martedì 10 luglio 2012

cercasi nonni disperatamente.



Dal balcone della casetta dei miei suoceri, nell'Appennino tosco emiliano, Minosse non sembrava così minaccioso. Ventate di aria fresca soffiavano facendomi pensare che anche lui sbuffasse un pò, e i giochi dei "piccoli" di casa sotto il sole tingevano il quadretto di una allegria quasi sospetta se non inquadrata nell'unica verità fondamentale, e cioè che la felicità è semplice e disponibile per tutti, ma soprattutto ancora possibile!
Con tutti i problemi, incertezze e affanni che ho sulle spalle, come facevo a non cogliere quell'occasione di gioia? Come vederla se non mettendosi da parte a guardare con gli occhi di qualcun'altro? Certo non mi illudo di darvi certezze che non ho, anche perché una partita a palla prigioniera in centro a Milano non verrebbe vista come una fuga momentanea dall'angoscia, nè devo ammettere, mi viene in cuore di farlo, credendo davvero che serva.
Allora capisco che quella felicità, l'ho provata proprio rinunciando a volere che mi riguardasse personalmente, che fosse mia, che fossi io il destinatario di quella luce, ma al massimo un fortuito passante che troppo lento ormai per per scansarne l'abbaglio insostenibile, ne sia rimasto comunque parzialmente illuminato.
Nell'egoismo di volere tutto intorno a noi abbiamo fondato le città, e i loro "costumi" sociali che hanno sempre noi come centro di ogni cosa. Cosa indossiamo, cosa programmiamo di fare, dove lo faremo e quante persone soprattutto lo verranno a sapere.
Consuetudini un pò fasulle, passate dall'eccesso di "vestizione" al più moderno "scazzo fashion" di oggi in un gorgo vorticoso di uniformi da indossare o da stracciare prima di farlo, e discorsi inutili da fare negli stessi ambienti angusti e opprimenti che oggi sono "in" tra un palazzone e un'altro.
Mi piaceva da pazzi quando, da bambino finivo il bagno e facevo girare il dito nello scarico per formare il mulinello, ma mai avrei immaginato di finirci dentro da adulto.
E gli altri chi sono? quale lo scopo dell'adunata fuori da questo o quel locale? Quale il gorgo verso il quale si spingono?
Una utenza misteriosa e potente dalla quale pescare un'avventura, carpire uno sguardo che dia senso alla mascherata con cui ci siamo proposti o al minimo un display dove veder riflessa l'immagine di persona felice che nemmeno il nostro più amato vestitino a fiori, riesce più a convincerci di possedere realmente. Ecco a cosa abbiamo ridotto chi non è IO.
Allora si torna indietro, e negli stessi luoghi si discorre di come sia più bello andare in una isola deserta invece che al resort, o di come chissene frega dei tacchi per forza se ci sono gli ugualmente costosi minisandali bassi, o si regalano perline infantili a donne adulte per farle sentire delle "bimbe", pronte per la loro "primavolta"
Ma bimbi si è una volta sola, e una soltanto è la giornata felice del suo ottimismo al profumo di cioccolato spalmabile, e quindi nemmeno questa finzione del "bambino interiore" è sfuggita dal mulinello della realtà vorticosa che tutto spinge verso il grande scarico dell'esistenza!
Perchè il segreto di una vita serena, sospetto non sia nel mantenersi giovani, o nel cullare fantasie infantili di principesse o giovani avventurieri senza tempo per la tristezza, quanto piuttosto nel trovarsi, a vivere davvero la più grande soddisfazione di un adulto, la certezza cioè, che la "sete" egoistica di emozioni brucianti sia spenta, finita, non più dovuta soprattutto, ma che sia stata assaporata per il tempo giusto in cui ci spettava e non oltre!
Che sia durata poco o tanto non importa, il bagno in quella fonte lo abbiamo di certo fatto e per questo abbiamo il dovere di preparare la vasca per chi c'è dopo di noi. Non a caso credo infatti, che l'ostinata volontà di non staccare le labbra da quella fonte, ci abbia spinto a privare proprio loro, i bambini, di quel diritto.
Mai quanto oggi, adulti odiosamente infantili, si spingono ad ogni forma di schifoso gesto proprio contro i bambini, spingendoli a crescere in fretta, a tenersi occupati, a capire che la vita non è un gioco, ma solo per guadagnare tempo e libertà per i propri "giochi", come la " bambina capricciosa e sexy" o " l'uomo incompreso da consolare", nella più rosea delle ipotesi.
Ci sono i nonni per questo dicono alcuni, ma che ne sarà dei bambini, di quella merenda, di quella briscola "barata" in cui vincono sempre, se nessuno di noi vorrà esser nonno? Ce la vedi una nonna settantenne con la xs , i piercing, le tette ancora aggrappate alle costole, preparare una merenda?
O come faremo depresse e piene di psicofarmaci, immerse nei nostri rimpianti, a consolarli per un ginocchio sbucciato?
Spero che un giorno donne e uomini ritrovino il coraggio di rinunciare a una serata tra donne e uomini, e comincino a guardarsi in faccia, a riconoscersi come i custodi di un diritto che dobbiamo "passare". Quello di credere che c'è un tempo per essere felici, e un tempo per esserlo per qualcun'altro.
Che si trovino da soli o in compagnia, affacciati ad un balcone a godersi la meraviglia di un paesaggio come quello che ho visto io, e scorgendo il sorriso grato di un bambino per la sicurezza che il nostro amore sia vigile e autentico per loro, trovino pace e senso autentici essi stessi!






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