martedì 26 novembre 2013

Guardami.

Ho le braccia incrociate sulla scrivania e il broncio fisso sulla faccia. Sono un bambino e penso: se non faccio nemmeno un piccolo rumore, la mamma che di là in cucina mi sente, si preoccuperà!  Magari, aprirà la porta della stanzetta e metterà la parola fine al mio castigo con un abbraccio che profuma di lei, di  latte caldo coi biscotti.
L'ho fatta arrabbiare perché certe volte mi sembra che non mi veda, che si limiti a tirarmi dietro a sé ma che, se non ci fossi, sarebbe più contenta. Per questo mi sono nascosto dietro l'angolo del palazzo che ci lasciavamo alle spalle. “Sei grande per tenermi ancora la mano” dice, forse, se girandosi non mi vede più cambia idea!
L'idea l'ha cambiata, ma la mano mi è arrivata sulla guancia e non era per niente morbida come piace a me. Non è giusto, ora che finalmente mi tiene per mano, mi brucia la faccia e devo aver sbagliato di nuovo, perché non sono contento come immaginavo! Abbiamo incontrato un'altra mamma che si è accorta che la nostra passeggiata è un disastro, ma sembra che le dispiaccia più per la mamma che per la mia guancia arrossata! “Hai fatto il monello”? -chiede, e a me non va di rispondere, mica glielo posso dire che non capisce niente, ho una mano in quella di mamma e una sulla guancia. Se mi arriva un'altra sberla non ho più mani libere.
Gli adulti si capiscono tra loro solo se hanno bambini, sembra quasi che per loro siamo tutti una faticaccia: non ubbidiamo, non rispondiamo, non ci curiamo di non sporcarci, insomma siamo “non”. Un giorno le ho chiesto se quando sono nato era felice, ma mi ha detto solo: certo, tutte le mamme lo sono. Ma allora, perché se si incontrano per strada non sembrano felici, anzi? Io ad esempio, per aiutarla porto anche il sacchetto del pane, anche se non mi compra quelle belle frittelle con lo zucchero, perché dice che mi fanno male. Il panettiere forse odia i bambini, e la mamma che lo sa non gli permette di avvelenarmi, però sono così belle quelle frittelle, diavolo di un panettiere! Un giorno o l'altro glielo dico davanti a tutti che la mamma ha scoperto il suo tranello!
Ci sono giorni però in cui la mamma è contenta di avermi tra i piedi, tipo quando andiamo dalla nonna o dagli zii. Io mi diverto a giocare con la scatola di latta dove la nonna tiene i bottoni ma non gli aghi, perché se ci metti dentro il naso, si sente ancora l'odore di biscotti! Poi sul più bello, proprio quando abbiamo deciso a cosa giocare con i miei cugini, dice: andiamo! 
La nonna o gli zii insistono perché restiamo, ma lei dice che sono stanco anche se non so di esserlo. Per me la zia non le piace e dopo un po' non sa più di cosa parlare, proprio come con la nonna, con la quale però litiga volentieri. “Come sei noiosa Maria” le dice la nonna e lei replica: “Tientelo tu tutto il giorno”. Papà non vuole che va a lavorare e papà ha sempre ragione!
Per questo ora me ne sto zitto zitto nella stanzetta, così capisce che non do tanto fastidio, che può dimenticarsi che ci sono. Il brutto è, che quel gioco non mi piace, perché la mamma è più brava di me a giocarci dall'altra parte del muro, e ogni volta mi fa venire paura che non c'è più per prima! Allora esco in punta dei piedi e raggiungo la cucina ma appena mi vede  mi urla che mica è finito il castigo! Uffa. 
 Prendo i pupazzi, me li metto davanti, e ci parlo io piano piano nella mia testa, perché tanto lo so che non parlano neanche loro per primi. In questa casa non è che parliamo tanto ma se lo facciamo lo facciamo a voce alta come fanno la mamma e il papà prima di di dirmi: non urlare! 
