domenica 20 febbraio 2011

superbia: la storia si ripete?


Lei non sa chi sono io!!!- esclamo la partecipante di un reality, vittima di uno scherzo delle iene, e aggiunse - "per comprarsi le scarpe che indosso lei deve lavorare un mese intero! Questo accadeva dopo che la signorina inebriata dall'esposizione mediatica, era stata rimbalzata dal butta-dentro di un locale, il quale non avendola in lista, le aveva applicato il protocollo generico del caso.

La superbia, in questo caso, stava nella convinzione che le regole non valessero per le "persone famose", e proprio di recente, sembra questo il leit-motiv italico, ma anche internazionale. Siamo all'alba di una rivoluzione morale? Insorgono i popoli contro i dittatori, le procure si ingorgano di atti giudiziari a tutela della dignità delle giovani donne, si sfrattano i vip dagli appartamenti ad equo canone. Sembrerebbe che la deriva furbetta e supponente abbia le ore contate, ma non vi sembra tutto un tantino perfetto? basterebbe davvero che tutti i potenti e potentini venissero deposti, dimessi o condannati, per far sparire il seme della superbia?

Io sarei contento se non ci fossero dubbi, se questa voglia di giustizia di ridistribuzione dei poteri, e delle ricchezze, così come il rinnovato lustro alla dignità delle persone, tornassero di moda quanto il rossetto rosso. Personalmente, farei faville per un " Common People Burlesque Power" che vedesse persone comuni, sentirsi fieri di cellulite e calvizie, comportarsi col garbo di patinate vedette. Persone con le rughe, affermare che l'Olimpo deve si crollare, ma solo per poter creare sul monte che lo ospitava un acquapark per tutti coloro che vogliono solo essere liberi e felici. Ciò nonostante, questa auspicabile "primavera morale" mi suona sospetta perché la storia ci insegna che anche le rivoluzioni hanno il loro lato oscuro e allora immagino che :
si formeranno campi di addestramento per rondini kamikaze, che non faranno primavera, ma piuttosto si faranno esplodere nel bel mezzo di un peeling chimico, dentro le spa cinquestelle.
Orde di "umili sudaticci" preparare fascine con gli stecchi dei diffusori per ambienti, e formare roghi su cui bruciare, estetiste e parruchieri, accusati di deodorazione e istigazione alla vanità.
L'istituzione di un tribunale popolare, che invece delle prove si baserà sul tipo di crema idratante dell'imputato/a.
" Vostro onore, aveva nell'armadietto costosissime creme svizzere! Colpevole!"
-"ma sono allergica" dice in sua difesa l'ignobile idratata,
- " e perché non c'è rossore? "-
- Mi mettevo un fondotinta ..ma poco".
- "Vedete, vostro onore! Girano tra noi, tra i nostri figli, sotto mentite spoglie, e poi li spingono a vergognarsi dei loro meravigliosi brufoli incistati, e naturali, del loro amabile pus!
Verdetto: colpevole di tutti gli ingredienti testati su minorenni brufolosi in orribili festini nei palazzi di Elisabeth Arden!
Nelle piazze si bruceranno montagne di I-Pad che diffondono la piaga del socialnetworkesimo.
Tutte le veline, verranno deportate in campi di concentramento di grassi saturi e costrette a mangiare fino alla talia 56, coltivando soia per gli hamburger biologici
Gli stilisti di moda, verranno vestiti con i loro abiti e messi alla gogna con le zeppe, esposti al ludibrio dei diversamente magri o alti.
Dal pulpito, solo parroci in minigonna, così si combatterà la tentazione della carne.
Niente banche e finanziarie senza scrupoli, niente speculazioni edilizie, niente disagio sociale, insomma un mondo fatto di persone oneste, che onestamente crederanno di essersi liberati di quella superbia e di quella tracotanza anche estetica, fatta di simboli e di potere. Che non avranno dubbi sul fatto che qualcuno doveva pur farlo, che ora si che siamo tutti uguali, e che non dovremo più vergognarci col mondo intero, già ma quale mondo resterà dopo l'ondata distruttiva dei valori di una volta?
I maya, incazzati arriveranno dal cielo e diranno: "ma chi vi credete di essere? guardate che casino che avete combinato pur sapendo che saremmo arrivati! voi non sapete chi siamo noi!!











