Una rondine non fa primavera, ma se è fosforescente fa di certo effetto.
L'ondata distruttiva che ha morso al fianco il Giappone, non può passare inosservata, ne mi basta pensare, che data la distanza, non mi riguardi. Il conseguente disastro nucleare, di proporzioni imprecisate, vela di nubi il cielo della nuova stagione. La verità è che, nonostante la nostra vanagloria, siamo del tutto inermi di fronte all'imprevedibile, che più spesso di quanto sia sano fare, cerchiamo di non prevedere come possibile. Del resto, non avremo avuto neppure la forza necessaria per farlo, non avremo potuto giungere fin qui nella storia se avessimo ridotto al minimo gli slanci di conquista, se avessimo addomesticato la sete di dominio sugli elementi, se avessimo avuto un pensiero "avatariano".
Non ho la competenza per analizzare la questione in termini storici, etici, o propositivi, perché sono influenzato da pensieri estremi che mi proiettano ora nello spazio, oppure nella preistoria, così mi vedo accendere il fuoco con la pietra focaia, o vestito di bianco a raffreddare con lo sputo le mie barrette di uranio, che ormai confondo con quelle energetiche che mangiamo, senza sapere cosa preferire.
Il "nucleo" del mio equilibrio è compromesso dallo Tsunami, emotivo delle mie paure, dai ricordi, dal tempo passato, che addolcisce anche i drammi più intensi.
Nel salotto di casa mia c'è odore di mobili "tenuti da conto", e più freddo che in cucina, i miei genitori, illuminati dalla luce bluastra del tv color comprato a rate sembrano lividi, e sono immobili. Lo schermo mostra fasci di luce che cadono dal cielo, ma non sono comete, anche se a dieci anni lo penserei volentieri, ma i volti dei miei, non incoraggiano la fantasia. Cosa succederà mamma? Ci accadrà qualcosa di male? Silenzio. Vado nella mia stanzetta a chiederlo ai puffi, ma anche loro sono immobili, e blu! La guerra, io non so cosa sia, ma so che in un Golfo sta succedendo, e che ormai chiudere gli occhi non servirà. Mio padre dice che domani farà la spesa grossa, mia madre si legge la Bibbia, e io? Io penso che forse Dio è arrabbiato con me, o che la mia scrivania stavolta non basterà a ripararmi.
Ho dieci anni nel 1980 e ho paura.
La pace e la guerra sono solo parole per noi? per quelli, che come me, non l'hanno vissuta davvero?
Il tempo scorre, non si riavvolge, e io non sono il Principe di Persia, come nel mio videogioco preferito, non posso cambiare il passato.
A giugno ho fatto trent'anni, e ora a settembre mi sembra di essere già vecchio, seppur non ancora sazio di vita, faccio modesti progetti e cerco di tenere in piedi le relazioni precarie con mia madre... cammino in un viale affollato, e le facce delle persone sono tese, mentre in ogni bar, vedo gruppi di persone immobili fissare attonite lo schermo della tv. Oggi è undici, e non può esserci una partita di mattina.
Nel 2001 abbiamo superato un millenium bug e ci siamo lasciati alle spalle Nostradamus, che però oggi, sembra aver preso un aereo della British e aver distrutto la vita di migliaia di americani, solo per dimostrare che non sbagliava!
Ho trent'anni e ho ancora paura.
Mia madre mi rilegge la stessa Bibbia di quando ne avevo dieci, ma lo fa dal suo cellulare, che usa come detonatore per farmi scoppiare il cuore! Lei è la mia terrorista personale, Maria Luisa Bin qualcosa....
Dopo 10 giorni, la paura passa e la rabbia, cresce nei confronti di me stesso, che per l'ultima volta ho cercato conforto.
No! La guerra e la paura di una distruzione globale, non sono solo parole per me, sono ricordi vividi che però non mi hanno mai spinto a tornare sui miei passi, a fingere un riparo, sia esso familiare, religioso, politico o edonistico.
Ne ho 41 tra due mesi, e la paura mi fa compagnia come un ospite non gradito, a cui però, la mia educazione, impone di offrire una sedia.
Ha la barba di Bin laden, la gonna a pieghe di mia madre, l'anello del papa al dito, la tinta Nera di un Colonello patetico, il volto sfigurato dal bisturi per sembrare più giovane, gli occhi profondi di un bambino irrimediabilmente malato, le braccia macilente e il ventre gonfio, del sud del mondo. E' reietta la paura, ma non ha asilo.
Sta lì da qualche parte, ben sapendo che verrà invocata ancora, ma senza poter assolvere il suo vero compito, quello di indurci alla riflessione, ad aver torto ogni tanto, a sederci vicino a lei.. ad aspettare le rondini.
Arriveranno tra un missile e uno sbarco?
Potranno sorvolare una NO FLY ZONE?
Troveranno la strada, tra una cella telefonica e una nube tossica?
Io ci spero, e spero di condividere la gioia del loro volo al di sopra delle nostre piccole vite, con coloro che pur avendo paura, sentono battere i piccoli cuori di questi messaggeri di speranza! Metterò la mollica del mio pane impaurito sul davanzale del futuro ancora una volta, finchè avrò vita.