Anche al telefono che è nel corridoio si parla piano e la mamma mette una sedia vicino alla porta della cucina, passa la cornetta dentro fino che il filo si allunga poi socchiude la porta e parla con la sua amica, non con me. Dice che lo fa perché, ci sono giorni che papà va di notte a lavorare e dorme di pomeriggio e non dobbiamo disturbarlo. In quei pomeriggi, sto con lei in cucina e delle volte fa una torta così dice che “risparmia”. Non ho capito bene cosa sono i soldi ma so che per colpa mia ne abbiamo pochi. Le mie scarpe, la scuola, e poi c'è il dottore,perché ho la tosse, e quello la torta non la vuole. Sa di bruciato ma io non gliel'ho detto.
Io pensavo che i bambini arrivassero per farli felici, ma mica ci dicono come si fa? Adesso gli faccio un disegno, con la matita così non si consumano i pastelli della scuola: la mamma la faccio piccola e io mi faccio grande, così mi vede per forza ! Lo lascio sulla scrivania al posto del broncio.” A tavola” urla mamma. Posso uscire. Mamma guarda!- dico. Lei è girata e mi dice “ dopo, che si fredda”. Mia mamma di schiena è bellissima.

venerdì 22 novembre 2013

Pettini e parole...

Non è arrivata la telefonata che aspettavo, anche se in cuor mio sapevo che aspettarla non era buon segno. Eppure mi sono impegnato, ho cercato di essere all'altezza di ciò che quella donna mi chiedeva prima di pettinarla, dicendomi: me li faccia bene. So di non averla sottovalutata perché anziana, non lo faccio mai perché, so che lo fanno tutti quando sei vecchia. Nel suo viso piegato dal tempo due piccoli occhi celesti brillavano come diamanti, segno di uno spirito che il tempo non poteva piegare..Alla fine l'ho salutata e da una settimana speravo di rivederla. Cosa ho sbagliato? Non saprei, credevo che il non aver voluto  mettere il cappello fosse un successo, anzi ne sono certo, eppure.. Succede quando sono deluso che una parola mi si fissi nella mente e nel silenzio dell'attesa decido di andare a scoprire che messaggio ha per me.
Come riportato da Wikipedia, la parola “idosincrasia” significa una peculiarità di temperamento dell'individuo, senza per forza evidenziarne negativamente le avversioni e repulsioni. Oggi più sinonimo di antipatia.
In altre parole, una inclinazione soggettiva a determinati caratteri, una sorta di “sensibilità” direi.
Un'altra peculiarità della “sensibilità” alle cose o alle persone è quella di non essere applicata in larga scala ma di attivarsi di fronte a “eccezioni”.
. Per esempio l'arroganza di una persona suscita l'antipatia di tutte coloro che sono educate e cortesi, in quanto costituisce una eccezione alla regola della “buona educazione.
Questo accadeva una volta, quando il buongiorno, il mi scusi, il permesso, il grazie erano requisiti fondamentali e distintivi di una buona società, ma i tempi cambiano e da quando il numero di persone al mondo è cresciuto esponenzialmente qualcuno deve aver pensato che le abitudini cortesi fossero una sorta di convenevole inutile. Certamente se prima incontravi una persona ogni cinquanta metri ed era un piacere “riconoscersi” oggi con cinquanta persone in un metro non può dirsi proprio un piacere fare una passeggiata! 
A peggiorare la situazione è intervenuta la naturale modificazione del linguaggio sociale che con internet e telefonia mobile ha costretto tutti noi a “stringare” il vocabolario, te lo immagini un sms tipo: buongiorno, se gentilmente volessi spiegarmi le cause del tuo ritardo, io mi inquieterei notevolmente meno...rispetto ad un più stringato e moderno “dove caxxo 6?
Non nego che una certa efficacia sia evidente nel linguaggio volgare e abbreviato( che niente ha a che fare col vulgo latino), così come trovo sprecato dire a chi mi scontra in metropolitana: buon cielo, ma  di grazia non può chiedere il passo se ne ha tale impellenza, però come in tutti i cambiamenti è l'ora di ammettere che ci siamo fatti prendere la mano! E che a eccedere in questo siano state coloro che il cambiamento lo anticipano: le donne. 
