La vicina? Fuochino.....
La portinaia impicciona? Fuochino...
Tua mamma?.....Mi dispiace. No è la Gattara!
Come tutte le figure mitometropolitane essa si trova in città ma sogna una "casa nella prateria ", guarda la signora in Giallo, ma non capisce perché in una casa così grande a Cabbot Cove non c'è neanche un gatto, indossa vestine da casa a stampa floreale senza maniche d'estate e cappotti di lana infeltrita d'inverno, ma diresti che ha un suo stile.
Sono sempre rimasto affascinato dalle Gattare al punto che ritengo dovrebbero essere protette come i Panda in quanto anche loro sono in via di estinzione. Intanto, a causa del fatto che i loro protetti felini sono spariti da interi quartieri in concomitanza dell'espandersi di alcune comunità etniche, e poi perché la loro è una vocazione costosa di questi tempi.
Come le streghe nel medioevo le gattare sono state oggetto di superstizioni, odio igienista e generalmente considerate ex donnacce, ma spesso si tratta di donne molto sensibili e raramente belle dotate di una istintiva intelligenza che li spinge a considerare la gratitudine animale decisamente più genuina di quella umana.
Ne ho conosciute due in particolare nella mia vita, e che vi devo dire? Quel mix di circense e magico mi ha conquistato subito.
La prima era una signora del mio quartiere, che da brava vedetta lombarda mi aveva visto tirare fuori il salame dal panino che mamma mi faceva per merenda per darlo al più marcio dei randagi che allora non solo non erano una rarità ma erano considerati come ratti. Dal suo balcone dove c'era chi giurava che si radesse la mattina mi aveva detto: gioia, che bravo che sei... e aveva cominciato a raccontarmi la storia del povero sfortunato...come diresti di un parente prossimo caduto in disgrazia. Non ricordo di aver sentito le sue parole ma fissavo le sue labbra dipinte di rosso alla ricerca di una sbavatura che negli anni che seguirono non ebbi mai modo di vedere ad ogni ora del giorno. Con la sua voce baritonale ed il petto generoso rinchiuso in una armatura che glielo appuntiva questa donna che tutti criticavano mi appariva meravigliosa quando chiamava i suoi randagi per nome e me ne spiegava le vicende intanto che il marito, un omone irsuto e gigantesco che aveva una voce gentile e difficile da sentire, mi salutava in canottiera.
Il mio amore per i gatti era allora l'amore di un bambino per gli animali ma divenne nel tempo e grazie a Lei una autentico interesse per il modo in cui queste creature ci guardano. Ovviamente mi dedicai a quelli di loro che venivano scacciati perché malati anche dai loro simili...quindi toccai più gatti con la rogna che cristiani e mentre i miei amichetti si prendevano la tigna e una saccata di botte dai genitori io ne sembravo immune. Col tempo mi convinsi che le sensazioni positive che il contatto con loro mi dava a livello tanto profondo imponesse al mio sistema immunitario di difendere la mia sfera affettiva di riferimento..La signora dalle labbra carminie divenne un appuntamento quotidiano. Con la scusa di giocare in piazzetta dopo i compiti, scendevo le scale che portavano al suo balcone, ritiravo le scatolette e andavo nella pineta dietro i nostri condominii a nutrire i miei piccoli amici.
Mentre le chiacchiere maligne su di lei continuavano imperterrite io ne conoscevo l'umanità e la forza. A casa aveva solo una grossa gatta pigra e pasciuta e una figlia.
La seconda la conobbi da più che adulto, perché abitava di fronte a me anche se non ha mai e dico mai alzato le tapparelle di casa sua. Se ne stava seduta vicino alle caselle della posta e quando andavo a buttare la pattumiera mi salutava con un cenno elegante del capo ma senza dir niente. Questo fino al giorno in cui mi udì chiamare la Pussi, una randagia nera che stava li nel giardino condominiale, perché le dovevo mettere un collirio che avevo comprato per curarle una brutta congiuntivite. ...Questo cambiò il nostro rapporto di vicinato. Scoprii così che la signora dai capelli lunghi e strinati che non toglieva mai due cose: un cappello e una specie di stivaletto imbottito (lo stesso anche ad Agosto) era stata una insegnante di lettere..piuttosto benestante che probabilmente un uomo aveva abbandonato lasciandola senza mezzi. Che pur avendo una casa probabilmente non aveva ne corrente ne acqua e si lavava in un diurno a pagamento intanto che si recava a curare gli unici che pur non essendo mai maleodorante le dimostravano affetto: i suoi gatti randagi.
