Siamo al quinto anno di una crisi economica che più ancora che dei soldi, ormai tirati via dalle tasche all'abbisogna di consiglieri regionali, Colletti bianchi europei, Gruppi bancari da salvare come panda, bund- dittatori e affini, ci ha impoverito di quella buona maniera che si chiama empatia e solidarietà.
Non può bastare un giorno per la Memoria, perché quella è bella che persa, ce ne vorrebbe uno per la Coscienza. Ma si sa che la coscienza, rimorde a chi ne ha una educata secondo buoni principi.
I princìpi ci sono ma sono stati sostituiti dal tornaconto, dalla convenienza e da quel senso pratico del fare “ciò che si deve fare”.
A la guerre comme a la guerre direbbero i francesi, i quali furono costretti dalla guerra nel 1942 a fare ciò che si doveva fare, e deportarono per giustizia un tot di ebrei prima trattenuti in condizioni disumane in un velodromo (Vélodrome d'Hiver ) per giorni e poi avviati ai campi transitori di smistamento per il concentramento. Tutti i governi della civilissima Europa fecero quello che si doveva ma la cosa più interessante fu come, al di là di ciò che i governi giustificavano, la gente comune si comportava nel frattempo.
Il principio di delazione nemmeno poi tanto anonima, permise a molti di acquistare le case che gli ebrei rastrellati lasciavano forzatamente, in modo da ottenere un guadagno persino in tempi di guerra, il che fa presupporre che nemmeno una guerra mondiale fu in grado di affievolire l'avidità.( il guadagno speculatorio non è affatto moderno)
Ancor più precisamente la convinzione di molti era che in fondo fosse giusto che “gli ospiti stranieri” contribuissero” alla sussistenza del paese con i mezzi che avevano, che i nativi non ebrei di ogni nazione avessero diritto di non dividere le risorse con loro e di prendersi quelle che a loro non sarebbero più servite, incoraggiando con qualche buon pretesto tipo: fanno un odore di mangiare che impesta le scale, il loro rastrellamento.
“Hanno quello che si meritano” gridavano le donne dai balconi.
La crisi economica giustificò tutto l'orrore che ne seguì, con la sola sua presenza, ma non senza il tacito consenso di tutti coloro che avranno pensato: meglio a loro che a me! O semplicemente: c'è crisi!
Qualcuno fece eccezione, e i casi di coscienza addestrata secondo principio si ridussero alla sola iniziativa personale.
Ma insomma sono passati almeno cinquant'anni!!!! Che diavolo c'entra oggi parlare di questo, c'era la guerra che potevamo fare? Ma soprattutto c'era il fascismo.( che fu tanto acclamato quanto biasimato)
Per cominciare mi chiedo cosa sarebbe successo se alle stazioni, dove partivano i treni per i campi si fossero presentati tutti ebrei e non, se tutti avessero pensato che l'oppressore non poteva deportarli tutti senza farsene accorgere. Oppure se tutti si fossero appuntati una stella al cappotto e mostrando i documenti che attestavano la nazionalità non incriminata avessero messo talmente a disagio i vertici da costringerli a mostrare la violenza che li animava! Ma bisognava “salvarsi”, fare ciò che andava fatto, o quantomeno lasciare che lo facesse qualcun 'altro.
Oggi cos'è che di nuovo si deve fare?
Si deve raggiungere la parità di bilancio, stare al passo con i Bund tedeschi, che non hanno più l'elmetto di metallo ma di carta moneta, si deve rafforzare l' Unione Europea che non ha svastiche ma una innocente aureola di stelline come simbolo, e per farlo i governi chiamano il popolo a “fare ciò che va fatto” cioè ad esempio la lotta all'evasione fiscale del panettiere, parrucchiere, salumiere, o di chiunque abbia un negozio dove i delatori moderni sono i primi a chiedere sconti davanti e a denunciare dietro.
Il lavoro rende liberi era il motto di allora. Certo oggi non sarebbe più possibile dirlo con la pressione fiscale che il costo del lavoro ha raggiunto e la disoccupazione creata, ma possiamo dire un più semplice: se tutti pagano paghiamo meno!
