venerdì 16 settembre 2011

modalità affettive:l'erotomane acculturato


In Autunno le foglie cadono, i ritmi vitali rallentano, e Milano si ammanta di un grigio tenue, che fa venir voglia di cinema, teatro, o mostre d'arte di ogni genere. La mia idea di elevazione, il mio ostinato bisogno di raggiungere un qualche punto dell'esistenza purché panoramico, mi spinse a rivedere le mie abitudini, non avevo foglie da lasciar cadere, i capelli erano già persi, ma le balle quelle non ero proprio disposto a farmele cadere!
Si, ci sono momenti in cui, di quel te stesso che proteggi, che promuovi, che cerchi di collocare nello spazio e nel tempo, non sai più che farne, momenti in cui se c'è una cosa che ti sembra sbagliata quella sei proprio tu, ed è in quei momenti che alcuni chiamano illuminazione, altri depressione altri ancora, nobiltà, che hai l'opportunità di girare il timone e cambiare rotta.
In quei momenti il mio dialogo interiore cambiava di genere, nel coprirmi di biasimo, nel torturarmi di perché, nell'attribuirmi ogni sorta di errore, preferivo rivolgermi a me stesso, al femminile. Provare per credere, ogni donna pensa che gli uomini per quanto necessari, siano scemi, e ogni uomo pur desiderando le donne, le trova ottuse, ecco perché darsi dell'ottuso o della scema è più gustoso se contrario al proprio genere. Io mi dicevo. sei proprio una cretina,cosa vuoi che cambi nella tua vita se da una palude familiare passi a una palude gay?
I confini di gaylandia, erano davvero così limitati? Davvero potevano soffocarti tanto quanto quelli dai quali esci per conoscerla? Ebbene sì, poiché la vastità di una mappa, è diversa a seconda della propria capacità di esplorazione.
Analizzai perciò i confini che avevo posto alla mia vita e mi resi conto che, l'abbagliante luce della bellezza fisica degli altri, era il primo dei fattori immobilizzanti da riconsiderare, l'equazione bello uguale superficiale, trovava larghe conferme quotidiane, quindi mi decisi a trovare all'interno del caleidoscopio gay, qualcuno che non facesse del culto del corpo l'unica ragione di vita. A ben pensarci le categorie del mondo gay somigliano alle etichette che ci affibbiano e contro le quali protestiamo invocando la parità, eccezion fatta per il fatto che nessuna di esse, è di tipo dispregiativo ovviamente. Le nostre colleghe americane in realtà hanno cominciato per prime a sottoclassificarsi attraverso le preferenze sessuali, in masters, bottoms, mature, bears, twinks, studs, beefy, boysh, older, etc.... mentre noi italiane eravamo ancora solo omosessuali , loro già si davano più autostima e diminuivano gli inconvenienti negli incontri occasionali. Trovai nella guida gay della mia città, un gruppo che si riuniva per discutere di cultura, e tutto eccitato presi nota del giorno e dell'ora dell'incontro, e mi presentai, all'ingresso di questo circolo, che somigliava al retro di una bocciofila, nel quale ebbi modo di conoscere il
"voglioso leopardiano"
Questo soggetto, è esperto di mimetismo sociale, la sua livrea si scambia facilmente con quella di qualunque attivista di centro sociale, con la differenza unica di tipo di attività, inoltre, la postura curva, e lo sguardo velato lo rendono apparentemente innocuo rispetto alle altre specie più variopinte e concupiscenti. Il tema dell'incontro a cui avrebbe fatto seguito la penosa "cena sociale" verteva sul "conflitto esistenziale dell'animo criptico nello sviluppo dell'orientamento sessuale e la formazione di metamodelli ghettizzanti basati sulla non accettazione della natura violenta del rapporto penetrativo, a causa del mancato assorbimento della propria fase anale". Un disastro in termini al quale non ebbi il coraggio di opporre il giusto vaffanculo.
ne seguirono due ore e mezzo di commenti incomprensibili intervallati da qualche parolaccia, che serviva allo scopo di render l'argomento più popolare, una deprimente proiezione di qualche capolavoro che a mio avviso avrebbe reso obesa anche Haudrey Hepburn. per farmi sentire il benvenuto, continuavo a ricevere virili pacche in ogni dove, che però culturalmente, non dovevano essere scambiate per le solite toccacciate, anche se io la differenza non la capivo, ricambiai al meglio. Era chiaro che l'irsutismo e la sudorazione avevano un ruolo escatologico in quella serata, e quindi mi vergognai, per aver spruzzato di nascosto un pò del mio costoso profumo da ignorante fashionista, dicendo che ero stato io!