La cosa che trovo assai interessante è che nelle idiosincrasie femminili moderne ormai tutte declinate al “negativo” oltre a massificare per l'appunto si trovano anche una serie di bisogni, che non si può più manifestare di avere senza dimostrare “intolleranza” a ciò che di fatto li soddisferebbe facilmente: quindi se si ha bisogno di un uomo o di una donna non basta più trovarlo ma è necessario che accada mentre “stiamo bene da soli”, oppure non basta più una buona tintura ma ce ne vuole una che per un qualche motivo colori i capelli senza ammoniaca senza coloranti e senza che dobbiamo ammettere di averli bianchi. 
Infatti, abbiamo uomini e donne che si incontrano al solo scopo di lasciarsi e tinture orrende al solo scopo di non farle fare al parrucchiere, ma è così che ci sentiamo liberi dalla schiavitù della ricrescita e dell'amore.  Quale genere di atteggiamento può essere più idiota di quello che rende fisso  un comportamento destinato all'eccezione ? 
Allora  se gli uomini sono “tutti uguali”,  le donne che non farebbero eccezione alla stessa regola potrebbero prenderne uno a caso no? E invece quell'uno deve essere “speciale” ma come la tintura fai da te non deve richiedere da parte nostra la competenza necessaria,  non deve prudere non deve contenere questo o quello, ma deve poi essere brillante duraturo e facilmente reperibile.
Lo stesso vale per le amicizie le quali diventano irritanti e idiosincratiche proprio quando svolgono il loro compito cioè quello di diventarci intimi.
Si potrebbe dire che dato la quantità di persone che siamo  e l'angustia dello spazio in cui ci siamo concentrati non ci  possa più permettere atteggiamenti peculiari, eccezioni, per cui il nostro prossimo è diventato “la gente”, la quale però se la senti parlare si definisce “molto selettiva” ed esprime questa sua capacità con un semplice “mi piace” o “non mi piace più”, che come criterio selettivo a me appare un po' scarno, e che tra l'altro è tra le donne sempre soggetto a “opportunità”!
Negli anni passati in cui ho fatto il mio mestiere, non eravamo mica tanto pochi al mondo, eppure ricordo con immenso piacere e tanta nostalgia come le donne vivevano quel tempo nel negozio come un regalo a se stesse e di come ci pregavano di renderle migliori. Niente ore a discutere i contenuti dei tubi di colore ne men che meno ad ammonirci su “come” farlo o a farsi trattare come Cappelle Sistine da restaurare col fiato sospeso! Niente discorsi basati sugli uomini che avevano o che dovessero trovarsi, e se una possedeva un cellulare si scusava per il disturbo di una eventuale chiamata che veniva opportunamente rimandata per rispetto a se stesse e a noi. Semplicemente negli affanni delle loro vite che tra l'altro erano stressanti quanto oggi, noi eravamo la loro boccata d'aria e lasciarle senza fiato una volta finito era una gran soddisfazione reciproca, che creava fiducia e una continuità stimolante. Oggi invece le stesse donne l'aria ce la tolgono dai polmoni, ci costringono a trattarle come se fossero le uniche superstiti della loro specie e a stupirle con “effetti speciali” che però non siano quelli che sappiamo usare. Il tutto mentre a voce ben alta parlano di affari loro o di lavoro come se stessero per dettare la procedura di atterraggio dell Air Force One in mare! Allergiche, intolleranti, idiosincratiche e peculiari a tutto ciò che non sia sotto il loro controllo ci costringono a produrre risultati che siano sempre imperfetti in modo da non essere mai completamente soddisfatte ma di certo padrone anche di quello, esattamente come fanno con gli uomini, di cui hanno più che mai, bisogno e paura.
Le relazioni e il parrucchiere cosa hanno in comune da essere diventati tanto difficili?
Entrambi hanno a che fare con la persona, entrambi necessitano di fiducia e disponibilità per dare il meglio di sé, entrambe hanno bisogno di “un altro”a cui permettere di cambiarci. E ultimo ma non meno importante le maggiori fruitrici di entrambi sono donne.  Donne che proprio per l'incapacità di fare eccezione generano desiderio e repulsione in una miscela mortale per loro,  donne che volevano cambiare il mondo e che lo hanno fatto. Donne a cui chiedo: cosa ci avete guadagnato? Davvero così vi sentite “speciali?
