Perdita possesso e potere portano i maschi verso una ulteriore qualità distintiva: la presunzione. Li chiamo maschi quando intendo coloro che, qualunque sia la loro inclinazione sessuale, sposano l’dea di una mascolinità fatta di potenza. Ce ne sono del resto molti altri che nascono maschi non per forza omosessuali che sviluppano qualità interiori che li rendono uomini di pensiero, geniali inventori, uomini d’affari dal basso profilo o in casi di estrema ambizione e misoginia, vescovi.
Dopo essere cresciuti e aver accettato le prove che ci assegnano al tipo di maschio ideale o idealizzato quasi tutti presumiamo di essere pronti. Primo grande errore.
Può bastare un raffreddore o se sei gay, un semplice brufolo il sabato sera a gettarci nel panico.
In quei momenti, quando il corpo non ha nessuna intenzione di celebrare la nostra smania e decide di prendersi una pausa dal superlavoro o dagli stravizi, appare una rossa sirena purulenta proprio sulla bocca e noi che facciamo?
Noi presumiamo. Presumiamo di morire a trentasette gradi e sei di temperatura, tanto quanto di voler morire perché di sicuro, che sia un brufolo da salame, un herpes labiale da carenza vitaminica, o una mononucleosi, si tratta di certo di un affronto personale alla nostra sete di conquista. Chi mai può dirci cosa fare? Nessuno perché noi siamo maschi e prima facciamo, poi ci chiediamo perché o chiediamo perché no. Dopo aver presunto di potere tutto e una volta fottuti dal famoso volere è potere, solo la morte ci può esimere dalla nostra condanna “a fare”e dato che dai 5 anni ai 75 non abbiamo nessuna ciclicità fisica ai cui limiti sottostare, presumiamo solo la fine. On oppure off, punto.
Mentre le femmine fanno esperienze o le assorbono dalle donne che le generano, circa il rischio mortale incluso nel vivere, pare che a noi non venga mai nemmeno fatto sapere che esista, perciò non appena ci si ammala o se la natura è clemente si invecchia, sentiamo solo di essere come disse qualcuno, “ragazzi con qualcosa che non va”! Che si tratti di influenza o prostatite la domanda resta la stessa: non mi resterà molliccio e appiccicoso per sempre vero?
Presumono il piacere delle donne, i maschi che non controllano il proprio. Presumono il ruolo sessuale che avrà l’altro, i maschi gay che hanno di fronte un palestrato che li nota. Entrambi i tipi di maschi vanno incontro a una delusione, ignorando le varie sfumature che il piacere e i ruoli nascondono in ciascuno di noi.
I maschi a cui piacciono le donne, non credono di doversi confrontare coi “gusti” e coi ruoli nel rapporto con loro, perché se alla fine si mostrano incapaci di cogliere l’eccletticità femminile, una donna, pur di farla finita o di finire un periodo di prolungata astinenza, lascia che facciano un po sempre la stessa cosa. Nei casi di curiosità, i maschi eterosessuali che esplorano il sesso in modo più fantasioso, lo fanno presumendo di insegnare alle proprie donne..altro grande errore.
Per noi, nonostante si creda sia più facile, ( quella storia che siamo fatti uguali e quindi sappiamo cosa piace all’altro è una stupidaggine) non lo è.
Quella sera, presumevo che fosse il caso di andare in una nota discoteca frequentata da quel tipo di maschi gay che a loro volta presumono di sembrare meno gay se vestiti da boscaioli. Lo feci perché ancora inesperto circa me stesso ero un po innervosito da quel continuo trovarmi a letto con uno che poi voleva quello che volevo io. Ma io sopra o sotto? E’ una domanda che non trova in tutti la versatilità necessaria a eluderla. Di certo non la trovava in me. Ci voleva un incontro di quelli chiari io sotto tu sopra, punto.
Ma le serate in discoteca sono nemiche della chiarezza e quando col mio drink analcolico in mano incontrai il suo sguardo mi guardai bene dal presumere, infatti, mi voltai certo che fosse diretto a qualcun altro. Era già capitato che una volta avvicinato dal “manzo” di turno, questi, dopo la frase “bevi qualcosa”, tornasse con due bicchieri e mettesse il mio in mano a un altro. Figuriamoci questa volta che ero passato al “quarto di bue”! Alto, muscoloso e senza camicia non c’era bisogno di presumere nulla circa la sua prestanza e in quanto a me la penombra non poteva altro che ridurmi perciò era chiaro che gli piacevano gli sfigati. Buon per me.
Mi prese una sorta di euforia e cominciai a strascinarlo per tutto il locale come un cacciatore di frodo col suo leopardo fino a che si decise di andare da lui. Lo ammetto, era un po alticcio e alle luci della vettura nemmeno tanto bello in viso ma come diceva Battisti “ a quell’ora cosa vuoi, mi va bene pure lui”.
Una volta saliti in casa, lo scartai come un regalo la mattina di natale e buon dio, non restò niente da presumere circa la sua natura generosa a tal punto che spogliarmi a mia volta sembrò come scartare un grissino ad un banchetto. Mi chiesi cosa sarebbe rimasto di me se la sua tensione fosse rimasta così alta ed ebbi la risposta in men che non si dica.
Le avevo comprate quello stesso pomeriggio come facevo di tanto in tanto per consolarmi, un bellissimo paio di scarpe da ginnastica con profili tecnici e suola antishock. Lo shock non mi fu risparmiato nel vedere il colosso completamente sdraiato contorcersi sulle mie scarpe. Ebbene si, avevo trovato un inutile feticista di tipo sneaker, di certo l’unico in tutto il locale. Ecco cosa guardava con tanta insistenza, e perché sembrava seguirmi ipnotizzato nel locale. Mi prese una collera furente e un senso di umiliazione così intenso che lo presi a scarpate peggiorando la mia situazione perché prese a mugolare di piacere. Alle quattro del mattino, le luci del taxi evidenziarono un giovane uomo cacchio e scalzo in mezzo a una strada. “ tutto a posto?” chiese il tassista “ per niente” risposi fornendogli l’indirizzo.
Come potevo essere stato tanto presuntuoso da credere in un normale momento di attrazione fra opposti, che l’estrema differenza fisica chiarisse i ruoli che avremo avuto così come li avevo immaginati? Semplice, avevo pensato da maschio soltanto a ciò che desideravo io. La realtà di quella sera in discoteca pareva darmi ragione quanto il sorriso di una ragazza al bancone viene preso per un invito da un uomo. I maschi presumono ma che siano gay o etero non sanno prevedere e reagire allo scarto naturale tra presunzione e occasione. Ecco perché se le cose si rivelano più complicate da comprendere o sottili o semplicemente impossibili da ottenere non ci resta che la rabbia.
Parente prossima della perdita che ne segue e del possesso da cui scaturisce, la rabbia altro non è che la più povera delle forme di presunzione. La più grande debolezza di uno scheletro che mostra i muscoli.