Il "voglioso leopardiano", ha però anche un lato gradevole, perché predilige i rapporti di lunga durata, e si oppone a viva forza contro il consumismo sessuale delle sue colleghe palestrate, come anche contro l'aspetto iper femminile dei commessi della Rinascente, e molti di loro, scoprìì che erano coppie, da almeno un decennio, forse per quello avevano la barba tanto lunga?
Come avevo fatto a non capire che se l'humus culturale è fertile allora le coppie non sentono il bisogno di dichiararsi tali, e le gelosie vengono considerate pratiche isteriche, non saprei, ma nel momento in cui mi servirono la polenta nel piatto di carta, mi scese una lacrima, e mi vennero in mente gli anni Settanta.
Non dovetti essere l'unico ad evocare quegli anni, perché, alcuni di questi accoppiati, cominciarono ad invitarmi a casa loro, e pieno di emozione accettai una decina di inviti, che sinceramente non mi erano mai capitati tutti insieme, e pensai: vedi, avevi ragione, la cultura crea una più facile e libera relazione umana, e accettai di seguirli a casa per un dopo cena.
Le abitazioni dei vogliosi leopardiani, si distinguono dalle altre per l'abbondanza di tessuti purpurei o neutri, che ne panneggiano i muri, i lampadari sono a terra, per sfidare l'opulenza, e i divani sono informi palloni imbottiti che favoriscono curiose posture, altro che le solite case gay ordinate ed essenziali, ma siccome ogni componente arriva da un designer di loro conoscenza, mi chiesi dov'era finito lo spartanesimo a cui avevo assistito. Accettare l'invito di questa coppia mi era sembrata un ottima idea, se non fosse che ad una certa ora, e dopo aver finito di beccare tutti i semi di sesamo come un tacchino, mi recai in bagno. Un bagno di cemento costosissimo, che sempre cemento era, dove al posto della catena del cesso, dovevo tirare un cordone a cui i padroni di casa avevano impiccato una bambola barbie, eh no, mi dissi questo è troppo ora gliene dico due, ma quando raggiunsi il salone, un tizio dondolava su un altalena in pelle completamente nudo, e il look" sociale", si era trasformato in "motociclisti anonimi" che a turno sembravano spingerlo provocandone allegri gridolini! Ma diamine, dov'era finito l'animo criptico? L'unica cosa che ravvisavo, quando fui invitato a prendere posto sull'altalena, era la solita fase anale, tirata per le lunghe e dissi: ma scusate non eravate in coppia da dieci anni, e pieni di interessi?- certo, che lo siamo, ma questo è solo il modo con cui ci dimostriamo il nostro legame, noi non ci mentiamo, noi condividiamo anche questo- mi risposero.
Ritornai agli anni Settanta, e ai primi esperimenti di coppia aperta che gettarono molte donne in una crisi senza uscita, poichè per aderire a un ideale, e per non perdere il proprio uomo, si erano trasformate in prostitute con la erre moscia, e provai un senso di profonda tristezza, per la assoluta mancanza di progresso a cui stavo assistendo, a ben quasi trent'anni di distanza da quell'epoca.
" Se mi volete scusare", dissi," vorrei andarmene a cercare uno squallido e culturalmente infimo rapporto sessuale con un uomo, che se anche non starà con me per decine di anni, avrò il piacere di non veder dondolare nudo, come dopocena, e per esservi del tutto sincero, io la fase anale me la tengo, me la lavo, e la regalo a chi mi pare".
Tornando a casa, la Rotonda della Besana sembrava volermi invitare ad entrare, e io accettai, e quella sera da solo e in perfetta armonia culturale, vidi una delle più belle installazioni artistiche che avessi mai visto...due scheletri uno sull'altro del tutto impossibili da definire come genere, simulavano un rasserenante atto sessuale fatto esclusivamente d'amore.








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