mercoledì 23 ottobre 2013

Fottuti romantici


Oggi la finestra
è rigata dalla pioggia. Non so quando ho cominciato ma credo che fosse uno di quei giorni d'inverno, dove sembra che il mondo che hai intorno non reggerà ancora un solo goccio d'acqua in più.. Guardo il vetro e le gocce che, secondo un misterioso percorso segreto, colano le une nelle altre diventando talmente  pesanti da cadere di colpo verso il basso. Ogni volta  cerco di indovinare quale cadrà per prima, ma sbaglio sempre..
Le nostre vite sembrano non fare eccezione alla regola, si sommano le une con le altre secondo percorsi che chiamiamo destini e talvolta anch'esse colano a picco, esplodono silenti, o corrono parallele senza mai fondersi tra loro.
In un mondo fatto di rumori assordanti il silenzio cosa suscita?  C'è chi lo teme o chi se lo cerca, ma in entrambi i casi quello spazio non è vuoto di suoni: ha rumori di voci, le nostre o contiene musica per non sentirle, oppure contiene la nostra voce interiore. Ci attira e ci spaventa al tempo stesso.
Potrebbe ricordarci la vita neonatale ma più verosimilmente il silenzio è una metafora della morte nel mondo occidentale, mentre in Oriente, lo si concepisce  come positivo, uno spazio per ritrovare il proprio centro, ma sia che si faccia una meditazione ascetica o una preghiera, o un sogno, il silenzio come vuoto, ha una sola connotazione. L'ignoto dal quale veniamo e quello al quale siamo destinati. Una porta d'entrata o d'uscita non si sa. Ricordi.
Certe volte, però, quando ero sfinito dalla confusione o da un dolore, sprofondavo volentieri in ... quell'ignoto nero e incosciente e mi sembrava appena prima di cadere di non avere più peso sufficiente  per precipitarvi. Come la goccia, sembro reggere ancora, seppur gravato sulla mia superficie ma, in realtà è proprio quello il momento in cui,  come lei, cado.  L'osservare quelle gocce di pioggia sul vetro, aveva quasi un effetto ipnotico inducendomi una calma strana, una sorta di distacco dal malessere, che oggi non trovo più tanto facilmente. Mi insegnò comunque a non fare previsioni, ad accettare l'impensato. 
Anche per questo, la pioggia non è un fenomeno che considero ostile, ma anzi è diventata nel tempo un piacevole rammentatore. Mi ricorda che siamo capaci anche di “contenerci gli uni gli altri” per un tempo e il suo rumore, che varia a seconda dell'intensità, mi è diventato piacevole da ascoltare quanto il respiro di una persona cara. In fondo anche la pioggia produce un suono e quindi, rompendo il silenzio del buio, me lo rende meno cupo.
Sento le foglie secche piegarsi senza rompersi, e la morbida cedevolezza del terreno sotto i miei passi incerti, mi dice che la terra è sazia del suo principale nutrimento. Che idea bislacca aveva avuto a portarmi in un bosco di castagni, ma come dirglielo senza offenderlo? Così lo seguo quell'uomo dagli occhi neri e fiammeggianti, tanto più grande di me, quando mi dice: vieni ti mostro qualcosa. 
Mi chiede di chiudere gli occhi e il cuore mi scoppia nel petto quando lo sento: un odore ma è un profumo in verità, non apro gli occhi perché temo che mi vedrebbe arrossire persino sotto la pioggia ma continuo ad inspirare col naso come lui mi dice di fare fino a quando la sua bellissima voce profonda dice: muschio. Il suo braccio è teso,  vicino alle mie guance rosse non c'è il suo viso ma la mano che tiene un frammento verde. Quando apro gli occhi, mi vergogno ancor di più e lui se ne accorge ma non dice nulla, ritira il braccio e comincia a spiegarmi che ogni legno d'albero ha un muschio di profumo diverso. La pioggia non si ferma ma a me non importa né mi sembra più bislacca questa idea di bagnarci tra i castagni, se a spiegarmi l'autunno è ancora lui.
Chiudo di nuovo gli occhi e questa volta per sentire il rivolo di un ruscello scorrere, e ho voglia di dirlo che sembra il rumore di piccoli cristalli tintinnanti che si scontrano ma non lo faccio perché le parole sarebbero rumore in quella sinfonia già perfetta. Se penso che fino a quel momento una giornata del genere mi avrebbe reso triste, mi sento sciocco e questo si glielo dico, come gli direi anche che nessuno mi aveva mai fatto un regalo più bello. Siamo risaliti in macchina bagnati e dopo il rumore delle portiere che ci chiudono all'asciutto, mi giro a guardarlo per vedere se la fiamma nera dei suoi occhi si è spenta con la pioggia, lui ride fragorosamente con il suo tono beffardo e la vedo intatta, poi accende il motore e mi riporta in città. Siamo amici, senza una logica motivazione, siamo come gocce d'acqua piovana che non coleranno l'una nell'altra ma lo stesso precipitiamo.

