domenica 7 novembre 2010

c'era una volta la verità! Ge-Mi storia banale di un gay speciale cap 26


E vissero insieme felici e contenti. Così finiscono le favole, perché a nessuno interessa cosa biancaneve pensasse delle uscite del principe, o perchè La Bella avesse bisogno di dormire così tanto.

Immaginare di vivere, con lui, era stato lo sforzo di immaginazione maggiore che avessi mai fatto, figuriamoci se ero in grado anche di immaginare il dopo. Io non avevo nessuna fiducia che sarei stato amato e scelto per un percorso di lunga durata, quindi il massimo punto che sapevo immaginare, era quello dove ero già arrivato!

E dopo?

Mi ero fatto l'idea, che fossimo una coppia, qualcosa di durevole per definizione. Ma “definire” qualcosa non significa forse renderla somigliante a un modello?

Senza neanche accorgermene, io mi trovavo a perseguire i miei interessi, a disporre del tempo per farlo liberamente, e a considerare le proteste del mio uomo, come “limitazioni”. A rendere quella coppia, sempre più simile a quella dei miei genitori, che proseguivano paralleli i propri percorsi, incrociandoli sempre meno.

-Ma se non capisce il tuo impegno allora, non ti ama abbastanza- dicevano le mie amiche, chissà se anche quelle di mia madre, glielo dicevano?

La reazione del mio uomo, alla nuova realtà, mi era meno sopportabile di giorno in giorno. Se tardavo, mi riempiva di chiamate, e una volta a casa mi teneva il muso.

Cosa mi impediva di abbracciarlo e comprendere la sua paura? Semplice, la mia paura me lo impediva, la paura che mi chiedesse di rinunciare a qualcosa per lui, in sostanza, l'egoismo.

Lo stesso forse, che mi aveva spinto a trovarlo, per relizzare il mio desiderio di fuga da Genova.

E' doloroso notare come quei gesti, quelle quotidianità, che abbiamo tanto amato, diventino intollerabili , quando ci dividiamo emotivamente da colui o colei che abbiamo amato.

Voltati ognuno verso il proprio lato della stanza, i pensieri diventavano macigni, gli spostamenti reciproci, nel letto, scossoni, e il solo sfiorarsi, una violazione di campo.

Quanto a lungo può durare un simile stillicidio? Dipende solo dall'onestà dei diretti interessati, ma nel nostro caso, forse il più classico, andò avanti un mese circa.

Non presi mai, l'iniziativa nel mettermi in discussione, occupato com'ero, a schiacciare lui nelle sue evidenti colpe, con la crudeltà di chi è amato troppo. Né lui riusciva a chiedermi aiuto, occupato com'era a dichiarare i suoi diritti, con la disperazione di chi è messo da parte.

Ma negli occhi di Marco, seduto vicino a me in associazione, non c'era paura, ma desiderio, ed io ridevo troppo, senza nemmeno rendermene conto!

Sì la più banale delle verità umane si preparava ad entrare in scena un'altra volta! Come una vedette consumata, si affacciava sul palcoscenico del mio cuore, riempiendomi di lusinghe ammiccanti, e promettendomi felicità impensabili, mi vendeva la sua misera merce a “peso d'oro”.

Lei, la menzogna, spazzò via i resti della mia dignità, quando accettai che Marco mi accompagnasse a casa.

- com'è andata?- mi chiese Claudio appena entrato in casa.

Ironia della sorte o sesto senso?

- come al solito, niente di speciale- fu la mia risposta.

- Questo fine settimana vado giù dai miei, vieni anche tu?- mi chiese Claudio, e nonostante una vocina mi dicesse di seguirlo, di accettare quella mano tesa, le mie labbra si chiusero in una smorfia.

- No, non mi va-

La mattina dopo mi svegliai perché l'altro lato del letto era vuoto, erano le otto e mezzo, e Claudio era già partito, senza svegliarmi come faceva di solito. Nonostante il mio cuore sapesse che era finita, non potevo non provare una certa amarezza, ma la vita mi aveva insegnato a non voltarmi indietro, e così mi preparai per uscire.

La città dei miei sogni mi sorrideva, e capii che quello era il mio vero grande amore!

to be continued.




To be continued.



Nessun commento:

Posta un commento