Poco importa se gli Stati sono i primi a non pagare i loro debiti, il popolo degli onesti vuole la testa del truffatore “della porta accanto”, magari dopo aver voluto in segreto la virtù della ragazza della stessa porta. Del resto l'unica che sia in grado di tagliare davvero. E a proposito di tagli, perché non tagliare via anche un po di mercati etici come quello dell'energia sostenibile, della ricerca, dell'istruzione e del sociale? Mentre il tam tam mediatico ci pone tutti sull'orlo del precipizio non sarà mica il caso di spaventarsi se qualche imprenditore da cui dipendono molte famiglie si suicida no? Si vede che preferisce morire che pagare le tasse, e allora che muoia come alcuni ebrei dagli spalti del velodromo avranno preferito quello al “Vento di Primavera” ( nome dell'operazione di polizia francese)che soffiava su di loro!
Beh oggi non c'è mica più il fascista col manganello che scoraggia l'iniziativa coraggiosa e personale che molti italiani, che ancora hanno uno stipendio e per giunta sicuro, potrebbero avere nel salvare non già il mondo ma le piccole imprese del loro quartiere, e invece si è insinuato questo sottile e strisciante disinteresse per la sorte che si crede essere altrui. Non dopo però aver saccheggiato con regolare scontrino i saldi fallimentari dei negozi. Come allora, chi aveva tre stanze può avere anche la tua! Un negoziante i cui clienti gli riconoscano il valore aggiunto di una cortesia e di una onestà nel vendere non potrebbe chiudere, come nessun treno sarebbe potuto partire se completamente preso d'assalto....da comuni cittadini, che a differenza dei negozi, avrebbero rischiato forse la vita.
Questo il particolare che mi inquieta non poco: se durante la deportazione qualcuno riuscì a concepire il rischio della propria vita come “prezzo equo” da pagare per non piegarsi all'iniquità, come mai oggi che costerebbe molto meno, sembra ugualmente”troppo rischioso? L'amore deve essere il problema, l'amore di una maggioranza che come adorerebbero citare i religiosi, si sarebbe del tutto “raffreddato”. Eppure mai come in quest'ultimi vent'anni si è parlato d'amore fino alla nausea. Le persone che allora salvarono bambini e uomini o donne dalla deportazione, forse senza nemmeno sapere che cosa fosse, che modello d'amore avevano? Per la maggior parte persone semplici, tranne casi illustri, questi non sapevano parlare d'amore nemmeno alle loro mogli, eppure in quel duro pudore dei sentimenti, in quello sconosciuto alfabeto emotivo seppero comporre una azione “a favore di qualcun' altro”, persino estraneo, con la stessa semplicità logica con cui sapevano mischiare ad acqua quella poca farina che avevano nel sacco.
A peggiorare il tutto, gli economisti e i tecnici hanno dimostrato che se uno fallisce è perché non avendo studiato in Bocconi, non doveva proprio credere di poter aprire una attività commerciale, o comprare una casa, e in questo senso egli ha già vissuto sopra le proprie possibilità, quindi chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Com'è dunque che le lacrime della Fornero le abbiamo pagate noi? Come mai le banche ci diedero i mutui, anche se non avevamo nulla da parte, sfruttando l'educazione per cui “comprare casa” fosse una sicurezza ed il suggello ad una vita adulta e congrua. La grande delusione che si ebbe nel vedere precipitare la situazione non fu solo frutto di un indebitamento “bove” del popolo, ma piuttosto il modo in cui scoprire e prendere il “ grande risparmio” di molti, pareggiando con un metodo cinese, se non tedesco, il tenore di vita di un elettorato futuro. Questo spaventò i ricchi, che cominciarono a mettere sui cappotti la stella con scritto “povero come te”, e i poveri ovviamente a farsi la guerra tra loro. L'insieme di opportunismo avidità e stronzaggine, che le persone comuni esprimono giustificandosi con la crisi io mi sento di non poterla definire come un vero razzismo, poiché non indirizzato a un qualcuno in particolare, piuttosto lo licenzierei poeticamente come “pezzomerdismo”, che di fatto camuffa anche il crescere di una vecchia e mai sopita xenofobia, con surrogati come la riccofobia, la gayfobia, la donnafobia, Insomma se l'umanità fosse studiata da un profiler, come nelle nostre serie preferite, si potrebbe dire che tutti questi “moti contro” altro non siano che i “primi passi” che l'umanità finora immobilizzata dal benessere, muove di nuovo verso il suo stesso lato oscuro. Spinta come un mare, dai proclami di Equità e Dovere verso quale nuova empietà si sta muovendo? Al servizio di quale Nuovo Ordine Mondiale?