martedì 15 ottobre 2013

pensieri magici

Ho le braccia incrociate sulla scrivania e il broncio fisso sulla faccia. Sono un bambino e penso: se non faccio nemmeno un piccolo rumore, la mamma che di là in cucina mi sente, si preoccuperà!  Magari, aprirà la porta della stanzetta e metterà la parola fine al mio castigo con un abbraccio che profuma di lei, e un latte caldo coi biscotti.
L'ho fatta arrabbiare perché certe volte mi sembra che non mi veda, che si limiti a tirarmi dietro a sé ma che, se non ci fossi, sarebbe più contenta. Per questo mi sono nascosto dietro l'angolo del palazzo che ci lasciavamo alle spalle. “Sei grande per tenermi ancora la mano” dice, ma forse se girandosi non mi vede più, cambia idea!
L'idea l'ha cambiata, ma la mano mi è arrivata sulla guancia e non era per niente morbida come piace a me. Non è giusto, ora che finalmente mi tiene per mano, mi brucia la faccia e devo aver sbagliato di nuovo, perché non sono contento come immaginavo! Abbiamo incontrato un'altra mamma che si è accorta che la nostra passeggiata è un disastro, ma sembra che le dispiaccia più per la mamma che per la mia guancia arrossata! “Hai fatto il monello”? -chiede, e a me non va di rispondere, mica glielo posso dire che non capisce niente, ho una mano in quella di mamma e una sulla guancia. Se mi arriva un'altra sberla non ho più mani libere.
Gli adulti si capiscono tra loro solo se hanno bambini, sembra quasi che per loro siamo tutti una faticaccia: non ubbidiamo, non rispondiamo, non ci curiamo di non sporcarci, insomma siamo “non”. Un giorno le ho chiesto se quando sono nato era felice, ma mi ha detto solo: certo, tutte le mamme lo sono. Ma allora, perché se si incontrano per strada non sembrano felici, anzi? Io ad esempio, per aiutarla porto anche il sacchetto del pane, anche se non mi compra quelle belle frittelle con lo zucchero, perché dice che mi fanno male. Il panettiere forse odia i bambini, e la mamma che lo sa non gli permette di avvelenarmi? Però sono così belle quelle frittelle, diavolo di un panettiere! Un giorno o l'altro glielo dico davanti a tutti che la mamma ha scoperto il suo tranello!
Ci sono giorni però in cui la mamma è contenta di avermi tra i piedi, tipo quando andiamo dalla nonna o dagli zii. Io mi diverto a giocare con la scatola di latta dove la nonna tiene i bottoni ma non gli aghi, perché se ci metti dentro il naso, si sente ancora l'odore di biscotti! Poi sul più bello, proprio quando abbiamo deciso a cosa giocare con i miei cugini, dice: andiamo! 
La nonna o gli zii insistono perché restiamo, ma lei dice che sono stanco anche se non so di esserlo. Per me la zia non le piace e dopo un po' non sa più di cosa parlare, proprio come con la nonna, con la quale però litiga volentieri. “Come sei noiosa Maria” le dice la nonna e lei replica: “Tientelo tu tutto il giorno”. Papà non vuole che va a lavorare e papà ha sempre ragione!
Per questo ora me ne sto zitto zitto nella stanzetta, così capisce che non do tanto fastidio, che può dimenticarsi che ci sono. Il brutto è, che quel gioco non mi piace, perché la mamma è più brava di me a giocarci dall'altra parte del muro, e ogni volta mi fa venire paura che non c'è più per prima! Allora esco in punta dei piedi e raggiungo la cucina ma appena mi vede  mi urla che mica è finito il castigo! Uffa. 
 Prendo i pupazzi, me li metto davanti, e ci parlo io piano piano nella mia testa, perché tanto lo so che non parlano neanche loro per primi. In questa casa non è che parliamo tanto ma se lo facciamo lo facciamo a voce alta come fanno la mamma e il papà prima di di dirmi: non urlare! 
Anche al telefono che è nel corridoio si parla piano e la mamma mette una sedia vicino alla porta della cucina, passa la cornetta dentro fino che il filo si allunga poi socchiude la porta e parla con la sua amica, non con me. Dice che lo fa perché, ci sono giorni che papà va di notte a lavorare e dorme di pomeriggio e non dobbiamo disturbarlo. In quei pomeriggi, sto con lei in cucina e delle volte fa una torta così dice che “risparmia”. Non ho capito bene cosa sono i soldi ma so che per colpa mia ne abbiamo pochi. Le mie scarpe, la scuola, e poi c'è il dottore,perché ho la tosse, e quello la torta non la vuole. Sa di bruciato ma io non gliel'ho detto.
Io pensavo che i bambini arrivassero per farli felici, ma mica ci dicono come si fa? Adesso gli faccio un disegno, con la matita così non si consumano i pastelli della scuola: la mamma la faccio piccola e io mi faccio grande, così mi vede per forza ! Lo lascio sulla scrivania al posto del broncio.” A tavola” urla mamma. Posso uscire. Mamma guarda!- dico. Lei è girata e mi dice “ dopo, che si fredda”. Mia mamma di schiena è bellissima.