Eppure sono ancora molte le donne che crescono figli e che amano quietamente lo stesso uomo(anch'egli come tutti gli altri, ma loro) ma queste prese come sono dalle responsabilità che si sono assunte per “qualcun altro” non hanno tempo di guardarsi con la lente d'ingrandimento con cui la maggior parte delle donne separate ed economicamente indipendenti fanno, anzi sperano talvolta che nessuno faccia caso alle loro ricrescite che per necessità e non perché fa “indipendente” devono sopportare. Sapevate che l'incidenza di allergie tra le mie clienti è molto più prossima allo zero tra le casalinghe che non tra le donne in carriera? Per loro una giornata dal parrucchiere è un regalo e chissà come mai difficilmente non si piacciono!
Mi chiedo se pur non potendo mangiare bio, non facendo trattamenti e vacanze queste donne non siano davvero più forti perché maggiormente dedite a chi amano, lasciando quindi al proprio corpo il compito di proteggersi da solo tramite la propria istintiva intelligenza biologica, e al parrucchiere il suo lavoro.
Altresì ci sono donne emancipate bellissime e autonome che pur non incarnando ideali domestici hanno saputo rinnovarsi  magari proprio in seguito a dolorose separazioni che dedicando le proprie energie a business ecologici a progetti ambientali che hanno la Terra come soggetto.. che hanno non solo evitato di considerarsi come “centro” di tutto ma anche sono venute a contatto con altre persone diverse dalle quali hanno assorbito l'eccezione positiva. Alcune di queste hanno smesso di pettinarsi ma sono felici e non danno la colpa al parrucchiere!
Certamente l'individuo donna ha avuto un ruolo di una tale importanza nella storia che nemmeno credo abbia compreso tuttora quanto. Di certo ha sofferto come tutti, di certo ha anticipato i cambiamenti e li ha diffusi meglio di qualunque rete informatica, ma altrettanto certamente è oggi co-responsabile del eccesso di “peculiarità negativa, di macro esaltazione di mediocrità, di diffusione di comportamenti volgari e infantili che unitamente agli uomini non fanno onore alla nostra specie.
Quando e come questo stato di cose finirà o si trasformerà non so, ma credo di poter dire di aver fatto a tempo a conoscere donne che mi hanno insegnato quanto una tazza di ceramica mi rendesse migliore,rispetto a un bicchierino di carta, quanto un uomo è solo un uomo e non è mai paragonabile ad un buon libro, che dopo i trenta testa e mani sono il tempio di una donna perbene, che non si dimostra con la sciatteria ne con l'arroganza, ne con la diffidenza di essere più forti o di avere una ideologia migliore esattamente quanto non si può improvvisare la classe con un vestito firmato.
Di queste donne, alcune anche terribili, ma indomite, potenti, sessualmente appagate, (senza che nessuno dovesse per forza saperlo), e profondamente libere ed oneste  intellettualmente che ho pettinato, io mi beo tra me e me ogni volta che guardo le poltrone vuote  del mio negozio...o quella persona che mi sembrava contenta non torna e sono tentato di farmene una qualche colpa. 

martedì 19 novembre 2013

Accendini bagnati

Le foglie stanno perdendo l'intensità del loro colore smeraldino, la terra si prepara ai rigori dell'inverno e dalla finestra la luce diventa più fioca, e la fiamma dell'accendino sembra quasi riscaldarci. Il rosso e il giallo sfumeranno le colline e io sto descrivendo una stagione come in un romanzo di Liala. Radiostan, oggi si tinge di “rosa”. L'autunno e l'inverno sono da sempre le stagioni in cui i film d'amore si impossessano delle serate e le eroine romantiche, siano esse di carta stampata o in blue ray, risorgono per ricordarci che nonostante ci siamo sentiti inclini all'avventura estiva, alla scappatella, o alle divagazioni in genere è ancora lui l'imperativo presente dei nostri bisogni: l'amore. Questo sentimento è stagionale? 