venerdì 4 febbraio 2011

Invidia: Freud vs Motumbo

le scarpe della mia amica Elena quelle si che mi fanno invidia. Alte, colorate, sinuose, appena le metti, senti di poter comandare il mondo maschile solo con un passo, ma se fossi invidioso vero, le saboterei la scarpiera, limandole di un paio di centimetri tutti i tacchi sinistri, perchè l'invidia non distrugge, danneggia, in modo da rendere l'oggetto di invidia, non solo indesiderabile, ma anche ridicolo.L 'invidioso, convinto che al mondo non ci sia bene sufficiente per tutti, e altresì convinto, di meritarlo al posto di chi già lo possiede, crede in sostanza nei brogli elettorali, nel complotto, nella manipolazione del televoto, e nel fatto che la Marini sia un attrice con ruoli che lui/lei reciterebbe meglio.
E come dargli torto?
Ma anche i pallidi rimedi adottati socialmente per far fronte al flagello delle "locuste invidiose", non sono stati un granché. Pensate alla teoria del bicchiere, se lo vedi mezzo pieno ne bevi comunque metà, se lo vedi mezzo vuoto dove cacchio è la bottiglia per riempire l'altra metà?
Oppure il pensiero positivo, quello secondo il quale, bisogna trovare il lato buono nella bratta in cui siamo invischiati? Sembrerebbe utile, perché comprendendo il valore nascosto nel problema, non si avrebbe tempo di invidiare chi non ce l'ha, eppure non mi ci vedo a cercare nel fango del mio cuore la chiavetta del forziere, come nei reality, perché, se sono immerso nella merda, mi viene naturale uscirne, non certo, ravanarci dentro alla ricerca di un santo graal che di fatto puzzerebbe tanto quanto.
Nell'arco della storia anche la politica ha provato a ridurre i danni dell'invidia, per esempio col comunismo. Poco per tutti, tutti contenti?
Niente da fare, perché se anche abbiamo tutti scarpe di cartone, il cartone del vicino sarà sempre più verde! Magari il mio si è consumato, e quante suole potrei ricavare vendendo il cartone che ruberei da sotto il culo del barbone che lo usa come materasso?
Proviamo con la meritocrazia, dove chi ha di più se lo merita! Ma sarà così sul serio? Sarei disposto a crederci se vedessi il mio collega che si scaccola in ufficio, ottenere una promozione? O la gallina di turno, con una birkin sotto braccio? Cosa potrebbero aver fatto per meritare tanto? Magari sono stati creativi, e le caccole si sono trasformate in energia pulita, o il perizoma inamidato in pala eolica? Non ci credo!
Una delle frasi tipice dell'invidioso è questa: beato te!
Che tu abbia vinto un euro giocandone cinque, o che ti abbiano dato il premio Pulitzer, per aver scritto la lista della spesa, o che tu abbia scavato con le unghie il traforo del Monte Bianco, la beatitudine scatta lo stesso.
- ciao come stai?-
- bene grazie, e tu?-
- Non puoi capire, guarda me ne succedono di ogni-
- Oh povera, che ti accade?-
- Mi si è rotta un unghia! E ho dovuto tagliarle tutte-
- AH... a me non crescono nemmeno,-
-Beata te!-
Ma beata cosa???? Ti sto dicendo che ho unghie molli come savoiardi inzuppati, che scrivo sul computer con le nocche, che se uso l'acetone si sciolgono con lo smalto, e tu mi dici che sono beata????
Sì l'invidia è questo, attribuire fortune che non esistono a persone che non ne hanno, ma soprattutto, ingigantire le proprie insoddisfazioni, attribuendone la colpa al prossimo.
L'onestà sembrerebbe il rimedio più nobile, ma come per la ricetta della Coca Cola, gli ingredienti sono un mistero irrisolvibile, come il Santo Graal si sa che c'è ma non si sa dove.
L' invidia più nota è quella del pene, leggete un pò cosa ne dice una fonte:http://nonciclopedia.wikia.com
Quando Freud proseguendo il suo viaggio giunse in Congo, scoprì una civiltà primordiale, entrando nel villaggio di Lubumbashi. La vista che gli si propose davanti, fu per i suoi occhi di gentiluomo di fine ottocento europeo, orripilante e alquanto sconvolgente. Una quindicina di donne a petto nudo si volsero verso di lui e andarono nella sua direzione. Le donne in questione era nude, e Sigmund si scandalizzò molto per questo fatto. Chiese, chiudendo gli occhi di poter parlare con un uomo. Giunse il capo villaggio, un certo Motumbo, anche lui nudo, con alla vita una cintura che gli copriva i gioielli di famiglia. Freud, vedendo finalmente un po' di civiltà, nel coprire le parti intime, intavolò un fitto discorso con il capo villaggio. Motumbo non capendo una parola di quello che diceva quel buffo essere tutto bianco, agghingato come una mignotta di alto borgo di Kinshasa, stette a guardare con curiosità lo spettatolo che gli si pose davanti. Sigmund chiese del cibo, con un gesto internazionale, ovvero sbattendosi la mano di taglio sullo stomaco, ma gli indigeni sembravano non capire. Allora porto la mano chiusa alla bocca spalancata. Quando vide il volto di Motumbo illuminarsi, si rallegrò parecchio. Motumbo si slacciò la cintura, e Sigmund, scopri tragicamente (è il caso di dirlo) che quella non era la cintura. Visto l'enorme pene di Motumbo e visto che anche gli altri uomini del villaggio avevano un pene di dimensioni enciclopediche[wikipedia] al nostro Sigmud venne un'invidia, ma un'invidia, che quasì ci lasciò le penne.
Tornato in Europa si mise a scrivere un libro dove spiegava le sue teorie pseudoscientifiche. Dopo 3 mesi di vita nella sua Vienna si tolse la vita per il mal d'Africa, o più probabilmente per lacerazioni rettali che avevano causato emorragie interne, che gli furono letali. Ma del resto... A nessuno importa.
Non c'è rimedio, dunque contro l'invidia, se non quello di diventare invidiati con tutta la serenità possibile.
Io per esempio, pur avendo la vita sociale di una talpa, il fisico affetto da bradisismo, e nessun pene enciclopedico, ma un semplice pennutino occidentale, sento intorno a me l'invidia di alcuni che pensano che la mia borsa di Prada, sia sprecata su di me, o che sia beato nell'avere un gatto diabetico e a loro io rispondo, che sono fortunato.
Sì sentirsi fortunati, fa bene alla fortuna, e anche se chiama l'invidia, io aggiungo un posto a tavola a fianco alla pigrizia, perchè penso che abbiano molto da raccontarsi, e per dessert, servo loro cannoli formato Maxi!