Era solita usare un fondotinta molto bianco e un rossetto rosso che le si trasferiva sempre nei denti: gli incisivi, che per dispetto erano gli unici che le erano rimasti in bocca. In un italiano squisito snocciolava le storie che la vedevano combattere per avere un alloggio dal comune in una zona migliore ...più signorile. passava i pomeriggi nella panchina interna del supermercato di zona dove spesso ci incontravamo e come era fiera del mio immancabile :buongiorno signora detto bello forte e condito di una cortese stretta di mano di fronte agli anziani che non facevano che fissare i suoi doposci!!!! Fu li che un giorno si sentì male, un giorno che il suo trucco non impedì alla morte di riconoscerla, un giorno in cui i suoi doposci rimasero soli come i suoi gatti. Un giorno in cui maledizione non feci la spesa. Che relazione c'è tra la natura felina e queste persone? Sapevate che i gatti sono capaci di relazioni sociali anche durature ma possono anche farne a meno? Che pur essendo capaci di comunicare con noi "scelgono" con chi farlo? Che possono essere domestici pur mantenedo la loro indole selvatica? Che tra gli animali domestici, data la loro apparente contraddizione sono stati oggetto delle più feroci maldicenze ? Queste caratteristiche di forte identità, indipendenza, capacità sociale come anche di totale autonomia emotiva, se fossero riferite ad una persona non sarebbero forse i tratti di una persona libera?
I branchi che siano umani o animali tendono in genere ad emarginare i più liberi, in quanto non gregari e difficili da sottomettere ed ecco perché l'essere gattare potrebbe e dico potrebbe, inserirsi in una ottica diversa da quella della compensazione o della fissazione. Potrebbe trattarsi di una semplice connessione tra esseri viventi che si comprendono? L'obiezione che le gattare hanno una spinta compulsiva non mi interessa perché potrei dire lo stesso di tanti palestrati o di tante rifatte che però non si sognano nemmeno di subire un giudizio per le loro passioni altrettanto "sregolate".
Nemmeno credo che il fatto di occuparsi di animali santifichi una sudicia rompicoglioni, piuttosto credo che ci sia un modo in cui il gatto ci conquista e ci costringe a conoscerlo senza la certezza di poterlo dominare e che per questo, alcuni esseri umani altrettanto non conformi ne rimangano attratti o respinti a seconda della propria inclinazione verso regole e appartenenza di branco. Qualcosa insomma di più istintivo che razionale, tant'è che di solito chi odia le gattare o ha schifo degli animali o ama solo se stesso e ciò che lo riflette .... Più in generale però, se anche gli umani fossero animali, allora è probabile che una parte di loro sia gregaria o leader come i cani e un'altra sia solitaria e indomita come i gatti. Chi può dirlo? Io di certo non potendo essere gatto come vorrei di certo sono destinato "gattara", perché oltre ad essere decisamente non conforme imprevedibile socialmente valido solo a periodi e poco inciline al branco e alle sue regole, io non ho nessuna intenzione di vivere la mia vecchiaia senza dar nessun fastidio!!!!!! E poi non so che dirvi....che colpa ne ho se ad un ciao preferisco un miao?
La prima era una signora del mio quartiere, che da brava vedetta lombarda mi aveva visto tirare fuori il salame dal panino che mamma mi faceva per merenda per darlo al più marcio dei randagi che allora non solo non erano una rarità ma erano considerati come ratti. Dal suo balcone dove c'era chi giurava che si radesse la mattina mi aveva detto: gioia, che bravo che sei... e aveva cominciato a raccontarmi la storia del povero sfortunato...come diresti di un parente prossimo caduto in disgrazia. Non ricordo di aver sentito le sue parole ma fissavo le sue labbra dipinte di rosso alla ricerca di una sbavatura che negli anni che seguirono non ebbi mai modo di vedere ad ogni ora del giorno. Con la sua voce baritonale ed il petto generoso rinchiuso in una armatura che glielo appuntiva questa donna che tutti criticavano mi appariva meravigliosa quando chiamava i suoi randagi per nome e me ne spiegava le vicende intanto che il marito, un omone irsuto e gigantesco che aveva una voce gentile e difficile da sentire, mi salutava in canottiera.
Il mio amore per i gatti era allora l'amore di un bambino per gli animali ma divenne nel tempo e grazie a Lei una autentico interesse per il modo in cui queste creature ci guardano. Ovviamente mi dedicai a quelli di loro che venivano scacciati perché malati anche dai loro simili...quindi toccai più gatti con la rogna che cristiani e mentre i miei amichetti si prendevano la tigna e una saccata di botte dai genitori io ne sembravo immune. Col tempo mi convinsi che le sensazioni positive che il contatto con loro mi dava a livello tanto profondo imponesse al mio sistema immunitario di difendere la mia sfera affettiva di riferimento..La signora dalle labbra carminie divenne un appuntamento quotidiano. Con la scusa di giocare in piazzetta dopo i compiti, scendevo le scale che portavano al suo balcone, ritiravo le scatolette e andavo nella pineta dietro i nostri condominii a nutrire i miei piccoli amici.
