sì viaggiare, rallentando per poi accellerare......diceva la canzone.....Quando improbabili giornalisti chiedono al pubblico sovrano cosa farebbe per prima cosa, se vincesse una cospicua somma di denaro, la risposta che incassa il 98% è IL VIAGGIO.
Forse perchè l'uomo è cacciatore e la donna tutta tana? Oppure a causa del gioco del girotondo, dove il mondo doveva cascare e la terra pure..(terrorizzare i bambini era lo scopo delle filastrocche), quindi , meglio vederne il più possibile prima del 2012...?
Mi accorgo spesso di come le esperienze infantili si fissino con tanta ostinazione in un luogo della mente che non può essere la semplice memoria. Prova ne è, che poi, alcune delle più pervicaci abitudini che ci caratterizzano, e che consideriamo parte della nostra unicità, derivino da un fatto, una regola, una privazione, o un privilegio, che abbia creato un picco emozionale mai sperimentato prima! Non mi stupirebbe se a quel picco corrispondesse un picco di qualche ormone nel nostro organismo( cortisolo, endorfine, ossitocina, solo per dirne alcune), e che proporzionalmente alla tenera età in cui si verifichi, renda quel picco un fatto eccezionale, che attiva la parte istintiva del nostro cervello, il quale, lo cataloga come nuovo, e dopo aver appurato che non appartiene alla categoria "minaccia vitale, lo affida alla memoria, insieme però allo schema di reazione che per esperienza sia stato il più funzionale, ai fini del ritorno dei livelli chimici basici, sotto la soglia di guardia.
Che in parole povere vuol dire che ciò che non ammazza insegna! Ma ci sono alcuni che reagiscono nello stesso modo ad un dato stimolo per tutta la durata della loro vita. Di solito ti dicono..."sono fatto così!", specificando che quella risposta allo stimolo non è modificabile, in quanto specificamente distintiva del proprio Io. In realtà, questo sembrerebbe negare il principio dell'apprendimento diretto, secondo il quale, ogni esperienza emozionalmente superiore alla precedente, che crei una reazione più efficiente di risposta, di fatto la sostituisce.
Ci deve essere quindi qualcosa in questo schema che si inserisce e che fissa la risposta in maniera indelebile. Immagini, suoni, odori, e sensazioni tattili, sono potenti ancore accessorie degli stati d'animo. Abbinate ad un picco emozionale, ognuno di loro, crea una risposta psicosomatica di intensità variabile, oltre a curiosi abbinamenti, che determinerebbero preferenza, o 'idiosincrasia.
L'indifferenza non credo sia contemplabile, poichè non generata da nessun picco, casomai dalla privazione di attenzione mirata.
Allora una persona che ha uno scarso piacere nel cibo, o uno smodato desiderio dello stesso, non ha alternative????
Forse, e ripeto forse, non ne ha se l'atteggiamento limitante è stato ripetuto con tale assiduità da aver per così dire scavato un "solco neurale" nella sua mente, tale da fargli credere di non poter inserire tra stimolo e risposta, una opportuna deviazione.
Io per esempio detesto viaggiare poichè ricordo con vivida chiarezza, la scomodità che provavo seduto sulla scocca della 128 di mio padre, in quanto quello era il posto dove finivo dato che mio fratello e mia madre occupavano i posti centrali del sedile posteriore, e mia nonna stava di diritto a fianco dell'autista, ma ancor più l'impossibilità di lamentarsene. Mi dicevo mentre il sedere e la gamba cominciavano a formicolare, " se lo sopporto in silenzio, mi ameranno per sempre, e si accorgeranno di quanto sono bravo, di quanto sono in grado di non creare il minimo disturbo alla loro vita, e mi terranno con loro per sempre". Per distrarmi dal formicolio avevo imparato ad addormentarmi non appena l'auto si metteva in moto, e a fingere di dormire fino alla sosta o all'arrivo, inoltre il finto risveglio giustificava la mancanza di coordinamento dei movimenti delle gambe una volta sceso( con la gamba insensibile). Ma la cosa interessante, non è la storia strappalacrime, di un bambino pirla figlio di una famiglia di stronzi, ma la forza della motivazione con cui lo stimolo e la risposta diventavano per me un tutt'uno!
Ancora oggi il salire in macchina per un viaggio anche solo di un oretta per qualche località mi spingerebbe a:
Prendere posto sedendomi storto(anche se nel comodo sedile anteriore)
Addormentarmi dopo 10 minuti ( anche se la compagnia è più stimolante)
provare un senso di torpore appena sceso, (che giustifico con una obsoleta dismetria femorale)
assumere una posizione fissa delle meni e delle gambe e mantenerla per ore.
Ma una persona che anela alla libertà che proclama il diritto di avere diritti, può accettare un simile condizionamento? Come si inserisce la deviazione?
Ebbene, dopo essermi seduto storto mi dico nella testa, "mamma spostati che tocca a me stare bene" e correggo la mia posizione, appena il sonno si fa avanti attacco a cantare col mio fidanzato Paolo che mi fa il vocal coach, appena sceso mi concentro sul piacere di camminare con scioltezza, e durante il viaggio frugo nella mia borsa più volte per ricordarmi che sono libero di muovermi come voglio!
Tutto questo mi impedisce di definire come sono fatto, e di imporlo agli altri, affinché si adattino a me, quindi mi consente di provare ad imparare nuove modalità di comportamento e a provarne la resa, aumentando la mia abilità sociale, o più semplicemente ad impedire a chi desidera definirmi in un solo modo, di farlo!
Vivere in maniera plastica, non mi impedisce di avere gusti e preferenze, o piccole manie, abitudini o singolarità distintive, ma mi consente di riderci sopra e di non considerarle inamovibili, di accettare che altri ne ridano con me!
Conoscete un modo più lussuoso di vivere? Un modo più "diverso" di guardare alla vita?
Essere gay non era poi la diversità che credevo fosse, quando ero giovane e attraente, la mia diversa normalità è ciò per cui sto bene, la mia vera svolta, il mio personale atto di ribellione costruttiva! Non è la meta che conta, quanto il viaggio stesso!