domenica 7 febbraio 2010

radiopillola



ema: Realtà condivise
tesi:una realtà diventa tale e acquisisce potere, tante più sono le persone che la condividono, tramite i mezzi direttamente collegati ai bisogni primari dell'uomo, apparteneza, identità, conferma, visibilità, bisogno di regole, competizione.
Struttura: gerarchica, e soggetta a poteri piramidali, con l'esigenza di risultati riscontrabili e verificati ravvicinatamene, e risultati dall'esterno verso il centro esclusivamente!
Tornaconto: organizzazione del tempo, uniformità dei livelli , (Sindrome di ugaglianza), bisogno di sentirsi giusti!
Pericoli: Irreggimentazione, schiacciamento del proprio lato oscuro, impossibilità di collocare sentimenti negativi nell'ambito di “norma,”, possibili picchi di rabbia, stress da confronto, separazioni traumatiche dei legami più stretti, dicotomia della natura ambivalente dell'essere umano.
Concetto ricorrente: fede dogmatica (etimologia, )



antitesi: nessuna realtà basata su regole inderogabili, può soddisfare altrettanti bisogni fondamentali quali libertà, creatività, sviluppo, e conoscenza di sé, la condivisione risulta possibile comunque, anche partendo da un presupposto di unicità, poiché inquadrata in un'insieme di differenti possibilità di espressione umana.
Struttura: autonoma,singola centrata, con sviluppo a fiocco di neve, risultati condivisi e vantaggi ridistribuibili ai singoli componenti della struttura dall'interno all'esterno,
Tornaconto: autoconferma, affermazione individuale, possibilità di mettersi in discussione, senza una diretta minaccia di espulsione, capacità di organizzare il proprio tempo in maniera efficace, maggiore spirito d'iniziativa.
Pericoli: Incapacità di riconoscere l'autorità costituita, incongruenza, isolamento, frammentazione del potenziale, conflitto dovuto all'ambivalenza.
Concetto ricorrente: eccez ione, ricerca dell'eccellenza.

