venerdì 4 ottobre 2013

Mare nero


“Non urlare che ci sentono tutti”, dice la mamma, inseguendolo per casa,  mentre sotto i suoi colpi il piccolo urla “non l'ho fatto apposta”. Una volta, mille volte, nessun tavolo di cui fare il giro per salvarsi. Poi una notte, il piccolo scappa in strada, nessuno lo guarda e nessuno gli crede, quando dice: mi fanno male. Deve tornare a casa ..dai suoi genitori, loro sanno cosa è bene per lui. 

Si ha sempre bisogno di un rifugio quando chi decide per te non tiene conto di te, dei tuoi diritti,  quando soprattutto si pensa che per reprimere il grido di aiuto basterà togliere voce al bisognoso.  Un genitore intransigente può abusare del suo potere, spesso nel solo tentativo di risolvere il proprio imbarazzo o frustrazione quando il proprio figlio forza una “regola” per provocare la sua attenzione o emanciparsi dal peso ingiusto che la regola pone. Spesso solo per non morire. Fanno lo stesso certi  governi, quando abusando del potere che possono esercitare affliggono il proprio popolo con “regole” insostenibili. Invece di cambiare la regola aumentano la punizione e la forza con cui infliggerla.

 Le persone ci provano a sottostare all'ingiustizia per ignoranza paura e spesso mancanza di alternativa o forza, almeno fino a quando la regola sembra voler garantire una parvenza di possibile quotidianità e la propria vita non sia direttamente minacciata, girando per così dire “intorno al tavolo”  come bambini impauriti nella speranza di una via d'uscita. Ma i grandi, che siano della Terra o della famiglia, spesso non si accontentano e la punizione per la disobbedienza diventa violenza. Allora le persone scappano e scappando incorrono in  rischi peggiori come un bambino che si fida di uno sconosciuto e in mezzo ad una strada accetta un passaggio.  

 E' facile pensare di non mettere il naso nelle famiglie o nelle nazioni degli altri, basta credere di avere un potere illimitato nella propria, come se in fondo l'umanità non fosse una soltanto..così il bambino che cerca rifugio,  come il popolo dei “rifugiati”, viene spesso riconsegnato al suo aguzzino nella falsa convinzione di agire per il suo bene secondo la “regola”.. Avete mai visto lo sguardo di un bambino in pericolo? Lo hanno visto bene i pescatori lampedusani, che più tempestivamente di ogni governo hanno soccorso le persone gettate a mare. Braccia tese nella speranza di essere salvate,  l'impossibilità di salvarli tutti.  
La civilissima Europa somiglia alla vicina di casa perbene che parla di “buona educazione” di “giustizia” dal salotto di casa sua, ma che nel sentire l'urlo del bambino in pericolo nell'appartamento di fianco, ravvisa solo un fastidio e dice “ è una vergogna”! Poi alla riunione di condominio ben vestita e apparecchiata si rivolgerà ai genitori violenti dicendogli che non è decoroso che il loro bambino urli tanto e con loro stabilirà un patto di “silenzio”. Porterà loro una torta per lui, ma non si preoccuperà che la possa mangiare e parlando al telefono con una altra vicina si fingerà scandalizzata dicendo: hai sentito come lo fanno urlare quel povero bambino? Se qualcuno però, le portasse le prove che il bambino è maltrattato chiederebbe: ma siete sicuri che non si sia fatto male da solo? Sapete come sono i bambini...

Questo facciamo accogliendo come accogliamo i rifugiati, ci laviamo la coscienza con poco, con  il meno possibile, dicendo non possiamo salvarli tutti...o condannando chi ce li manda, ma in fondo pensando: non possiamo impedire ai loro “genitori” di trattarli come credono. I rifugiati proprio come i bambini, non interessano a nessuno a meno che non diventino argomento per gestire un vantaggio politico. Se la famiglia violenta venisse allontanata, per esempio, l'appartamento sarebbe di nuovo disponibile così come le risorse delle nazioni che maltrattano il proprio popolo sono ciò per cui si finge volentieri di non causarne la fuga e lo sterminio. 
Nei grandi palazzi di vetro non c'è una stanza che accolga questi “bambini del mondo”, sono tutte piene di carta che dichiara il loro diritto alla vita senza poterne imporre il rispetto. Cosa ci devono per non averli lasciati affogare, per averci messo nell'imbarazzo di vederli morire e “dover” fare “qualcosa”? Come bambini affidati dovrebbero mostrarsi grati ma in fondo gli chiediamo solo una nuova schiavitù. Del resto, ogni nazione è come una casa e ogni casa ha le sue regole e una porta da chiudere dietro la quale ogni vergogna ogni prevaricazione ogni cosa può essere compiuta e condannata dalle stesse persone, ma dove le vittime possono solo morire o scappare per morire magari a pochi metri da una barca di pescatori, naturalmente senza fare troppo rumore. 
L'indomani tutto il mondo sarà indignato, alzerà la voce perché tutti sentano, griderà: Vergogna,  ma solo un pescatore quella notte, avrà dovuto guardarli tutti negli occhi!  

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