venerdì 10 gennaio 2014

Magre consolazioni.




Dato che questo è il primo post dell'anno, dovrebbe contenere positive speranze e ottimistici auspici per cui, il titolo “magre consolazioni” merita un incoraggiamento a proseguire la lettura in quanto non parleremo di ciò che sembra: niente lamentele politiche, niente provocazioni per le taglie forti né pipponi alle fan della magrezza vegana e tanto meno dietrologie sull'anno passato.
Definire magra la consolazione è un modo poetico per ammettere che a malapena uno ha salvato la ghirba dal totale fallimento...o la vittoria in questione, la soddisfazione, giunge in tale ritardo o per vie tali per cui dimezza il senso di sazietà che ci aspetta giustamente dal pieno successo, dalla totale riuscita o dal riconoscimento indiscutibile che si cercava. 
Ricordo un tempo in cui non avrò avuto più che dodici anni in cui, uscito dalla vasca del bagno dove ero stato vivamente incoraggiato ad immergermi da mia madre , data la naturale pigrizia igienica dei maschi adolescenti e meditabondo, alquanto contrariato per quella perdita di tempo di asciugarsi e il cotton fioc per le orecchie, che se poi mi beccano che asciugandomi tra le natiche lascio il segno sulla salvietta, perché invero un culo immerso non è detto che ne esca pulito, insomma pensavo: che palle doversi lavare e poi tutti i giorni tutti tutti? 
Non era da molto che, di fronte ad uno specchio osservavo...il mio corpo come mica prima, cominciando invero ad indugiare su quella sagoma incerta e sgraziata che mi conteneva, alla ricerca di una qualche risposta sul perché fossi finito lì dentro, e ricordo che i gesti frettolosi  con cui mi asciugavo, i quali sarebbero tornati tali molti anni dopo, si fecero più lenti come se dovessero conservare una qualche memoria di quei confini. Le gambe erano due e pensai che forse era per quello che non erano affatto uguali, che mica c'era uno stampo per farle identiche, ma diamine il mio era davvero uno di quei lavori “a mano libera”, una dritta e secca l'altra ancora più secca e storta..mah comunque, passando più avanti nel mio screening corporeo, la pancia piatta e acerba seguiva le linee della schiena che neanche quella era dritta dritta, quindi i miei profili, i confini dalle ascelle alle anche erano di due corpi diversi o così pensai girandomi verso quello in cui, il mio preferito, la vita si stringeva poco prima dei fianchi creando un onda che accarezzavo con la mano pieno di piacere, per la sensazione di armonia che mi lasciava sul palmo ancora umido. L'altro lato, decisamente più maschile, non ne voleva sapere di regalarmi quella curva anzi resisteva gonfiandosi lievemente addirittura verso l'esterno se  piegavo un po la schiena e accidenti, anche se con la mano cercavo convinto di spingere quel pannicolo adiposo verso il punto dove secondo me doveva sparire, non ne voleva sapere!
La mamma alzava la voce sollecitandomi l'uscita dall'unica stanza da bagno della casa, ma ignorarla era facile per me e il mio corpo bifronte era di gran lunga più interessante di lei. Dovetti in quel momento, non privo comunque di coscienza che l'urgenza materna avrebbe prodotto delle conseguenze prendere in fretta una qualche decisione in merito all'involucro che come d'improvviso confezionava i miei misteri e che mi era apparso dopo il bagno per la prima volta altrettanto urgentemente, così facendo un passo indietro per migliorare la mia visuale notai una piccola    fila indiana di peletti che ordinati, come niente sembrava esserlo,  partiva dallo sterno depresso del mio piccolo torace asfittico, centrando l'ombelico  proseguendo poi verso l'inguine. Li sfiorai con il dito e li vidi scomporsi e ritornare in fretta alla loro posizione come soldatini a cui era stato impartito un comando sbagliato e che perciò ritrovavano pace nella loro formazione originale!
Sorrisi a quel ranocchio nudo e all'esercito di peletti che lo percorreva e una sensazione tiepida di calore si irradiò in me, che a quel punto avevo capito che il mio corpo a metà sarebbe stato il mio segreto felice, perché credetti che nell'indecisione dei miei natali, qualche forza benevola mi avesse concesso più che ad altri una scelta, un dialogo più dolce tra il maschile e il femminile tutto per me!
Nella determinazione di un momento magico come quello, il cui imperituro ricordo mi guida tutt'oggi, io pronunciai una frase ad occhi bassi: io sarò sempre magro! Alzai gli occhi coraggiosi e fotografai, credo immortalai, quello scatto come una dichiarazione solenne all'esercito peloso del mio addome. Io, Generale Due corpi vi ordino miei cavalieri della pancia piatta di vigilare sui confini che i miei occhi vedono oggi e difenderli!
Non c'era davvero un pezzo che fosse a posto in  quell'età meravigliosa in cui atti potenti e magiche profezie sono possibili.