venerdì 4 ottobre 2013

Mare nero


“Non urlare che ci sentono tutti”, dice la mamma, inseguendolo per casa,  mentre sotto i suoi colpi il piccolo urla “non l'ho fatto apposta”. Una volta, mille volte, nessun tavolo di cui fare il giro per salvarsi. Poi una notte, il piccolo scappa in strada, nessuno lo guarda e nessuno gli crede, quando dice: mi fanno male. Deve tornare a casa ..dai suoi genitori, loro sanno cosa è bene per lui. 

Si ha sempre bisogno di un rifugio quando chi decide per te non tiene conto di te, dei tuoi diritti,  quando soprattutto si pensa che per reprimere il grido di aiuto basterà togliere voce al bisognoso.  Un genitore intransigente può abusare del suo potere, spesso nel solo tentativo di risolvere il proprio imbarazzo o frustrazione quando il proprio figlio forza una “regola” per provocare la sua attenzione o emanciparsi dal peso ingiusto che la regola pone. Spesso solo per non morire. Fanno lo stesso certi  governi, quando abusando del potere che possono esercitare affliggono il proprio popolo con “regole” insostenibili. Invece di cambiare la regola aumentano la punizione e la forza con cui infliggerla.

 Le persone ci provano a sottostare all'ingiustizia per ignoranza paura e spesso mancanza di alternativa o forza, almeno fino a quando la regola sembra voler garantire una parvenza di possibile quotidianità e la propria vita non sia direttamente minacciata, girando per così dire “intorno al tavolo”  come bambini impauriti nella speranza di una via d'uscita. Ma i grandi, che siano della Terra o della famiglia, spesso non si accontentano e la punizione per la disobbedienza diventa violenza. Allora le persone scappano e scappando incorrono in  rischi peggiori come un bambino che si fida di uno sconosciuto e in mezzo ad una strada accetta un passaggio.  

