martedì 11 settembre 2012

E la chiamano Estate


Minosse, Caronte, e Lucifero, hanno arroventato quest'ultima estate, non senza un piacere del catastrofico, visto che siamo nel 2012, divertendo i media con la mitologia, e soffocando la gente comune, con temperature inaudite. Poi sono arrivate Beatrice, Poppea e il beone di Bacco a completare il quadretto. A sedarne i bollori.
Ma ciò che conta è che nemmeno il caldo soffocante ha placato i miei vaneggiamenti, quelli a cui sono così affezionato da considerarli ormai parte di una vera e propria visione laterale della vita. Quindi durante i primi tre anticicloni africani, mi si “svegliò l'Africa”!
Questa è l'espressione che uso per descrivere le discinesie romantiche che mi sussultano quando meno me lo aspetto, (del resto data l'età gli scompensi delle funzioni naturali sono da considerarsi piacevoli intervalli del processo di mummificazione degli ormoni stessi)
Inutile dire che esse sono assolutamente rivolte al di fuori della mia routine, e talora sconvenientemente relegate nel limbo che c'è tra la decenza della giornata tipo di una signora attempata, e il suo bagno privato! Così mentre mi recavo al mare, turbato dalla prova costume mi concessi quello che oggi mi è chiaro essere stata una sciocchezza, un pensiero stupendo e inutile, come l'ennesimo paio di scarpe nuove.
Complice di questa dèbacle di mezza età, il solito social network..dal quale proviene tutto ciò che non ti serve sotto forma di posta in arrivo, e belle faccette. Esattamente come per le caselle delle lettere, seppur pieno di apparenti contenuti, esso si rivela una pubblicità ingannevole del solito provolone o del ben noto mitomane. Ma non so che dirvi, saranno i quasi dieci anni di vita di coppia, sarà il caldo che mi rendeva insofferente, sarà che uno spiffero lo si confonde per corrente d'aria, mi sono lasciato trascinare in un flirt. Ci pensate, proprio io che li detesto, io che avevo coniato la teoria dei "mezzi", secondo la quale un amante all'interno della coppia dimezza il valore di tutto. Ma nessuno è immune al sottile avvelenamento della propria sicurezza, ecco perché ve lo racconto.
Dapprima le missive del “soggetto ignoto”, (la cui amicizia non ricordo se ho chiesto o accettato) sono cominciate con toni quasi neutri, ci si scambiava link di film famosi, ad una velocità che mi sbalordiva. Dopo anni passati a domandarmi se esisteva qualcun' altro col mio stesso amore per l'ironia e i crittogrammi, sembrava proprio di aver ricevuto una risposta! C'era eccome. Non ho indugiato nel piacere di curiosare tra le sue foto più del necessario, ed ero elettrizzato dall'idea che per fortuna non fosse affatto il mio tipo. Sebbene l'Africa voglia acqua e non un Martini, ed io non sia Uma Thurman,( la schweppes non può bastare), ciò che da sempre cerco è questo scambio rapido e perfettamente allineato di affinità tutt'altro che erotiche, con un altro uomo,(dal momento che non credo sia sano averlo col proprio compagno) non senza sorvegliare strettamente che lo spazio di ambiguità non mi inganni!
Comunque, strategie a parte, in fondo questo scambio aveva tutta l'aria di un corteggiamento reciproco, e mano mano me ne resi sempre più conto, ma c'era in questa danza una sincronia che non volevo rinunciare ad approfondire. No, non mi sono sentito in colpa, e mi spiace deludervi ma ritenevo pure giusto che questo regalo “torrido” mi fosse pervenuto!
Che cosa ci affascina davvero del fatto di ricevere attenzioni da qualcun altro? Il suo modo di farlo è davvero frutto del suo spirito vitale o piuttosto una suggestione? Se noi ci ritirassimo dal gioco questo "altro" farebbe davvero qualcosa per ritrovarci? Difficilmente, perché specie nelle messaggerie via Internet dei social network il vero rapporto non è con colui che ci scrive, o a cui scriviamo, ma con l'ignoto che la rete rappresenta, è come lo specchio della strega di Biancaneve, a lui chiediamo: sono ancora la più bella del reame? Ed è lui che ci risponde, l'ignoto, lui che parla alla nostra vanità, così ciascuno facilmente parla con il nulla, perchè solo quello è davvero attraente e misterioso, e da oggi accessibile a chiunque.