Come l'omicida seriale l'umanità ha imparato dai suoi errori a sopire la memoria, a ridurla a leggenda, ma anche a non potersi più permettere un eccidio di tali proporzioni. Ha migliorato il suo modus operandi, eliminato la firma riconoscibile di una razza, inserendo un più aleatorio concetto di ciò che “va fatto” per sopravvivere, per assicurarsi l'appartenenza a qualcosa che di certo non è per tutti. E mi sembra pronta a ripetersi, nel nome di qualche Unione.
Poveri che pagano come ricchi,perdendo ciò che hanno sudato per avere e ricchi che piangono come poveri, aggiudicandosi le spoglie degli altri,(aziende, immobili, e servilismo), con la scusa di essere stati più avveduti e onesti. Davvero ci vedete qualcosa di diverso da cinquant'anni fa? Stipati nel vagone di un futuro che scorre su vecchie rotaie, ci sono le persone qualsiasi, che ormai appiattite e con la prospettiva corta, non potranno fare altro che sperare nell'iniziativa dei singoli per avere una chance di vita.
“ la pallina rossa rotolava nel fango, e la debolezza della piccola Sarah non le permetteva di raggiungerla, sebbene ancora tentasse di giocarci con le altre bembine come lei. Una caduta, le portò il viso vicino alla scarpa del poliziotto che parlava la sua stessa lingua e non una dura lingua straniera, il quale tratteneva ora la pallina con cui era vietato giocare, sotto la suola sudicia.
Lo sguardo dei due si incrociò in un momento eterno in cui la scelta non sembrava trovare posto. Gli occhi atterriti della piccola non cedettero come avevano fatto le sue gambe, ma nessuna parola le uscì di bocca. Nessuna scusa nessuna implorante preghiera. La scarpa del soldato si sollevò dal fango ed egli si voltò come turbato, sapendo che non aveva fatto ciò che “ doveva essere fatto”.
Il giorno seguente approfittando del rumore di una lite tra bambini, Sara raggiunse coperta di abiti sovrapposti il punto del reticolato che aveva individuato come più debole, ma uno schricchiolio la fece sobbalzare: il soldato turbato la fissava come il giorno prima ma ora lei era in piedi di fronte a lui, ancora muta ma con lo stesso sguardo fiammeggiante. All'uomo sarebbe bastato un fischio, una esclamazione marziale, insomma, gli sarebbe bastato “ fare ciò che doveva fare”, e lo fece.
La piccola Sara, correva tra i campi di mais adiacenti al perimetro del reticolato, con la forza di coloro che “pensano solo a se stessi” come le aveva suggerito di fare la bella signorina con un lasciapassare mentre lasciava il velodromo a Parigi e lei, verso la salvezza.
Il soldato reggeva ancora il filo spinato con le mani nude il tanto che era bastato all'esile corpo di quella bambina per passare, perché il dolore della pelle forata era ciò che di più simile alla vita lui potesse provare, o per svegliarsi da qualcosa. Sara lasciò nel campo il padre e la madre, per raggiungere il suo fratellino che aveva chiuso nell'armadio a Parigi, quando i francesi erano venuti a prenderli. Lo fece senza mai voltarsi perchè sapeva che gli unici che hanno diritto a “ pensare solo a se stessi” sono coloro che non hanno scampo. Gli unici a fare davvero “ ciò che andava fatto”. Gli unici a portare per il resto dei loro giorni, il dubbio di non esserselo meritati”