 E' facile pensare di non mettere il naso nelle famiglie o nelle nazioni degli altri, basta credere di avere un potere illimitato nella propria, come se in fondo l'umanità non fosse una soltanto..così il bambino che cerca rifugio,  come il popolo dei “rifugiati”, viene spesso riconsegnato al suo aguzzino nella falsa convinzione di agire per il suo bene secondo la “regola”.. Avete mai visto lo sguardo di un bambino in pericolo? Lo hanno visto bene i pescatori lampedusani, che più tempestivamente di ogni governo hanno soccorso le persone gettate a mare. Braccia tese nella speranza di essere salvate,  l'impossibilità di salvarli tutti.  
La civilissima Europa somiglia alla vicina di casa perbene che parla di “buona educazione” di “giustizia” dal salotto di casa sua, ma che nel sentire l'urlo del bambino in pericolo nell'appartamento di fianco, ravvisa solo un fastidio e dice “ è una vergogna”! Poi alla riunione di condominio ben vestita e apparecchiata si rivolgerà ai genitori violenti dicendogli che non è decoroso che il loro bambino urli tanto e con loro stabilirà un patto di “silenzio”. Porterà loro una torta per lui, ma non si preoccuperà che la possa mangiare e parlando al telefono con una altra vicina si fingerà scandalizzata dicendo: hai sentito come lo fanno urlare quel povero bambino? Se qualcuno però, le portasse le prove che il bambino è maltrattato chiederebbe: ma siete sicuri che non si sia fatto male da solo? Sapete come sono i bambini...

Questo facciamo accogliendo come accogliamo i rifugiati, ci laviamo la coscienza con poco, con  il meno possibile, dicendo non possiamo salvarli tutti...o condannando chi ce li manda, ma in fondo pensando: non possiamo impedire ai loro “genitori” di trattarli come credono. I rifugiati proprio come i bambini, non interessano a nessuno a meno che non diventino argomento per gestire un vantaggio politico. Se la famiglia violenta venisse allontanata, per esempio, l'appartamento sarebbe di nuovo disponibile così come le risorse delle nazioni che maltrattano il proprio popolo sono ciò per cui si finge volentieri di non causarne la fuga e lo sterminio. 
Nei grandi palazzi di vetro non c'è una stanza che accolga questi “bambini del mondo”, sono tutte piene di carta che dichiara il loro diritto alla vita senza poterne imporre il rispetto. Cosa ci devono per non averli lasciati affogare, per averci messo nell'imbarazzo di vederli morire e “dover” fare “qualcosa”? Come bambini affidati dovrebbero mostrarsi grati ma in fondo gli chiediamo solo una nuova schiavitù. Del resto, ogni nazione è come una casa e ogni casa ha le sue regole e una porta da chiudere dietro la quale ogni vergogna ogni prevaricazione ogni cosa può essere compiuta e condannata dalle stesse persone, ma dove le vittime possono solo morire o scappare per morire magari a pochi metri da una barca di pescatori, naturalmente senza fare troppo rumore. 
L'indomani tutto il mondo sarà indignato, alzerà la voce perché tutti sentano, griderà: Vergogna,  ma solo un pescatore quella notte, avrà dovuto guardarli tutti negli occhi!  