Infatti, non ho mai provato il desiderio di rendere “reale” questo contatto, non per viltà, ma perché era già perfetto così com'era, e soprattutto, era frutto di un sussulto transitorio, di cui grazie al cielo sono ora perfettamente cosciente.
C'è sempre un momento in cui alcune magie si svelano per la loro impostura, o rivelano l'imperizia dei maghi che le generano, alle volte è sufficiente fermarsi, interrompere il flusso che nutre l'intensità dello scambio, ed ecco che ti accorgi che il momento è passato....che l'altro non ha un potere che tu non gli dia.Ma raramente si ha la forza di farlo di propria sponte. Smisi di nutrire l'ego del mio corteggiatore, ma soprattutto, la mia stessa vanità, la sera che incontrai le lacrime di quell' ”uomo che passeggia in pianura” con me da quasi dieci anni, nella vita reale. Quello con cui lo scambio non è mai sincronizzato, né veloce, e tanto meno perfetto ma con il quale ho percorso le miglia reali di un amore “sgangherato” e talvolta incomprensibile persino a noi stessi. Quello per il quale sono certo che molti mi direbbero: non avresti dovuto farlo. L'unico che forse mi posso permettere di “provare” a tal punto.
Non piangeva per paura di perdermi, ma per la distanza che mi aveva concesso silenziosamente di aggiungere, mentre io parlavo “da solo” con la mia decadente vanità. Quello spazio che senza ombra di dubbio solo un innamorato sa concedere.
Che strano l'amore, che strano io, o forse lo è la vita che sogno quando ho caldo, tanto diversa da quella che amo nel freddo inverno. Mio padre, che era un uomo pratico, aveva riunito tutte le patologie comportamentali così come le contraddizioni umane, in un unico termine che ancor oggi mi sovviene con dolcezza: infelice.
Dove l'essere infelici non derivava dal mancar di qualcosa, ma dal mancar “sempre” di qualcosa. Questa mia natura irrequieta, sorella di tanta costanza invece, è qualcosa con la quale sia io che il mio compagno abbiamo imparato a convivere. Qualcosa che mi rende sfacciato, sciocco e talvota egoista e crudele, ma che scopro essere prezioso solo attraverso i suoi occhi. Qualcosa che non mi concede nessuna giustificazione, ma che nemmeno mi è vietato. Ciò che unisce una coppia è un mistero come ciò che la divide irrimediabilmente, ma c'è più libertà tra noi di quanta ne abbia mai visto altrove, il che mi rammenta che l'amore ha ancora la sua faccia.
Da sempre credo nella parte migliore degli altri, ma sia da dietro un computer che faccia a faccia, scopro che raramente una amicizia come la immagino io può essere sinceramente scevra di un secondo fine, e se non ce lo metti tu, ce lo mette l'altro, quindi forse ciò che può succedere è che, se cerchi ciò che immagini, tu incontri solo una immagine riflessa. Non per questo non bella, o autentica, ma frutto esclusivamente della quantità di cose che senza rendertene conto stai chiedendo all'altro di interpretare per te.
Prova ne è che questo mio flirt, fosse una persona che amava l'arte di recitare. Infatti, nulla ho da rimproverargli, poiché la sceneggiatura a cui si adattò fu partorita da me soltanto, e a lui va il mio applauso. Riconoscente, entusiasta e reale. Ma ogni attore scompare alla vista del suo pubblico quando la cortina del sipario cala sulla sua stessa abilità, ed egli può tornare ad essere solo un uomo, e la sceneggiatura interpretata, un'opera di fantasia, per quanto entrambi magistrali.
Si, la chiamano Estate, ma é una sceneggiatura, vitale romantica ed attraente, che sussurra torride promesse evaporabili di cui è bene non fidarsi, ma alle quali ogni tanto può far bene arrendersi, senza vergogna.


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