mercoledì 27 luglio 2011

"il commesso viaggiatore"


Non ho mai passato la lucidatrice con la minigonna e i baffi, cantando di essere libero, ma certamente lo ero, dopo essermi trasferito nella nebbiosa capitale della moda italiana.
Milano, che dai miei, era considerata la capitale del peccato mortale, mi aveva chiamato a sè molti anni prima, di diventare quello che sono e qualche anno dopo un fatale matrimonio, che in soli 58 giorni aveva esaurito tutte le chimere dei suddetti parenti.
A costo di rischiare di ripetermi, ritengo che tale premessa, che ha suscitato il fastidio di alcuni, nel mio precedente racconto "storia banale di un gay speciale", sia necessaria per comprendere che il modello sentimentale caotico in cui versavo, non era frutto di un disturbo personale, ma dell'ostinazione con cui aderivo a profili predefiniti, senza sapere se facevano per me.
Fare il parrucchiere, invece, faceva per me e tanto, ma un parrucchiere eterosessuale che diavolo ci sarebbe andato a fare a Milano?
Quindi, una volta chiarita la mia direzione personale e alleggeritomi da inutili fardelli, fatti di doveri riproduttivi della specie, e quadretti familiari, che come bene sapete, conducono i maschi al sovrappeso, e alla morte prematura, al solo scopo di arricchire le vedove, dovevo pur decidere come vivere questa "prima vita tardiva".
Il percorso comunque doloroso di una separazione, prescinde il "genere" di coppia, che si trova ad affrontarlo e quel segno mi aveva lasciato una certa ansietà nel pensare di far coppia ancora, ma una vocina dentro continuava a sibilare in quella direzione. Non la zittii, ma alzai il volume della radio che suonava, " I want to break free"!
Decisi, tra una piega e una tintura di considerare alcuni modelli di "ascesa sociale" presenti nel negozio dove lavoravo, perché in una grande città c'era il rischio di rimanere invischiato nella melassa mediocre del sottobosco sociale, e siccome la parola ascesa non lascia dubbi sul fatto che bisogna iniziare dal basso, era necessario armarsi a dovere, quindi, il primo dilemma era:
faccio prima l'amante, o mi propongo subito per il ruolo di moglio/marito?
Di amanti, ne avevo pieni i martedì, e compresi che l'amore clandestino, dura quanto la settimana lavorativa per le impiegate, cioè sei giorni. Le mogli, invece, si facevano i sabati, perché c'è il pranzo famigliare, e mi resi conto, che dovevo imparare a cucinare. Le amanti dei miei clienti, si facevano la stessa tintura delle loro rivali accasate, così non perdevano l'amato bene per un pelo di troppo, le mogli a loro volta più o meno ignare, sceglievano di depilarsi come lavandini per evitare inutili attriti.
L'esito dell'analisi, mi convinceva che, le donne sopravvivono sempre, ma io non avevo la fortuna di essere donna, e per giunta non essendo nemmeno quest'adone di uomo, come potevo pensare di diventare l'amante del classico avvocato "insospettabile"?
Ancora una volta mi toccava la strada più difficile.
Le competenze necessarie ad un amante classico erano come già detto off, ci vogliono nel mondo gay, una buona famiglia borghese di origine controllata, un personal trainer costosissimo e giornaliero(per i pettorali ) bei capelli folti e magari biondi, e una quasi inutilizzata laurea in design, e per ingolosire il maturo signore, aggiungerei un appartamentino in affitto da farsi riscattare, se la relazione è segreta.
Tutte le icone gay degli anni ottanta avevano cominciato umilmente, rassettando le braghe, di insignificanti personaggi che avevano incontrato nei locali più malfamati di Caracas, scaricati dopo poco, per il gradino successivo della catena alimentare. Mi chiedevo se, con il fiuto che avevo per "gli affari", non avrei rischiato di finire cementato in un pilone o a pezzi in una discarica, ma mi feci coraggio e andai nel bar suggerito dalla guida a fare peccaminoso apostolato.
Portavo sempre con me un taccuino con alcuni appunti che oltre a dissimulare le mie reali intenzioni, con scarso successo( chi va in un bar con poca luce a leggere?) mi serviva a riconoscere chi faceva lavori che non lo rendevano un buon "candidato". Mani grosse e nodose? Carpentiere! Mani bianchicce e unghie sottili come ostie? Impiegato. Mani lunghe e curatissime? Marchetta! Fatalmente scoprii che inciampare all'ingresso di un affollato bar gay, facilita gli incontri e permette di individuare i meno egoisti di turno, oltre a rendere glamour la dismetria dell'anca.
Una volta dentro, non mi sedevo mai al bancone, perché quello è il posto delle sbattone e dei paganti, quindi mi dirigevo col mio bicchiere verso un tavolino che avesse la vista sull'ingresso e su una possibile via di fuga posteriore, qualora la serata non fosse delle migliori.
Ci sono sempre gruppi di amici, nei locali che una volta formato il mazzo, adorano mischiarsi tra loro nello scopone non scientifico e quelli li riconosci dal fatto che continuano a sedersi uno sull'altro, poi ci sono i sempresoli, generalmente non di bell'aspetto e su d'età, e le cretine vagolanti, spesso poco più che maggiorenni, arrivano già ubriache, accompagnate da ragazze che non avrebbero miglior fortuna in qualunque altro locale. Capite che pur dovendo cominciare da lì, non avevo molta scelta, ma per fortuna la penombra mi favoriva, rendendomi di tanto in tanto alcuni più gradevoli di altri.
In questo contesto, incontrai il primo tra i tipi d'uomo che intendo descrivervi, e cioè: il commesso viaggiatore!