Riflettevo su questi due schemi questa mattina di domenica, dove ho ricevuto una telefonata inaspettata di una cugina, che dopo quattro anni di silenzio, mi offriva di prenderci un caffè insieme, dal momento che ha “dieci minuti”.
Non tutti sanno che i rapporti con la mia famiglia, sono ormai inesistenti, o per meglio dire sono finalmente tali, in quanto precedentemente, non sono stati altro che, una serie di formali accudimenti e finzioni, in nome di un apparenza da salvare, ma internamente già completamente disgregati dalle menzogne, dalla paura, e dalla bipolarità di una madre improvvisata e contraddittoria, e dalla debole resa di un padre ridotto a nulla (non senza il suo consenso) dall'amore mai ottenuto, come uomo, da una donna nevrotica e anafettiva, che non ha mai avuto la forza di lasciare, per la stessa ferrea volontà di avere ciò che gli sfuggiva.
Ho avuto modo negli anni, di rivisitare più volte le mie origini, specialmente dopo essermi convinto ad accettare, di non fare parte di quella famiglia, come loro stessi, con la scusa di non poter proprio accettare la mia sessualità(Manco che io lo volessi), tentavano di farmi capire.
Ma ancora di più la necessità di farlo, per poter inserire una opportuna deviazione nel percorso istintivo che seguivo nei rapporti con gli altri, al fine di poter averne di costruttivi.
Se ci sia riuscito non spetta a me dirlo, ma l'intenzione è di per sé apprezzabile, credo.
Nel sentire la voce di mia cugina, anche lei cresciuta in un ambiente simile, provo stupore e mi ritrovo in una stanza di casa sua, dove giocavo con lei, e mi sovviene al cuore il sentimento di comunione che oggi, so di aver provato, ma il tono di quella voce, mi allarma, non è rilassato come l'invito che mi propone presupporrebbe, la voce è bassa come se parlasse in gran segreto e la velocità delle parole indica ansia, ridacchia troppo, e al mio diniego si ritira con troppa fretta, nessun rammarico, nessuna domanda al riguardo.
Il suono dell'acqua del rubinetto aperto, mi calma mentre mi lavo il viso e mi lascio attraversare dalle emozioni, mi dico che mi fa piacere quella telefonata, ma il mio diaframma non ci casca, si è chiuso, come quando ho timore di qualcosa, quindi metto via la facile scappatoia, e le scrivo un messaggio.
Era già accaduto che mi cercasse in passato, per poter dire qualcosa che nel suo ambiente, familiare e sociale non era confessabile,(Privilegio degli esclusi, è la zona franca), come la volta ,che aveva avuto una relazione con un uomo sposato...quindi, mi metto via il fastidio personale e le scrivo questo mio dubbio e se le succede qualcosa, tra l'altro, mi sono ripromesso di non ignorare mai una richiesta di aiuto, che non di rado ci arriva mascherata da tutt'altro( non è facile chiedere direttamente aiuto).
Mentre esco per fare la spesa, penso che se ho ragione non risponderà...ma ho torto per fortuna, e invece mi risponde che, non ha alcuna emergenza, le faceva piacere, cito testualmente, “ ribadirmi il suo affetto nonostante abbiamo fatto scelte diverse”.
Il diaframma qui, sussulta...non mi sbagliavo, purtroppo! Stavo per riscriverle, quando mi accorgo che se lo faccio a cascare nel tranello, sono io, perché come le mie antenne epidermiche mi avevano segnalato non è qui da sola, ma ancor più è con qualcuno con cui non potrebbe vedermi liberamente. Le telefono, e la risposta tarda, probabilmente il tempo necessario ad appartarsi, e alla risposta non le do tempo di elaborare una risposta conveniente, perché una delle tare, di coloro che si credono giusti, è quella di non poter eludere dalla giustizia stessa, quindi non possono mentire apertamente, infatti, alla mia domanda “Mi è sembrato che tu non potessi vedermi liberamente, dal momento che mi offrivi, solo dieci minuti, dieci minuti prima, mi sbaglio?” Mi risponde irritata, che lei è libera di fare quello che vuole, e che comunque sì è a Milano, con dei “fratelli” (così si chiamano tra loro i membri del gruppo religioso, di cui lei e tutta la mia famiglia, tranne alcuni fanno parte, e che ha in comune con tutte le confessioni religiose, una spiccata omofobia)
Clack, la trappola è scattata e io sono davvero incazzato, le dico con calma che se questo fosse vero, se fosse davvero libera, non avrebbe dovuto nascondersi per rispondere..e le dico anche che dieci minuti clandestini oltre ad essere briciole, non mi dimostrano affatto il suo affetto, ma la sua ipocrisia, io difatti, non gliel'ho mai dedicati né li dedico in quel modo a nessuno, e che fra altri quattro anni, una telefonata del genere può non farla, le auguro ogni bene e riaggancio.
Ciò che mi ferisce, è che non c'è nulla nel dogma della sua religione, né nelle reciproche “scelte” come le chiama lei, che le impedisce di avere rapporti con me, come non lo impedisce a mia madre, se non il fatto che sanno benissimo cosa cambierebbe intorno a loro se lo facessero, se alcuni tra i più ignoranti “rifugiati”che frequentano e con cui condividono la pigrizia mentale, derivata dalla cieca obbedienza e dalla comodità di sentirsi migliori , lo venissero a sapere.
Perchè non venire a Milano, solo per passare con me un pomeriggio? Non sono mica contagioso? E se lo fossi, dieci minuti sarebbero sufficienti all'inoculazione dell'orribile virus no?
Mi rendo conto che non è la religione o il colore della pelle, l'orientamento politico o sessuale, a renderci schiavi, ma la nostra naturale tendenza a volere tutto! Lei, come tanti altri nel mondo, vogliono sentirsi parte di qualcosa di speciale, come se la vita, e l'esser vivi, non lo fosse già abbastanza, ma non gli basta, vogliono anche fare la grazia della loro indulgenza, mentre gettano i loro avanzi al prossimo loro, e pretendono gratitudine da questi.
L'unico motivo per cui sono riuscito, io come tutte le vittime di un “apartheid di qualunque tipo”, a respingere questo tentativo di rimanere “nel gioco”,( con i buoni o i cattivi, pari è) è stata la certezza di sapere che il “gioco” stesso, si nutre di questo. Ti approva se ne fai parte, e ti inonda della falsa approvazione, moltiplicata per tutti coloro che lo condividono, ti obbliga alle sue regole illudendoti di avere scelta, ma poi se non lo fai, gli servi lo stesso, se accetti di passare dall'altro lato della barricata, non sei salvo ancora. Come farebbero i “giusti” a sapersi tali senza gli “sbagliati”? E i “santi” senza i peccatori, gli “onesti senza i peccatori?
Lo sei, e sai di esserlo, quando fai una scelta, quando rifiuti l'indegnità di qualunque tipo e non accetti più le briciole, ma impari a farti un pane tutto tuo da offrire in giro, e scopri che il mondo è un posto più bello se accetti il rischio di navigarlo, senza realtà prefabbricate, ma umilmente ti sforzi di uscire allo scoperto brandendo davvero la spada della verità che altro non è che tè stesso, reso migliore dagli altri ma senza dovergli nulla in cambio!
Pilloa blu, e torna tutto com'era, ti svegli nella tua solita vita e vivi tutta la finzione come se fosse realtà!
Pillola rossa, niente sarà più come prima, sarà brutto da vedere all'inizio, e desidererai tornare indietro perché il terreno è duro e un po' ingrato, ma per tale che sia, sarà la Verità! E la verità ti rende libero!

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