martedì 11 novembre 2014

E io mi dichiaro marito e marito cap3: Lo voglio.

Cap 3 Lo Voglio.



« Se potessimo vivere senza donne faremmo volentieri a meno di questa seccatura (ea molestia) ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro né vivere senza di loro, bisogna guardare alla conservazione della razza piuttosto che ricercare piaceri effimeri.".

Questa, la spiegazione della necessità di sposarsi letta da Augusto alla promulgazione delle leggi per l'incremento delle nascite, all'alba di quello che, ancora oggi, è definito come matrimonio romano. 
La finalità genetica, differenzia questo matrimonio dal matrimonio moderno, per cui, a ben vedere, già milioni di coppie beneficiano di un matrimonio che non è vincolato alla procreazione "per forza" ma non per questo non regolamentato giuridicamente.
Caro Augusto, e cari lettori non pare anche a voi che in quanto a procreazione abbiamo dato abbastanza come genere umano? Quando penso al sovrappopolamento del pianeta e alle conseguenze che ha generato mi chiedo se l'accanirsi di tutti nel procreare non sia in fondo più una minaccia per la conservazione della specie che una tutela!
 Infatti, il buon Augusto, più che della specie parlò di razza. Affatto preoccupato per la specie lui era più interessato alla stirpe romana e alla difesa del suo impero. Un altro impero che doveva essere difeso fu quello della  Santa RomanaChiesa, la quale nella procreazione per forza vedeva la sua risorsa principale sia di fedeli che di nuovi soldati. Tra l'altro i figli e le figlie, più o meno legittimi come anche quelli che probabilmente non erano "convenzionali" finivano dritti dritti nei seminari ecclesiastici, garantendo un sempre cospicuo apporto numerico di "vocazioni". Anch'essa più preoccupata della razza che della specie.
Ciò nonostante, Augusto, definisce il matrimonio una seccatura di cui si farebbe volentieri a meno e queste si che sono parole auguste!
I difensori del matrimonio romano tradizionale se studiassero un pò le sue radici troverebbero che per la donna non c'era proprio alcuna considerazione tolta la necessità di portare a termine una gravidanza e il senso del matrimonio romano, così come ce lo avrebbe letto Augusto, prevedeva per gli uomini un piacere da cercare altrove e per le donne nessun piacere da ricevere una volta diventate mogli. Per tali motivi il picco di donne bigotte che oggi reclamano la primogenitura dell'istituto del matrimonio romano, sono donne che definire retrograde e dimentiche della storia oscura che le ha costrette al matrimonio per procreazione, è poco. Non mi risulta che la Chiesa abbia disgiunto la procreazione dal matrimonio se non che la coppia non possa averne suo malgrado ma di certo, lo ha fatto il Matrimonio moderno e Civile.
Ancor prima che la polemica divampasse esigenze progressiste e civili formarono la Costituzione e la Repubblica abolendo di fatto la religione di Stato cui si giunse ufficialmente con la revisione dei Patti Lateranensi del 1984 e con la sentenza 203/1989 della Corte Costituzionale. Lo Stato divenne quindi laico. Laico è in questo senso, chi ritiene di poter e dovere garantire incondizionatamente la propria e l'altrui libertà di scelta e di azione, particolarmente in ambito politico, rispetto a chi, invece, ritiene di dover conciliare o sottomettere la propria e l'altrui libertà all'autorità di un'ideologia o di un credo religioso. Così il matrimonio moderno ebbe una veste civile che non richiedeva per forza quello religioso, riconoscendone piena libertà a chi lo volesse contrarre, come anche ritenendo sufficiente quello civile, per chi non ne sentisse una esigenza. 
La frase che gli sposi pronunciano davanti ai testimoni e cioé: prometto di esserti fedele sempre, nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia e di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita…” ben esprime il senso civile del matrimonio moderno e da sola contiene una predisposizione alla neutralità "di genere" e una perfetta definizione del matrimonio "per tutti". Perché dunque tanti problemi?
In parte perché il termine laicità risulta senza altre specificazioni alquanto ambiguo poiché di fatto esistono due tipi di laicità: una in senso cattolico e una in senso laicista.
La laicità, considerata positivamente, sarebbe l'atteggiamento con cui lo Stato garantisce la libertà di culto  ai fedeli delle confessioni e d'altra parte si riconosce la neutralità dello Stato democratico come uno strumento indispensabile per una convivenza plurale. Non viene però esclusa né una parziale sovrapposizione tra ambito statale e concezioni di origine confessionale né un intervento dello Stato sui culti per ragioni di ordine pubblico.
In quest'ottica spesso si ritiene che alcuni valori di origine naturale (cioè, considerata la storia italiana, di origine cristiana), come ad esempio il matrimonio monogamico fra persone di sesso diverso, possano essere parte integrante dei fondamenti condivisi dello Stato. In questa ottica lo Stato e le confessioni sono considerati ambiti distinti, ma tra loro comunicanti.


Il matrimonio più sgangherato di tutti è proprio quello tra Stato e Chiesa i quali sembrano essere due ricchi separati in casa, ognuno ingerente nella vita dell'altro con ridicole quanto labili rivendicazioni di autonomia ma incapaci di separarsi davvero dati gli enormi interessi economici che condividono.  Ce la vedi la Signora Chiesa rinunciare agli alimenti del Signor Stato o il signor Vaticano lasciar libera la signora Repubblica di darla a chi vuole? Entrambi i coniugi di questo assurdo matrimonio non sono fedeli l'un l'altro non condividono medesime sorti se non convenienti e non si onorano poiché si nascondono segreti e mezzucci da sempre. Visto così è un matrimonio come tanti, quasi normale oltretutto ma data la presunzione di questi coniugi di essere sopra di noi, e da noi mantenuti e considerati,  la visione che ci propongono del matrimonio dovrebbe far schifo a tutti: etero o omo che sia! Anche loro non hanno ancora deciso chi comanda, non vivono sotto lo stesso tetto e lo sfarzo di una e l'avidità dell'altro non forniscono di certo un buon esempio ai propri figli.  Di più ancora non comprendo come questi coniugi si arroghino il diritto di stabilire che quella promessa non possa essere mantenuta da chi come me li mantiene! Lo Stato ha una moglie vergine e santa che si addobba come una imbarazzante escort e la Chiesa ha un marito che considera il suo "matrimonio" con lei una "seccatura di cui farebbe a meno" ma che dal momento che non avrebbe pace senza come non ce l'ha con, è costretto a tenersela per garantire la prosecuzione della razza. Entrambi hanno figli che tengono separati ma su cui entrambi rivendicano diritti. Figli che usano per colpirsi. Questi ipocriti quanto ambigui soggetti che oggi fingono di darsi battaglia sui diritti dei propri figli e sul "loro bene" in realtà facendolo procrastinano l'unica cosa sensata da farsi: separarsi una volta per tutte. Tanto si sa che i figli, per il bene dei quali tanti troppi genitori dicono di non potersi separare,  quando  finalmente si separano dicono: potevate farlo prima e saremo stati tutti meglio.



« Se potessimo vivere senza Chiesa e senza uno Stato fintamente laico faremmo volentieri a meno di questa seccatura (ea molestia) ma dato che la natura ha voluto che non potessimo vivere in pace con loro né vivere senza di loro, bisogna guardare alla realtà e smetterla di credere che stiano cercando una soluzione. Nel frattempo gradirei che il denaro che mio malgrado devo dargli mi garantisse la possibilità di onorare e rispettare chi mi pare e se mi pare anche potendo dire: si lo voglio.

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