Mentre le chiacchiere maligne su di lei continuavano imperterrite io ne conoscevo l'umanità e la forza. A casa aveva solo una grossa gatta pigra e pasciuta e una figlia.
La seconda la conobbi da più che adulto, perché abitava di fronte a me anche se non ha mai e dico mai alzato le tapparelle di casa sua. Se ne stava seduta vicino alle caselle della posta e quando andavo a buttare la pattumiera mi salutava con un cenno elegante del capo ma senza dir niente. Questo fino al giorno in cui mi udì chiamare la Pussi, una randagia nera che stava li nel giardino condominiale, perché le dovevo mettere un collirio che avevo comprato per curarle una brutta congiuntivite. ...Questo cambiò il nostro rapporto di vicinato. Scoprii così che la signora dai capelli lunghi e strinati che non toglieva mai due cose: un cappello e una specie di stivaletto imbottito (lo stesso anche ad Agosto) era stata una insegnante di lettere..piuttosto benestante che probabilmente un uomo aveva abbandonato lasciandola senza mezzi. Che pur avendo una casa probabilmente non aveva ne corrente ne acqua e si lavava in un diurno a pagamento intanto che si recava a curare gli unici che pur non essendo mai maleodorante le dimostravano affetto: i suoi gatti randagi.
Era solita usare un fondotinta molto bianco e un rossetto rosso che le si trasferiva sempre nei denti: gli incisivi, che per dispetto erano gli unici che le erano rimasti in bocca. In un italiano squisito snocciolava le storie che la vedevano combattere per avere un alloggio dal comune in una zona migliore ...più signorile. passava i pomeriggi nella panchina interna del supermercato di zona dove spesso ci incontravamo e come era fiera del mio immancabile :buongiorno signora detto bello forte e condito di una cortese stretta di mano di fronte agli anziani che non facevano che fissare i suoi doposci!!!! Fu li che un giorno si sentì male, un giorno che il suo trucco non impedì alla morte di riconoscerla, un giorno in cui i suoi doposci rimasero soli come i suoi gatti. Un giorno in cui maledizione non feci la spesa. Che relazione c'è tra la natura felina e queste persone? Sapevate che i gatti sono capaci di relazioni sociali anche durature ma possono anche farne a meno? Che pur essendo capaci di comunicare con noi "scelgono" con chi farlo? Che possono essere domestici pur mantenedo la loro indole selvatica? Che tra gli animali domestici, data la loro apparente contraddizione sono stati oggetto delle più feroci maldicenze ? Queste caratteristiche di forte identità, indipendenza, capacità sociale come anche di totale autonomia emotiva, se fossero riferite ad una persona non sarebbero forse i tratti di una persona libera?
I branchi che siano umani o animali tendono in genere ad emarginare i più liberi, in quanto non gregari e difficili da sottomettere ed ecco perché l'essere gattare potrebbe e dico potrebbe, inserirsi in una ottica diversa da quella della compensazione o della fissazione. Potrebbe trattarsi di una semplice connessione tra esseri viventi che si comprendono? L'obiezione che le gattare hanno una spinta compulsiva non mi interessa perché potrei dire lo stesso di tanti palestrati o di tante rifatte che però non si sognano nemmeno di subire un giudizio per le loro passioni altrettanto "sregolate".
Nemmeno credo che il fatto di occuparsi di animali santifichi una sudicia rompicoglioni, piuttosto credo che ci sia un modo in cui il gatto ci conquista e ci costringe a conoscerlo senza la certezza di poterlo dominare e che per questo, alcuni esseri umani altrettanto non conformi ne rimangano attratti o respinti a seconda della propria inclinazione verso regole e appartenenza di branco. Qualcosa insomma di più istintivo che razionale, tant'è che di solito chi odia le gattare o ha schifo degli animali o ama solo se stesso e ciò che lo riflette .... Più in generale però, se anche gli umani fossero animali, allora è probabile che una parte di loro sia gregaria o leader come i cani e un'altra sia solitaria e indomita come i gatti. Chi può dirlo? Io di certo non potendo essere gatto come vorrei di certo sono destinato "gattara", perché oltre ad essere decisamente non conforme imprevedibile socialmente valido solo a periodi e poco inciline al branco e alle sue regole, io non ho nessuna intenzione di vivere la mia vecchiaia senza dar nessun fastidio!!!!!! E poi non so che dirvi....che colpa ne ho se ad un ciao preferisco un miao?
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