Circa due volte l'anno la nevrotica capitale dei tornelli e della moda si imbelletta come le dive, cercando di dissimulare il calo di popolarità, con mostre di design feste notturne, e prestigiose sfilate. Ormai il volto meneghino è ben lungi dal fulgore dei suoi anni da "bere", e l'attenzione dei flash, nonché le grandi produzioni, si sono spostati su capitali meno storiche, ma più esotiche della "signora Mediolanum". Che può fare una diva in difficoltà per riconfermare il suo valore se non tirare fuori i gioielli migliori, e ubriacarsi?
Infatti, per una settimana, la città brulica di buyer internazionali, modelle taglia xs e grasse giornaliste variopinte e fameliche, il traffico impazza e i talent scout girano in cerca di volti nuovi per il grande tritacarne fotografico che ne consegue.
Era un fresco pomeriggio, quando io e la mia amica camionista, sorseggiavamo un orrendo cocktail low cost e ci fingevamo eccitate per i sottaceti nel bar pseudo alternativo di un noto viale del centro, e ad un certo punto un giovane man in black, ma black pure di pelle entra e chiede qualcosa al barista, con la tipica fretta dei buyer.
Parlare bene l'inglese non è una delle skills più quotate tra gli italiani, ma io mi sentivo audace e rimediai all'inadeguatezza del ragazzo al bancone, fornendo al commesso viaggiatore l'informazione richiesta, il quale mi regala un sorriso bianco come un abbaglio, e allungandomi un biglietto da visita, si volta ed esce.
- cosa c'è scritto?- mi chiede il brutto anatroccolo col collo lungo.
- mah, c'è il nome su un biglietto dell'albergo, vorrà mica anche un mazzo di fiori?- faccio io.
- sei un'oca! Mi sembra evidente che sia un invito!!-
- per fare? di cameriere c'è pieno li!-
Intanto, mi fece notare che "l'albergo" era uno tra i più prestigiosi della città, e che forse dovevo proprio andarci... Ripensai al mio piano di "ascesa", a Julia Roberts, a Cat Woman, ma anche a Kim basinger e Sofia Loren..e mi dicevo, mal che vada mi trovano morto in una suite, mica dietro a una siepe!
Rimasi un quarto d'ora fuori dalla hall guardando la porta scorrevole, e mi sentivo come una foglia di insalata prima di entrare nella centrifuga, quasi quasi faccio il giro ed esco. Si vedrà che sono qui per " il servizio in camera"? Cosa dico al concierge?
"Buongiorno, devo consegnare una brioche alla 277"? Allungo il biglietto e lui prende il telefono, breve conversazione, sorriso di commiserazione, e nulla osta per la celebrità!
L'ascensore è vuoto meno male! Mi scappa la pipì, ma ti sembra il caso??? Busso, no anzi, suono, la porta è semiaperta, vabbè non mi pare un buon inizio, ma entro, e non vedendo sacchi neri nella stanza faccio un sospiro.
Capirà che non sono una marchetta no? Infatti la gomma da masticare, l'ho appiccicata in ascensore.
E' americano, lo dice il tagliando sulla valigia, è idratato e benestante, soldi e creme sul comò, lui sul letto pare na pantera, io me la cavo con quattro fusa e via....ma non sono solo dicerie quelle sugli uomini di colore!!!! Vediamo un pò, io sopra o sotto? meglio sopra, loro sanno benissimo di essere long lasting come gli smalti, ma questo li porta ad una certa irruenza, forse mi dice pure le parolacce ma tanto io lo slang non lo capisco e dopo un'oretta e un paio di circumnavigazioni della stanza, faccio alcune considerazioni:
1) La posizione canonica è comodissima e per niente banale,
2) lo baciai per non sembrare una prostituta, avevo letto che loro non lo fanno!
3) L'orgasmo dei buyer circoncisi è simile a quello dei maiali, lungo e alquanto fastidioso
4) Mentre tra una posizione e l'altra mi sentivo come un playmobil, capivo che quella fatica tutti i giorni non era salutare per la mia scogliosi.
5) ma i soldi per il voltaren, ce li devo mettere io?
Non ricordo, di averlo salutato mentre uscivo, sentendomi il fondo schiena come quello di Michelle Obama, prenotai la "discesa" con l'ascensore e non vi nego che sarei uscito volentieri dalle cucine. Di certo la mia "ascesa" sociale, doveva attendere e per un pò niente più cioccolato!








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