Prima di tutto chiarisco che d'amore non ne so niente. A tutt'oggi sono indeciso se sia un bacio a labbra salate o qualcosa che più ce n'è meglio è, ma quello di cui sono certo è che d'estate l'idea che ci si fa di lui è quella di un gelato: un peccato di “gola”, mentre d'inverno sembra diventare più come la dispensa della formica per la cicala: una questione di sopravvivenza. Peccato che il grande amore dicono che sia uno soltanto e diventa difficile dividerlo in due versioni! Se fosse come quelle giacche alle quali puoi togliere l'imbottitura sarebbe perfetto per ogni stagione e non richiederebbe il “cambio”, ma uno mica può dire al suo compagno/a di stargli vicino d'inverno e d'estate che tiene troppo caldo! Quindi? 
Quindi per questo, d'inverno ci si abbuffa di film d'amore e d'estate di gelato! Perché gli uomini e le donne sono come i materassi da esposizione: ti ci siedi sopra  senza sapere da che “lato sono”  e ammesso che li trovi comodi, una volta comprati ti spacchi la schiena a rigirarli i primi anni, lato invernale, lato estivo, finché finisci per dormire sempre su un solo lato per risparmiare fatica! In tempi inquieti come questi, anche l'amore dovrebbe essere “on demand” così potremo chiederlo un po' come ci serve e se ci imbattessimo in una pellicola degna di nota potremo “registrarlo” e riguardarcelo con calma l'inverno seguente! Una cosa interessante è che l'amore estivo descritto dai film e dai romanzi rosa sembra fugace sensuale e finalizzato al piacere, mentre quello d'inverno, più intimo familiare e riproduttivo. Io non ce l'avrei vista Bo Derek fare la parmigiana d'inverno dopo un Bolero Extasy ad Agosto, come d'altra parte non saprei immaginare Doris Day in versione  Bagnina di Bay Watch e voi?
Assodato che l'amore ha tante facce ma che tutti sogniamo un solo ti amo e uno solo a malapena siamo in grado di pronunciare nella vita,  non si sa proprio dove sbattere la testa. A complicare le cose c'è poi il fatto che anche l'estate della vita passa in fretta e un ti amo detto in gioventù, può non reggere gli inverni del tempo o se il ti amo arriva con l'età potrebbe basarsi solo  sul concetto di reversibilità della nostra pensione.
 Era più semplice quando eravamo bambini e l'amore era una tazza di latte caldo piena di biscotti, il cartone animato preferito e la compagna di classe con cui ci si fidanzava dandosi la mano, invece, alla soglia dei quaranta, quando se le nostre foglie sono ancora verdi è perché sono finte, il prosecco prende il posto della tazza di latte e la cellulite o la pancetta fanno di "noi" un buffo cartone animato e con estrema facilità, la nostra compagna o il nostro compagno, col tempo ci fa cadere le ...foglie. 
Ho detto che Radiostan oggi si tingeva di rosa ma forse, il giallo e il marrone sono più adatti. Il giallo perché l'amore è un mistero intricato in cui il “colpevole” non è il maggiordomo (più facile che lo sia il personal trainer) e marrone, poiché ci si può “seccare” aspettandolo, tanto quanto vivendolo a lungo. Non esiste amore che sia lo stesso tutto l'anno, che pur bruciante che sia al principio, non formi poi una tiepida brace con le ceneri di entrambi. Sembrerebbe dunque che l'amore sia solo una scintilla, e che un accendino all'anulare sia più concreto di una fede nuziale..
Perciò Anna Karenina si butta sotto il treno, Bette Davis diventa psicopatica, e la Monroe ci dice che è meglio “quando la moglie è in vacanza”, perché  qualunque sia il modo in cui lo vivremo o ci verrà negato, sarà sempre lui ciò che ci farà sentire vivi. Per lui piangeremo sul divano guardandolo sui volti dei suoi interpreti del cinema, o faremo una smorfia se, sullo stesso divano, l'amore che avevamo sognato di vivere giace addormentato e rumoroso.
Vigorosi come foglie verdi animate dalla linfa o fragili e secche come gialle fronde  spostate dal vento, ci si ritrova tutti inquieti a guardare dalla finestra chiedendosi:  se l'amore è una scintilla, perché il mio accendino non funziona?