martedì 1 ottobre 2013

Smartphones vs Smarties

Tutti concordano che viviamo in una epoca straordinaria. Un'epoca che ci ha visto "connessi" gli uni agli altri, un epoca multimediale dove non siamo più isolati e dove la nostra "ottica" ha tutta un'altra fibra! Basta con la carta da lettere profumata per gli innamorati, le raccomandate per gli affari e i filmini per i parenti lontani e benvenuti Emoticon, mail, e videochiamate su Skype!
Ormai giriamo tutti con una mezza dozzina di carica batterie, cavi, cavetti, auricolari e devices( apparecchi di diverse dimensioni e funzioni tutti riconducibili a Internet), e ci sono giorni in cui i malati delle terapie intensive ci sembrano meno accessoriati della signora seduta vicino a noi in metropolitana, anzi, i malati almeno sono attaccati ai generatori degli ospedali e non devono preoccuparsi se non sono "raggiungibili".
Tutti i nostri orifizi, tranne alcuni meno gloriosi, sono "penetrati" da curiosi accessori che hanno trasformato la comunicazione in una corrente in "entrata" o in "uscita". Se una volta una pacca sulla spalla ci avrebbe confortato oggi ci basta un Poke o basta cliccare un Like per far sapere che abbiamo dei gusti, il tutto, rigorosamente Touch( tecnologia sostitutiva dei tasti da premere). Passiamo ore a toccare apparecchi che emettono suoni ammiccanti per farci sentire dei veri stalloni della tecnologia, ma se qualcuno ci sfiora accade il miracolo: quel contatto così diretto ci infastidisce, o peggio potrebbe farci aprire pagine della nostra vita che non si trovano nemmeno su Wikipedia! Come piccoli rabdomanti cerchiamo "campo" con i nostri "smartphone" e non possiamo più concederci una sosta nella panchina di un parco che non abbia un Wii-fii gratutito! Nel contempo però i maschi soffrono di "ansia da prestazione" e le femmine di tutte le altre forme di ansia possibili!
Abbiamo anche un nostro Messia che ha trasformato la Mela morsa da simbolo di peccato a Terra Promessa e che ci suggerisce di essere affamati e folli come se a ben guardarci non lo fossimo già abbastanza. Purtroppo passato a miglior vita, sono certo che prima o poi qualche Hacker giurerà di averlo visto radunare discepoli nella Silicon Valley battezzandoli su You tube nel nome del Ios !
 Perché i nostri telefoni si sono dovuti fare "furbi"(smart)? Qualcuno doveva pur farlo, visto che gli esseri umani hanno premuto il tasto Reset del proprio cervello emotivo, senza nemmeno fare un back up! Oggi tutto è Smart: miniautomobili, vacanze, telefoni, adirittura scatole che sostituiscono il pensare ad un regalo personale.(smartbox). Intanto che tutto si fa furbo, in modo che sempre più cose che prima richiedevano qualche giorno di tempo e qualche riflessione off-line per essere fatte, possano sbrigarsi in  un megabyte, la sensazione che provo è quella di essere sempre più scemo!
Non ci sono aggiornamenti che mi insegnino a interagire meglio con gli altri quando li incontro di persona, né codici Puk che mi salvino dalle incomprensioni di chi amo o amicizie che nascano senza una "richiesta" o una "conferma"!  Se faccio l'amore ho sempre il dubbio di non essermi "connesso" e il mattino dopo nemmeno un Mi piace. Le mie amiche hanno i giorni in cui la macchinetta gli dice che possono fare sesso ma uomini che le chiedono solo a che livello sono di "Candy Crush", i bambini fanno scorrere i ditini sui quotidiani ma non possono giocare in cortile e il cane anche se ha il microchip viene abbandonato cancellando semplicemente con un click "l'account che lo lega al padrone". 
Lo so dovrei "cinguettare" invece di fare il solito disfattista, perché tanto non si può vivere nel passato dove la pasta era per tutti, le lettere erano profumate, le navi non si inchinavano,  i governi duravano cinque anni e l'unica cosa che si ricaricava era lo spirito, magari con un bel libro o un caffé in piazza con le amiche, ma che volete che vi dica, io non ce la faccio a reggere i ritmi di questa vita Smart, la velocità con cui tutto è superato prima ancora che capisca se mi serve, dove al phon basta aggiungere una E e oltre ad asciugarti i capelli puoi anche parlare !
Un epoca straordinaria, multimediale e sofisticata dove però è ancora un problema portare un apparecchio acustico o una protesi se non sei un campione di atletica para olimpica o un uomo d'affari, dove se non sei smart, quindi produttivo in termini di "traffico on line" sei un hardware a cui "staccare la spina" senza tanti complimenti, un tempo dove ti basta un App per sentirti Up ma quando sei nella merda nessuno ti degna di una "conference-call"! 
Non so voi ma sono stufo di vedere le persone in mutande senza togliergli i pantaloni con le mie mani, stufo di "stati" che non vengono davvero condivisi, stufo di freddi Sms, tiepidi MMS o calde chat anonime. Tutto questo può essere utile come lo è un caffè in cialda se non c'è la Moka, o può essere furbo(Smart) solo se la furbizia è "surrogare" i nostri bisogni per fingere che siano soddisfatti. 
 Io ci provo a stare al passo, ad andare a tempo, ma non sono disposto a fare delle mie emozioni un "pacchetto dati" e resto convinto che le cose piu smarties che ho amato altro non erano che deliziose caramelle glassate e multicolore in un tubo di cartone che non si dovevano scoppiare on line a tre per volta e che facevano "Sugar Crush" solo in bocca!