tutti contenti?
Niente da fare, perché se anche abbiamo tutti scarpe di cartone, il cartone del vicino sarà sempre più verde! Magari il mio si è consumato, e quante suole potrei ricavare vendendo il cartone che ruberei da sotto il culo del barbone che lo usa come materasso?
Proviamo con la meritocrazia, dove chi ha di più se lo merita! Ma sarà così sul serio? Sarei disposto a crederci se vedessi il mio collega che si scaccola in ufficio, ottenere una promozione? O la gallina di turno, con una birkin sotto braccio? Cosa potrebbero aver fatto per meritare tanto? Magari sono stati creativi, e le caccole si sono trasformate in energia pulita, o il perizoma inamidato in pala eolica? Non ci credo!
Una delle frasi tipice dell'invidioso è questa: beato te!
Che tu abbia vinto un euro giocandone cinque, o che ti abbiano dato il premio Pulitzer, per aver scritto la lista della spesa, o che tu abbia scavato con le unghie il traforo del Monte Bianco, la beatitudine scatta lo stesso.
- ciao come stai?-
- bene grazie, e tu?-
- Non puoi capire, guarda me ne succedono di ogni-
- Oh povera, che ti accade?-
- Mi si è rotta un unghia! E ho dovuto tagliarle tutte-
- AH... a me non crescono nemmeno,-
-Beata te!-
Ma beata cosa???? Ti sto dicendo che ho unghie molli come savoiardi inzuppati, che scrivo sul computer con le nocche, che se uso l'acetone si sciolgono con lo smalto, e tu mi dici che sono beata????
Sì l'invidia è questo, attribuire fortune che non esistono a persone che non ne hanno, ma soprattutto, ingigantire le proprie insoddisfazioni, attribuendone la colpa al prossimo.
L'onestà sembrerebbe il rimedio più nobile, ma come per la ricetta della Coca Cola, gli ingredienti sono un mistero irrisolvibile, come il Santo Graal si sa che c'è ma non si sa dove.
L' invidia più nota è quella del pene, leggete un pò cosa ne dice una fonte:http://nonciclopedia.wikia.com
Quando Freud proseguendo il suo viaggio giunse in Congo, scoprì una civiltà primordiale, entrando nel villaggio di Lubumbashi. La vista che gli si propose davanti, fu per i suoi occhi di gentiluomo di fine ottocento europeo, orripilante e alquanto sconvolgente. Una quindicina di donne a petto nudo si volsero verso di lui e andarono nella sua direzione. Le donne in questione era nude, e Sigmund si scandalizzò molto per questo fatto. Chiese, chiudendo gli occhi di poter parlare con un uomo. Giunse il capo villaggio, un certo Motumbo, anche lui nudo, con alla vita una cintura che gli copriva i gioielli di famiglia. Freud, vedendo finalmente un po' di civiltà, nel coprire le parti intime, intavolò un fitto discorso con il capo villaggio. Motumbo non capendo una parola di quello che diceva quel buffo essere tutto bianco, agghingato come una mignotta di alto borgo di Kinshasa, stette a guardare con curiosità lo spettatolo che gli si pose davanti. Sigmund chiese del cibo, con un gesto internazionale, ovvero sbattendosi la mano di taglio sullo stomaco, ma gli indigeni sembravano non capire. Allora porto la mano chiusa alla bocca spalancata. Quando vide il volto di Motumbo illuminarsi, si rallegrò parecchio. Motumbo si slacciò la cintura, e Sigmund, scopri tragicamente (è il caso di dirlo) che quella non era la cintura. Visto l'enorme pene di Motumbo e visto che anche gli altri uomini del villaggio avevano un pene di dimensioni enciclopediche[wikipedia] al nostro Sigmud venne un'invidia, ma un'invidia, che quasì ci lasciò le penne.
Tornato in Europa si mise a scrivere un libro dove spiegava le sue teorie pseudoscientifiche. Dopo 3 mesi di vita nella sua Vienna si tolse la vita per il mal d'Africa, o più probabilmente per lacerazioni rettali che avevano causato emorragie interne, che gli furono letali. Ma del resto... A nessuno importa.
Non c'è rimedio, dunque contro l'invidia, se non quello di diventare invidiati con tutta la serenità possibile.
Io per esempio, pur avendo la vita sociale di una talpa, il fisico affetto da bradisismo, e nessun pene enciclopedico, ma un semplice pennutino occidentale, sento intorno a me l'invidia di alcuni che pensano che la mia borsa di Prada, sia sprecata su di me, o che sia beato nell'avere un gatto diabetico e a loro io rispondo, che sono fortunato.
Sì sentirsi fortunati, fa bene alla fortuna, e anche se chiama l'invidia, io aggiungo un posto a tavola a fianco alla pigrizia, perchè penso che abbiano molto da raccontarsi, e per dessert, servo loro cannoli formato Maxi!
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