L'associazione tra il mio corpo la sensazione piacevole e lo sguardo fermo creò quello che io timidamente definisco come il sortilegio cinestesico: cioè la remota possibilità di determinare attraverso l'incontro di percezioni tattili fortemente piacevoli  e immagini inconscie, una fotografia mentale che possa avere nel cervello la valenza di una direzione tracciata! Io a distanza di così tanti anni, non solo sono ancora magro e sgraziato ma non ho mai né in salute né in malattia visto modificati i perimetri del mio corpo, data anche l'assunzione per  quindici anni  di sostanze e farmaci come ad esempio potenti barbiturici e antidepressivi, che notoriamente gonfiano, e la mia unilaterale e autonoma scelta di smetterli senza nessun controllo medico.
Quando divenni adulto, sopravvissuto alla minaccia di sentirmi “malfatto” ancorché malato e deforme instillatami da sfavorevoli combinazioni concentriche di sfortunati eventi e ignoranza famigliare, non sapendosi spiegare altrimenti  la mia stranezza comportamentale, il mio piccato rifiuto all'obbedienza cieca che si pretende dai giovani e sovrappiù l'insofferenza degli adulti  all'impossibilità di piegarmi pur sembrando così fragile e stentato, cercai qualche conferma o smentita di ciò che avevo pensato in quel bagno!
Scoprii che il cervello non discerne il bene o il male ma piuttosto le neuroscienze indicano la sua tendenza a seguire delle “programmazioni” a tracciare solchi neuronali più o meno complessi e profondi che determinano comportamenti radicati che chiamiamo abitudini, ma ancor più recentemente si è compreso il ruolo che emozioni forti hanno nello sviluppo di tali tracciati.
La risposta certa non ce l'ho né posso in alcun modo proporre un modello, ma noto ancora oggi nelle forme fisiche delle persone che conosco un curioso abbinamento a sensazioni precise che se identificate sembrano avvallare la mia ipotesi e cioè che abbiamo su di noi maggior potere di ciò che crediamo di avere. 
Le persone in sovrappeso spesso hanno storie altrettanto forti o immagini ricorrenti di morbidezza nel loro archetipo familiare. Può essere che il grasso non si accumuli solo per l'introduzione di cibo? Oppure che la facilità con cui i magri non lo accumulino sia solo una casualità?
Il rapporto che si crea col cibo è davvero l'unica risposta? Ebbene nel mio caso, so di non aver mai avuto con esso un rapporto emotivo consolatorio...io mangio felicità sotto forma di cibo, ma non lo assumo per tristezza, non lo considero un nemico da controllare né l'unico amico da far “entrare”, tuttavia le quantità di cibo che mangio dovrebbero, specie ora che sono vecchio, farmi ingrassare facilmente e invece sembrano non avere alcun potere.
Ovviamente il mio corpo cambia, è cambiato ma è come se sapesse di dover deperire all'interno della sua memoria...di quei confini imposti al centro comando del mio cervello che stimola gli organi preposti a fare il loro lavoro, a darmi ragione.
In questo senso ovviamente la mia, è da definirsi una “magra consolazione”, in quanto il tempo non manca di fare il suo lavoro sul mio corpo, né alcuna scienza, fede o mistica filosofia riesce a smentire o a confermare quella che ovviamente tutti ritengono unicamente, una fortuna biologica ma di quelle sfacciate eh! Mi chiedo tuttavia: perché questa storia merita di essere raccontata?
Non lo merita nell'inteso che abbiate dei super poteri, come pensavo da bambino(pensiero magico che tuttavia non mi sento di escludere del tutto), né per promuovere un qualche possibile determinismo ma solo per instillarvi un ragionevole dubbio su ciò che ritenete che nella nostra vita “non sia possibile”. Sono certo che ognuno di voi abbia fatto una qualche fotografia mentale abbinata a forti sensazioni emotive, e vi invito raccontandovi la mia storia, a credere che possiate spiegarvi meglio come mai quella data cosa, colore, tipo di persona, o forma fisica, o tipo di cibo vi piaccia o meno e magari a scoprire come sto cercando di fare anche io se il vostro cervello non sia disponibile tutt'oggi a nuove “direzioni” da prendere magari con la consapevolezza che esso potrebbe far fare al vostro corpo ciò che la nuova direzione richiede. Abbiate cura di sapere, e questo credo sia l'unico valore di questa storia, che il cervello non fa differenza tra positivo e negativo ma solo tra segnale forte e debole, il che equivale a dire che una fotografia mentale”sfocata” non produrrà una programmazione nitida e duratura.
Concludo questo viaggio assurdo per alcuni, dicendovi che ho cercato di applicare questo sistema di “programmazione” sul mio carattere, per addolcirlo,  ma è rimasto discretamente intrattabile come molti di voi lo conoscono....anche se “magra consolazione”, credo accada perché le mie spigolature, il mio provocatorio atteggiamento nei confronti delle “certezze”  mi da un immenso piacere, e ogni volta che scelgo le parole più giuste per esprimerle, temendo di averle usate già tutte, sembra che il mio cervello non esaurisca mai le scorte disponibili per lasciarmi così come sono: irregolare e felice.

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